La pace
Internazionale

Oggi più che mai il nostro «Buon anno» significhi riscoprire la fratellanza

di Markus Krienke*

Qual è il nesso tra la pandemia e la guerra, quelle due grandi piaghe dell’umanità che le società moderne con i mezzi tecnici, politici ed economici pensavano di avere sotto controllo? Nel 2022 abbiamo dovuto affrontare la minaccia di entrambe, perché sul finire della pandemia il mondo risulta tutt’altro che «guarito»: chi avrebbe mai detto che sarebbe stata seguita dal male della guerra? La «resilienza» sembra una parola lontana, dimenticata: «fragilità» è la nostra nuova realtà nella quale sono aumentati «conflitti sociali, frustrazioni e violenze di vario genere», come rileva Papa Francesco nel suo messaggio per la 56ma Giornata mondiale della Pace il 1. gennaio. Tuttavia non è troppo tardi per chiederci «che cosa abbiamo imparato da questa situazione?», mentre il malessere ha raggiunto il «cuore di tante persone e famiglie».

Dobbiamo quindi ancora fare criticamente il bilancio se dalla pandemia siamo usciti «migliori o peggiori». Intanto, dalla nostra quotidianità fino alla guerra in Ucraina e alle tante altre guerre in atto, «la più grande lezione che il Covid-19 ci lascia in eredità», secondo il Pontefice, purtroppo non è stata imparata, ossia che «nessuno può salvarsi da solo». Invece di scoprire la fratellanza che ci unisce, abbiamo esasperato l’individualismo che ci divide, non affrontando il virus «della disuguaglianza» che si diffonde sempre di più. In questo modo, il Papa – che quest’anno compirà il 10° del suo pontificato – ha indicato il principale fattore delle future minacce alla pace. L’augurio della pace si trasforma così nell’appello allo spirito di fratellanza e solidarietà attiva. Che ne siamo capaci, si è dimostrato durante la pandemia quando abbiamo visto «gruppi sociali, istituzioni pubbliche e private, organizzazioni internazionali uniti per rispondere alla sfida, lasciando da parte interessi particolari». Ciò è stato solo un «fuoco di paglia», una «goccia d’acqua nel deserto»? Se il virus, prima il Covid e poi quello dell’indifferenza e della disuguaglianza, ha attaccato «anche le zone più pacifiche del nostro mondo» e delle nostre società, quale speranza ci rimane? Per rispondere, il Papa spiega meglio la lezione del Covid in quattro punti che diventano altrettanti propositi per il 2023: ritorno all’umiltà e ridimensionamento del consumismo, insieme ad una solidarietà vera e allo spirito di impegno per il prossimo.

Laddove le risposte politiche ormai sono costrette a reagire alle emergenze, dalla concretezza dei nostri cuori e delle nostre relazioni può emergere una nuova realtà che certamente cresce spesso lontano dai grandi riflettori, ma talvolta diventa anche visibile come ad esempio è accaduto al Festival della Dottrina sociale e in molte altre manifestazioni della vita civile. Infatti, questo spirito di fratellanza nasce e cresce grazie al contributo di tutti i cittadini, cristiani e non. Ed è proprio «oggi» che per il Papa dobbiamo iniziare a costruirlo, oggi che ci auguriamo «buon anno», e che questa volta più che negli ultimi tempi significa: «Che la pace sia con te».

*docente di etica alla facoltà di teologia di Lugano

La pace | © Photo by Sunguk Kim on Unsplash
1 Gennaio 2023 | 07:26
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