Internazionale

Milano. Quando l’arte racconta la Natività

di Cristina Uguccioni 

Anche quest’anno il Figlio torna a nascere e rinsalda la sua alleanza con i figli degli uomini, il legame inaudito, irreversibile con la famiglia umana. L’arte ha celebrato, indagato, mostrato questo stupefacente legame lungo i secoli offrendo opere di pregevole valore. Tre si possono ammirare in questo periodo a Milano.

Fino al 28 gennaio: una mostra sul Beato Angelico

Nell’ambito della speciale iniziativa «Un Capolavoro per Milano» il Museo Diocesano Carlo Maria Martini propone (sino al 28 gennaio) una mostra dedicata a un’opera del domenicano Giovanni da Fiesole, noto come Beato Angelico (1395 circa-1455): il magnifico pannello (123x123cm) dell’Armadio degli Argenti dedicato a otto episodi dell’infanzia di Gesù, dall’Annunciazione alla Disputa tra i dottori nel tempio. Datata 1450-1452, è una delle ultime opere eseguite da Beato Angelico. Dopo aver lavorato a Roma per i papi ed essere tornato in Toscana, l’artista era diventato priore del convento di San Domenico a Fiesole. In quel tempo – era il 1448 – Piero de’ Medici gli commissionò un’opera molto importante per i fiorentini: le ante dell’armadio ligneo degli argenti, che custodiva le molte offerte votive che i fiorentini offrivano all’immagine miracolosa della Vergine nella chiesa della Santissima Annunziata, il santuario mariano cui il popolo era più affezionato. Beato Angelico si mise all’opera e realizzò le ante, che sono costituiti da pannelli, ciascuno dei quali è composto da piccole formelle che narrano episodi della vita di Cristo. «È un’opera che in certo modo costituisce la summa di Beato Angelico, il suo testamento stilistico e teologico», afferma Nadia Righi, direttrice del Museo diocesano. «Il pannello con gli episodi dell’infanzia di Cristo esemplarmente mostra chi è Beato Angelico: un uomo di profonda fede, dal tratto poetico, che ben conosce le novità della pittura e dell’arte fiorentina espresse da Donatello, Brunelleschi, Michelozzo.

Il pannello è magistrale esempio di quella che viene chiamata la pittura di luce, poiché le figure sembra quasi che siano costruite con la luce, che la sprigionino. Chi guarda si sente coinvolto, entra nel vivo delle vicende narrate grazie a questa luce, dal forte valore simbolico, dai gesti, dalle posizioni dei personaggi. Ogni episodio, pur accompagnato dalle molte parole di versetti dell’Antico e del Nuovo Testamento, è immerso in un silenzio fecondo che finisce per avvolgere chi guarda».

Fino al 14 gennaio: un raro dipinto del Perugino

Da Beato Angelico a Perugino: per il tradizionale appuntamento natalizio con l’arte, il Comune di Milano espone in Sala Alessi (fino al 14 gennaio) un dipinto di Pietro Vannucci detto Perugino, il «Battesimo di Cristo». Eseguito durante la maturità dell’artista, nei primi anni del Cinquecento, è realizzato a tempera e a olio: è una tavola di grandi dimensioni (265 x 147,5 cm), che era destinata ad essere collocata al centro del polittico della chiesa di Sant’Agostino a Perugia, rivolta verso la navata, dunque verso l’assemblea dei fedeli. Come sottolineano gli organizzatori della mostra, «è un’opera fondamentale per comprendere il grande successo riscosso da Pietro Vannucci tra Quattrocento e Cinquecento, quando la sua cifra si erge a canone e diviene un modello per gli artisti di tutta Italia. Il dipinto infatti racchiude in sé gli elementi che avevano segnato la fortuna e la modernità del Maestro», che Giorgio Vasari definì pittore di «grazia» e di «dolcezza».

La chiesa di S. Maurizio in corso Magenta

La terza tappa di questo viaggio milanese è costituita dalla chiesa di San Maurizio al Monastero maggiore, in corso Magenta, che è possibile visitare da martedì a domenica (grazie alla presenza di volontari del Touring Club Italiano). È considerata la «Cappella Sistina» di Milano per la qualità ammirevole del ciclo pittorico che custodisce (illustrato dettagliatamente nella Guida pubblicata da Officina Libraria). La chiesa e il limitrofo chiostro, che oggi ospita una parte del Civico Museo Archeologico, sono le principali testimonianze superstiti di un antico convento femminile benedettino, il più importante di Milano tanto da essere definito «Maggiore», la cui esistenza è documentata a partire dall’VIII-IXsecolo.Laprimachiesaeil monastero erano originariamente intitolati a Maria. L’intitolazione a San Maurizio comparve a partire dall’XI secolo e fu con papa Eugenio III, dal 1148, che il monastero e la chiesa furono detti solo «di San Maurizio». Agli inizi del 1500 iniziò una fase di profondo rinnovamento e la chiesa fu completamente ricostruita assumendo grossomodo l’aspetto attuale.

Un’iscrizione fissa al 20 maggio 1503 la posa della prima pietra. Tra i principali committenti vi furono Ippolita Sforza e il marito Alessandro Bentivoglio, figura importante della politica milanese del tempo: la loro figlia Bianca divenne badessa del monastero nel 1522. Nell’interno, che si articola in un’unicanavata,conunsusseguirsidi piccole cappelle, la ricchissima decorazione venne realizzata in più fasi e costituisce la più completa testimonianza di pittura cinquecentesca conservata a Milano. Ciò consente dunque di ammirare l’evoluzione della pittura lombarda nell’arco del XVI secolo. Le opere furono realizzate in gran parte da Bernardino Luini e dalla sua bottega, dai fratelli Campi, da Simone Peterzano, maestro di Caravaggio. È un tripudio di colori e di forme, di luce e di ombre, di sguardi e di gesti, in cui il visitatore incontra Dio e la Chiesa, figure di santi, episodi dell’Antico Testamento, scene della vita di Cristo. Anche durante questo tempo natalizio, dunque, a Milano si rinnova la possibilità di lasciarsi incantare dalla nascita di Cristo. L’umanità, di generazione in generazione, forma una catena nella quale passano e si desidera che passino tutte le cose migliori. La felicità del Natale è anche scoprire la grazia di riuscire a far passare le cose migliori nella catena delle generazioni nella quale il Figlio è entrato e alla quale si è irrevocabilmente legato.

3 Gennaio 2024 | 21:44
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