Ticino e Grigionitaliano

Marco Fantoni sugli 80 anni di Caritas Ticino e sul convegno del 25 novembre

di Silvia Guggiari

Ottant’anni di presenza attiva sul territorio, a sostegno dei più fragili e al passo con la società che evolve e che presenta sempre nuove emergenze da affrontare. È un bilancio molto positivo quello che emerge dalla chiacchierata con Marco Fantoni, direttore uscente di Caritas Ticino, in occasione degli 80 anni della realtà solidale ticinese: «Oggi siamo oltre sessanta dipendenti che cercano di mantenere ben salde le radici cattoliche in particolare nella sua dottrina sociale». Nel 1942, su iniziativa del vescovo Angelo Jelmini, il servizio sociale fu il primo ad essere attivato; da allora tante le nuove sfide e i progetti in corso, e oggi uno dei settori più sviluppati è sicuramente quello riguardante «i programmi occupazionali, con la presa in carico di persone in disoccupazione e in assistenza». Su tutto il territorio vengono proposte attività di diverso tipo, ad esempio quella con i materiali di recupero, con l’obiettivo di reintegrare le persone nel mondo professionale. «Il lavoro però è solo lo strumento per creare relazioni e costruire dei rapporti di fiducia professionali cercando di valorizzare al meglio le risorse che queste persone portano con sé».

I poveri per sovraindebitamento

Gli ultimi anni sono stati per tutti qualcosa di stravolgente, ma per molte persone lo sono stati in maniera drammatica: «Dal punto di vista sociale ed economico – spiega Fantoni -, la pandemia ha fatto emergere le situazioni che erano al limite. Caritas Ticino, grazie alla solidarietà di molti, ha potuto aiutare tante persone sia dal punto di vista economico sia da quello logistico.Oggi possiamo dire che l’emergenza legata al Covid è rientrata e che Caritas Ticino è tornata ad occuparsi, principalmente, di un problema che c’è sempre stato e che è quello del sovraindebitamento. Attraverso dei volontari formati appositamente, queste persone, che decidono non senza fatiche di mettersi in gioco, vengono accompagnate perché possano camminare con le proprie gambe. La valorizzazione delle risorse di ogni persona rimane al centro di ogni nostro progetto».

I profughi

Finita la pandemia, è arrivata subito un’altra emergenza, quella della guerra, ed anche il nostro Cantone è stato coinvolto. «Molte persone, all’arrivo in Ticino dall’Ucraina, cercavano un alloggio e noi abbiamo fatto da tramite mettendole in contatto con i proprietari delle abitazioni. Abbiamo inoltre messo a disposizione un contributo tra mobili e vestiti di oltre 100 mila franchi. L’aspetto più importate era sicuramente quello di riuscire ad accogliere in modo dignitoso in una situazione di emergenza le famiglie che arrivavano che erano principalmente formate da donne e bambini».

Il convegno per gli 80 anni

«L’uomo è più del suo bisogno» è il titolo della giornata che si terrà venerdì 25 novembre e che «prende spunto da una citazione di Eugenio Corecco, già vescovo di Lugano. Durante il convegno per i 50 anni di Caritas Ticino, Corecco – racconta Fantoni – sottolineò che «La carità non ha come misura il bisogno dell’altro, ma la ricchezza dell’amore di Dio. È limitante guardare all’uomo in relazione del suo bisogno, poiché l’uomo è più del suo bisogno». Il titolo del convegno parte proprio da questa considerazione di tipo religioso che negli anni abbiamo ampliato in un contesto più laico: questo concetto ha cambiato lo sguardo sulla persona e anche il modo di lavorare su di essa. Anche i poveri possono diventare un soggetto economico produttivo sotto tutti i punti di vista». Ad aprire i lavori del convegno (programma vedi sopra) sarà mons. de Raemy ; poi il presidente di Caritas, Roby Noris spiegherà il concetto «dell’uomo e del suo bisogno» partendo dall’esperienza con mons. Corecco. Seguirà un intervento di Suor Helen Alford sulla fraternità universale. Il prof. Cantoni affronterà invece l’aspetto comunicativo: si vedrà come «in un mondo dove tutto sembra andare a rotoli, l’essere umano ha ancora una bellezza e una ricchezza da trasmettere». Il prof. Graziano Martignoni porrà l’interrogativo di come salvare l’essere umano che abita l’uomo, con tutte le sue fatiche e i suoi limiti. «In questo convegno – conclude Fantoni – c’è dunque un filo conduttore che pone uno sguardo sulla persona, su come essa comunica e su come essere in fraternità su chi ci sta accanto. Sarà dunque l’occasione per offrire uno sguardo al passato proiettandosi sulle sfide di Caritas Ticino per il futuro che sono sicuramente quelle di continuare a mantenere ben salde le radici nella dottrina sociale della Chiesa, che si traducono quotidianamente con attività molto concrete, nell’accoglienza di persone in difficoltà, nei programmi occupazionali, nei contatti con le reti esterne».


Il 25 novembre un convegno su «L’uomo è più del suo bisogno»

Venerdì 25 novembre, dalle 8.30 alle 13, alla sala «Le tre vele» della Fondazione OTAF, in via Collina d’Oro a Sorengo, si terrà il convegno «L’uomo è più del suo bisogno». Interverranno l’amministratore apostolico della diocesi di Lugano, mons. Alain de Raemy, suor Helen Alford OP, decano della Facoltà di Scienze Sociali della Pontificia Università di San Tommaso d’Aquino di Roma, il prof. Lorenzo Cantoni, prorettore vicario dell’USI e il prof. Graziano Martignoni, psichiatra e psicoterapeuta FMH. Interverranno anche il direttori di Caritas Ticino Marco Fantoni e il presidente Roby Noris. Ingresso libero ma con richiesta di iscrizione via mail ad amministrazione@caritas-ticino.ch o telefonando in orario d’ufficio allo 091 936 30 20. Al termine dei lavori è previsto un light lunch. È possibile seguire i lavori anche in diretta streaming su youtube.com/caritasticino.

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22 Novembre 2022 | 09:33
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