Ticino e Grigionitaliano

Luigi Giussani: uno straordinario educatore

«Lo Spirito Santo ha suscitato nella Chiesa, attraverso don Giussani, un Movimento, il vostro, che testimoniasse la bellezza di essere cristiani in un’epoca in cui andava diffondendosi l’opinione che il cristianesimo fosse qualcosa di faticoso e di opprimente da vivere. Don Giussani s’impegnò allora a ridestare nei giovani l’amore verso Cristo «Via, Verità e Vita», ripetendo che solo Lui è la strada verso la realizzazione dei desideri più profondi del cuore dell’uomo, e che Cristo non ci salva a dispetto della nostra umanità, ma attraverso di essa». (Dall’omelia del card. J. Ratzinger alle esequie di don Giussani, Milano 24 febbraio 2005)

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Ricorre quest’anno il centenario della nascita di Mons. Luigi Giussani, che è stato all’origine del movimento di Comunione e Liberazione, le cui Fraternità sono state riconosciute dalla Chiesa nel 1982. CL, presente in Svizzera dalla metà degli anni ’60 del Novecento, è oggi diffuso in circa 70 paesi.

di Antonietta Moretti

Ma quale è stato il messaggio di don Giussani? E per quali ragioni ha avuto questo seguito? Vale la pena di riandare al clima ed alle circostanze della metà degli anni’50, anni, nello stesso tempo, così vicini e così lontani dalla guerra. Ci si può chiedere quando finisce una guerra? Quando la possiamo considerare alle spalle? La prima guerra mondiale ha seminato le cause della seconda, terminata nel 1945 con una vittoria ben chiara ed una condanna dei cattivi. Ma fu davvero così? La storiografia più recente torna e ritorna su questa guerra e soprattutto sulla sua pace, che ha lasciato tante ombre.

Quanto distrugge una guerra? Cosa si può ricostruire dopo? Sicuramente a partire degli anni ’50, ancora segnati dalla presenza di rovine materiali e da diffusa povertà, iniziò una poderosa ricostruzione materiale, l’Europa ed il mondo «occidentale» si avviavano agli anni del boom economico. Ma lo spirito?

I giovani degli anni ’50 erano profondamente marcati dal desiderio di vita, di pace, di impegno ad essere magari migliori dei loro padri, e nello stesso, tempo feriti dalla capacità di male dell’uomo. A cosa affidarsi per fare un mondo migliore? Forse al nuovo verbo marxista sempre più seguito? Cosa aveva da dire la Chiesa in quel tempo di speranza e forse anche di timore? Confrontata con il martirio che i cristiani del mondo comunista -ora diventato più grande- subivano, nel mondo «libero» rinsaldava le sue strutture, la sua pastorale tradizionale, registrando però un progressivo calo di vitalità.

Le chiese erano sempre piene, ma la vita quotidiana non era cristiana. Ci si sposava in chiesa, ma il numero delle separazioni aumentava, si battezzavano i figli, ma non si sapeva educarli alla fede (fatta salva la partecipazione al catechismo per i sacramenti fino alla cresima, divenuto per molti il sacramento del congedo). Cosa aveva da dire la fede a persone che non rubavano, non uccidevano, si comportavano come buoni cittadini?

Don Luigi Giussani, prete milanese trentenne, avviato ad una carriera di professore in seminario, alla metà degli anni ’50 incontra alcuni di questi giovani e si commuove per la loro ignoranza, per il grigiore della loro vita. Abbraccia una strada diversa, quella dell’insegnamento della religione in un liceo milanese, diventa assistente delle ragazze di AC, e propone d’impeto la fede come l’ha incontrata lui, la vita come l’ha incontrata lui, entrato in seminario a 12 anni. Risveglia in loro il desiderio di felicità, di bellezza, di giustizia, li invita a farne l’ipotesi della loro vita, mentre la cultura, proposta nei loro manuali scolastici, considera questi desideri un sintomo di immaturità.

La proposta di Giussani è quella di un’amicizia, di una compagnia nel quotidiano, nella ricerca e nell’incontro con Colui che al desiderio profondo dell’uomo risponde, con Colui che rivela l’uomo all’uomo. Studiare insieme, giudicare insieme i contenuti delle lezioni, pregare insieme, e insieme dare del tempo ai meno fortunati, attraverso quel gesto divenuto famoso della caritativa, allora nella Bassa milanese, è un’esperienza nuova, comunitaria. È un movimento. Una fede che cambia la vita e troverà conferma nella dottrina del Concilio Vaticano II, indetto proprio per aiutare la Chiesa ad affrontare quelle domande, a cui la proposta di don Giussani aveva iniziato a rispondere.

Comunione e Liberazione in Svizzera e in Ticino

La Svizzera era stata preservata dalla guerra, ma la sua gioventù condivideva i desideri e le incertezze di tutti, anche da noi la situazione sociale ed ecclesiale andava stretta ai giovani. Incaricato di occuparsi degli universitari cattolici inquadrati nella Lepontia, all’inizio degli anni ’60, Eugenio Corecco, anche lui prete trentenne, trovava la medesima situazione di distacco tra fede e vita, di profonda ignoranza circa la fede in giovani pur cresciuti nella pratica religiosa. Corecco aveva abbracciato il sacerdozio perché aveva intuito che apriva la strada ad una vita piena, ad una pienezza di significato, possibilità che gli pareva totalmente ignota a buona parte dei giovani cattolici, e da loro del tutto insospettata.

Sentirà parlare di don Giussani, vorrà incontrarlo e lo andrà a sentire a Varigotti, ad una Tre Giorni di Pasqua (un gesto che fonde partecipazione alle funzioni liturgiche del Triduo pasquale a lezioni e a momenti assembleari). Lo sfinirà quasi con le sue domande e le sue puntualizzazioni, incurante dell’insofferenza degli studenti, e lo inviterà a Montbarry (FR) a predicare gli esercizi spirituali agli universitari di Lepontia e non solo a loro, perché mai Corecco ha accettato di muoversi dentro i confini di un’associazione. La sua era una missione che tendenzialmente si rivolgeva a tutti, a tutti quelli che incontrava. Dopo gli universitari, Giussani sarà invitato a predicare ai Liceali, nel 1966 sul monte Generoso. Soprattutto da quell’incontro nascerà il primo nucleo stabile di presenza in Ticino e nella Svizzera. Ed è questa la ragione per la quale anche da noi il Centenario di don Giussani verrà ricordato con gioiosa gratitudine e con l’augurio che possa essere, per tanti, occasione di un primo incontro con questa grande figura del nostro tempo.

Breve biografia di Luigi Giussani

Luigi Giussani nasce a Desio (MI) il 15 ottobre 2022. Entra in seminario a Seveso a 11 anni e prosegue gli studi a Venegono. Consacrato prete a 23 anni ed avviato all’insegnamento in seminario, nel 1954 inizierà ad insegnare religione al Liceo Berchet di Milano, dedicando il suo straordinario talento di educatore a far riscoprire la realtà della fede ai giovani. Dal 1964 continua la sua opera insegnando all’Università Cattolica di Milano. Fino al 2005, anno della sua morte avvenuta il 22 febbraio, rimane punto di riferimento guida del movimento di Comunione e Liberazione, ormai diffuso in tutte le diocesi italiane ed in 70 paesi del mondo. Don Giussani ha vissuto il passaggio dalla stagione in cui i movimenti, difficilmente inquadrabili nelle parrocchie e nei piani pastorali, rischiavano di essere considerati elementi di disturbo, alla piena accoglienza di queste «espressioni dello Spirito» da parte di papa S. Giovanni Paolo II.

| © Comunione e Liberazione
10 Settembre 2022 | 06:16
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