Ticino e Grigionitaliano

Mons. Libero Gerosa e l'impegno per un diritto canonico animato dalla carità

Nel mondo universitario è usuale omaggiare i professori, in occasione del loro compleanno, con una raccolta di contributi scritti da vari esponenti del mondo accademico. In onore di mons. Libero Gerosa è già stata pubblicata nell’ambito tedesco una raccolta in occasione dei suoi 65 anni, ma questa volta, per i suoi settant’anni, l’iniziativa parte dalla Facoltà di teologia di Lugano, dove lo studioso ha fondato l’Istituto internazionale di diritto canonico e diritto comparato delle religioni «DiReCom». Il volume conta un’ampia partecipazione (una quarantina di contributi) da parte di diversi cultori della scienza canonistica e gli verrà consegnato, durante un evento pubblico, giovedì 17 ottobre alle 17.30 nell’aula magna della Facoltà, alla presenza del card. ungherese Peter Erdö, che terrà la laudatio.

Saranno presenti autorità accademiche e politiche del Cantone, colleghi e amici che hanno condiviso esperienze con mons. Gerosa. Tra di loro vi saranno anche cardinali e alti prelati che hanno collaborato con lui nei pontifici consigli e nelle congregazioni di cui il festeggiato è stato (ed è tuttora) «consultore ». In questo modo si vuole ricordare l’operato la dedizione di mons. Gerosa al servizio della Chiesa ed il suo impegno profuso per lo sviluppo dello studio del diritto canonico, del diritto ecclesiastico e dei rapporti tra Stato e Chiesa in Svizzera, come ci spiega don Arturo Cattaneo, curatore del libro assieme alle profesoresse Gabriela Eisenring e Letizia Bianchi.

Don Arturo Cattaneo, qual è stato l’apporto di mons. Gerosa allo studio del diritto canonico?

È impossibile ricordarlo qui in tutti i suoi aspetti, poiché ha offerto contributi in tanti ambiti scientifici. Mi limito perciò a indicare quello che mi sembra essere il più significativo e che affiora anche nel titolo del volume: l’attenzione al carisma, l’elemento che attualizza e dà vita alla Parola e al Sacramento, superando qualsiasi contrapposizione fra istituzione e carisma. Il carisma è infatti una grazia strutturalmente orientata all’edificazione della communio ecclesiale, è al servizio della Parola e del Sacramento e dono particolare al servizio dell’interazione effettiva fra persona e comunità. Tutto ciò mostra come Gerosa abbia saputo sviluppare una canonistica attenta sia al dato giuridico sia agli aspetti teologici.

Può spiegarci come viene studiato il diritto canonico nell’istituto «DiReCom»?

Il diritto canonico insegnato presso l’Istituto è giuridico per la prospettiva della giustizia e teologico per la prospettiva ecclesiale. La sfida è quella di integrare nel giusto modo queste due prospettive. A livello epistemologico l’aspetto ecclesiale non può che essere quello decisivo; di conseguenza, la canonistica va considerata quale scienza intrinsecamente teologica. Ciò non implica una svalutazione della forza vincolante del diritto ecclesiale. Al contrario, proprio così questa caratteristica risulta adeguatamente fondata e illuminata. Penso che questo sia il maggior merito della Scuola di diritto canonico che ha avuto in Mörsdorf il principale ispiratore, in Corecco colui che maggiormente l’ha diffusa anche in ambito latino e in Gerosa colui che ha raccolto e ulteriormente sviluppato tale preziosa eredità.

Mons. Gerosa insiste sul lato «pastorale» del diritto canonico. Che significa ciò concretamente?

Significa situarsi nella prospettiva e al servizio della missione della Chiesa, ossia della ricerca del bene delle anime. È una prospettiva già sottolineata dal Vaticano II e che Papa Francesco sta riproponendo e incoraggiando con grande vigore. Alcune tendenze antigiuridiche, sviluppatesi dopo il Concilio, hanno contribuito a diffondere l’idea che il diritto non giova alla pastorale, ma che sia piuttosto di intralcio. Ciò è stato alimentato dalla contestazione dell’autorità che ha caratterizzato il ’68 e gli anni successivi, nonché dalla concezione normativista e positivista del diritto, che perde di vista il suo intrinseco vincolo con la giustizia. In sintonia con il magistero di san Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, Gerosa ha sempre insegnato che la vera giustizia nella Chiesa, animata dalla carità e temperata dall’equità, merita sempre l’attributo qualificativo di pastorale. Il compito del canonista sarà dunque quello di proporre una sintesi animata dalla consapevolezza dell’indole soprannaturale del diritto canonico, che affonda le sue radici nel mistero della Chiesa. Il canonista approfondirà così, ad esempio, il senso della comunione, il principio dell’uguaglianza e della libertà di tutti i fedeli, il valore dei carismi nella vita ecclesiale, la promozione dell’unità nella diversità, e così via.

Qual è stato, invece, il contributo di mons. Gerosa allo studio dei rapporti Stato-Chiesa?

Gerosa ha anzitutto dato un importante contributo, quale membro della Commissione paritetica, alla riforma del Diritto ecclesiastico ticinese, ossia alla nuova legge cantonale (pubblicata nel 2002), che regola il riconoscimento della Chiesa cattolica e gli aspetti civili delle sue attività. Se confrontata con la legge precedente, si osserva un notevole progresso nel garantire alla Chiesa la necessaria libertà. Più recentemente, egli è stato nominato dalla Conferenza Episcopale Svizzera quale Presidente della Commissione per i rapporti Chiesa-Stato, rapporti che in Svizzera sono alquanto complessi e variegati, trattandosi di una materia di competenza cantonale. Anche se, come era prevedibile, tale Commissione non è riuscita a risolvere tanti problemi, va riconosciuto il suo contributo al dialogo fra le parti.

Laura Quadri

12 Ottobre 2019 | 16:43
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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