Ticino e Grigionitaliano

Nei volti e negli abbracci ritrovati, la riscoperta del filo d’oro della tenerezza

In quel gesto così normalmente normale, che quasi avevamo scordato, del togliersi la mascherina, vi è il sapore di uno stupore ritrovato. Qualcosa era velato, qualcosa viene ora svelato. La mascherina, che ci era stata imposta per difenderci dalla « dittatura » del coronavirus, non copriva solo il viso ma nascondeva il Volto, che è ben altra cosa, come ci insegna la lezione di Emmanuel Lévinas. Nel Volto vi è il riconoscimento, il ritrovamento, la rigenerazione di quella qualità così umanamente umana, che è la Presenza a Se stessi, all’Altro e al Mondo. È di questo che i giovani testimoniano nella loro allegrezza. Una Presenza, che è stare di fronte all’altro, accanto all’altro, verso l’altro, con l’altro, vicino all’altro. Il Volto che oggi ritroviamo è esperienza dell’Aperto in cui tutto può continuare ad accadere. I giovani riempiono sovente i loro luoghi di incontro con emozione e forse con la felicità di chi ha ritrovato il fiore più bello del giardino della loro vita giovane. Un fiore con i petali di un colore che chiamiamo felicità. Il Volto apre infatti alla «grammatica» di una possibile felicità. Senza questo gesto e questa presenza ci condanniamo all’orfanità emozionale e ai territori dell’angoscia. La luce è tornata. Negli occhi dei giovani che cercano di recuperare il tempo perduto. Ma anche negli anziani che sanno che la loro strada si è fatta stretta e bisogna coglierne ogni attimo. Il Volto aiuta a ri-trovare e dare senso alle cose della vita e, al quotidiano, incontrando quello «spiritello» leggiadro, che ci accompagna tutta la vita, che si chiama giovinezza. Una giovinezza che è cifra dell’infinito. Riscoprire il Volto è allora come aprire una finestra proprio su quell’infinito, l’infinito del Volto svelato. Ma l’infinito non è vuoto. Qualcuno e qualcosa sempre lo abita, come negli abbracci ritrovati, nei baci rubati, nelle strette di mano dell’amicizia, nell’incontro con gli Angeli. In un Volto posso naufragare, come nell’esperienza degli innamorati, smarrendo la mia identità; da esso posso essere incantato o terribilmente impaurito, attraverso di lui posso però anche trovare la via, che mi conduce fuori da me stesso verso il senso della mia esistenza. Il Volto è nello stesso tempo sguardo, « occhi che vedono e sono visti » nella luminosità e parola. È questo Mondo Nuovo, che il Virus ci ha fatto dolorosamente ri-scoprire. Nel ritorno della luce si può ritrovare il filo d’oro della tenerezza dei gesti e degli sguardi. Viviamo in una « società dello spettacolo » in cui tutti si guardano, in cui il viso degli uomini ci appare in ogni attimo della nostra giornata così da cancellare in una luminosità artificiale ogni penombra, così da fare del nascosto un pericolo. Eppure sempre più abbiamo la percezione, nel commercio idolatrico dei visi pubblicitari o televisivi, che qualcosa ci stia sfuggendo, spingendoci nella banalità. I Volti ridisegnano al contrario una sorta di «carta del mondo », come scrive Bruno Chenu, che è nello stesso tempo una « geografia dell’anima» . Il viso dice della nostra presenza materiale nel mondo, il Volto, nel momento in cui si svela, ci annuncia l’infinito, là dove stanno i nostri sogni . 

di Graziano Martignoni, psichiatra

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7 Marzo 2022 | 15:57
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