Ticino e Grigionitaliano

Lottando contro le disuguaglianze per una scuola fondata sull’«I care»

Il 27 maggio di cento anni fa nasceva a Firenze Lorenzo Milani, sacerdote dalla «passione educativa» che scelse di dedicarsi completamente agli ultimi e alla scuola, in particolare a quella del piccolo borgo di Barbiana, in Toscana, dove era stato «confinato» dal suo vescovo. Cambiano i tempi e cambia anche la missione educativa, ma come reagirebbe oggi don Lorenzo Milani alle sfide del nostro tempo? Lo abbiamo chiesto a Davide De Lorenzi, vicedirettore delle medie di Castione.

Come si possono leggere gli insegnamenti di don Milani oggi?

Si colgono meglio rispetto a quegli anni, quando il contesto ideologico non permetteva sempre delle letture serene. L’esperienza di Barbiana appare attuale e provocante, ci può aiutare a riflettere su quale sia la missione della scuola di oggi. La scuola è spesso oggetto di discussioni e di iniziative, anche a livello politico, ma spesso appaiono limitate e settoriali; don Milani richiama al senso profondo della scuola, che è I care. Ritengo che la scuola abbia bisogno di un costante cambiamento, ad esempio puntando su una maggiore modularità e interdisciplinarietà dell’apprendimento – insegnamento. La scuola che verrà aveva dei limiti ma anche il pregio di avere una visione. Don Milani c’era arrivato 60 anni fa.

Come agirebbe di fronte alle sfide educative attuali?

Eraldo Affinati in L’uomo del futuro, bellissimo libro su don Milani, sviluppa un interessante dialogo tra Barbiana e il presente, parlando dell’emarginazione socio-economica dei giovani immigrati, che si può superare con spirito di accoglienza e integrazione. Forse don Milani partirebbe da lì, da un ghetto urbano, lottando contro la disuguaglianza sociale che impedisce a molti di vivere con dignità.

Quali sono le sfide più grandi degli educatori oggi?

Portare «altrove», preservare uno spazio in cui far vivere un’esperienza di crescita umana, di incontro con il sapere, la cultura, la bellezza. Serve una comunità educante e coerente che sappia valorizzare il percorso e il vissuto di ogni ragazzo e ragazza, non solo la performance.
Servono messaggi educativi chiari, risposte scomode, anche dei «no», per formare persone mature e pensanti. C’è poi il nodo dei social: utili, importanti, ma invadenti e carichi di problematiche e rischi. Mi chiedo che cosa farebbe oggi don Milani con i cellulari… (S.G.)

27 Maggio 2023 | 08:46
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