Ticino e Grigionitaliano

«Lo Spirito Santo è rigenerazione». Con don Fabio Rosini sull'attualità della Pentecoste

di Cristina Uguccioni

Ancora una volta, nella festa di Pentecoste, che quest’anno si celebra il 28 maggio, la Chiesa accoglie lo Spirito Santo, lo Spirito che arriva a portare vita e agape: sempre al lavoro, a precedere, risollevare, unire, costruire legami, strade e futuro destinati al cielo.

Su questa festa riflette, in questa conversazione con Catholica e catt.ch, don Fabio Rosini, 61 anni, direttore dell’Ufficio per il servizio alle vocazioni della diocesi di Roma. Autore di numerosi volumi, ha di recente scritto «L’arte della buona battaglia» (Edizioni San Paolo).

Cosa ci dice di Gesù il fatto che nel passaggio più duro e doloroso della sua vita (Giovanni 14,16) chieda per noi il dono dello Spirito?

«Cristo è risorto e lo Spirito è la vita stessa di Dio, la vita intima di Dio che entra in noi, è la risurrezione che arriva in noi. Affrontando la prova più drammatica della Sua vita, Gesù parla della ragione stessa della Sua venuta, della Sua passione, morte e risurrezione: la nostra redenzione. Egli, che ci ama di amore immenso e smisurato, desidera che entriamo nella vita intima di Dio, e dunque che riceviamo lo Spirito Santo: e lo domanda al Padre. Pensiamo all’episodio dei discepoli di Emmaus: perché appena viene riconosciuto, il Risorto scompare? Perché i discepoli – che prima erano sconsolati e intimoriti e che, sopraggiunta la sera, si erano voluti fermare – dopo aver riconosciuto Gesù nello spezzare del pane, partono senza indugio, nella notte, e tornano a Gerusalemme da cui si erano allontanati? Perché sono risorti. Il Risorto scompare ma ci sono i risorti, che vivono una vita nuova. Non dobbiamo considerare il cristianesimo anzitutto un’etica, una serie di doveri morali e coerenze da rispettare. Il cristianesimo, prima di ogni dovere, di ogni nostro impegno, è una rigenerazione. È vita nuova, che ha una sorgente e una destinazione».

Lo Spirito Santo è il dono più importante, decisivo, da chiedere.

«Certo! L’essere umano è fatto per ricevere lo Spirito Santo, lo Spirito di Cristo, che ci fa vivere non più da esseri soli, che debbono reggersi da sé,  ma da figli, in tutto ciò che compiamo. Gesù sulla croce non muore da eroe, muore da figlio e infatti il centurione, vedendolo morire così, confessa: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!» (Marco 15,39). Ogni cosa si può vivere da figli o da orfani. Oggi, purtroppo, come dice papa Francesco,  c’è una «orfananza» diffusa: molti si sentono smarriti, privi punti di riferimento, radicalmente soli nell’affrontare la vita. Essere figli vuol dire avere un Padre meraviglioso, ricevere la vita come un dono, e vivere ogni cosa in relazione a Lui. Gesù a 12 anni viene ritrovato nel tempio dai genitori che lo cercavano da tre giorni. E a Maria dice: «Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?» (Luca 2,49). Nella versione greca si dice letteralmente: «devo essere fra le cose del Padre mio», che significa: io sono del Padre, gli appartengo e vivo delle cose del Padre ossia vivo la vita di chi è del Padre. Lo Spirito Santo è lo Spirito che, come scrive san Paolo, ci fa dire Abbà, Padre».

Cosa significa essere guidati dallo Spirito Santo? Lo Spirito Santo quando agisce, cosa fa?

«Gesù dice: «lo Spirito vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io ho detto» (Giovanni 14,26). Poco dopo aggiunge: «lo Spirito vi insegnerà le cose future». Lo Spirito Santo coinvolge il passato, il presente e il futuro della nostra vita. Egli «vi insegnerà ogni cosa»: significa che noi siamo discepoli in ogni nostro atto. Ci insegna forse a camminare? Sì, perché ci indica man mano la direzione da seguire. Ci insegna forse anche a mangiare? Sì, perché c’è un modo di prendere il cibo e le cose della vita da predatori voraci o da figli. Lo Spirito Santo è chiamato Paraclito, in greco parakletos, in latino advocatus, ossia «chiamato vicino»: nell’antichità era il nome dell’avvocato che assisteva l’accusato; non rispondeva per lui, ma gli stava vicino e suggeriva cosa fosse meglio dire. Ecco, lo Spirito Santo ci suggerisce quali risposte dare alle diverse situazioni che affrontiamo, ci insegna come rispondere, ma non si sostituisce a noi perché sempre rispetta la nostra libertà».

Lo Spirito Santo, inoltre, «vi ricorderà tutto ciò che io ho detto». Fa dunque leggere il nostro passato secondo Cristo?

Proprio così. La memoria costituisce la nostra personalità e può ricevere luce dallo Spirito santo, in modo da farci ricordare le cose del nostro passato secondo Cristo, secondo quanto Egli ci ha detto nei diversi avvenimenti vissuti. Tutti noi, considerando il nostro passato, vediamo ferite che ancora sanguinano ed errori che non riusciamo a perdonarci. Ma se il nostro passato, un po’disastrato, viene illuminato dallo Spirito, anziché veder risaltare le nostre incapacità, la nostra pochezza, vedremo splendere la gloria di Dio, la sua misericordia, l’amore e la pazienza con i quali ci ha sempre accompagnato. Così cambia radicalmente la nostra memoria, e anche il modo con cui consideriamo noi stessi e affrontiamo la vita».

Infine, lo Spirito Santo «vi insegnerà le cose future».

«Ciascuno di noi vive e pensa se stesso anche in funzione di come immagina il proprio futuro. A guidarci nell’immaginarlo sono le nostre ansie, le nostre preoccupazioni, le nostre paure, le nostre aspettative o è invece lo Spirito Santo, sempre pronto a rigenerare la nostra vita, a ricordarci che abbiamo un Padre che provvede a noi? Cosa ci aspetta? Solo vecchiaia, malattie, sofferenze, morte, o la Sua paternità che sostiene, i suoi doni belli e imprevedibili, il nostro essere sempre nelle sue mani? Lo Spirito Santo spalanca il futuro secondo Cristo. Oggi purtroppo tanti giovani sono spenti,  chiusi, impauriti di fronte alla vita: è un fenomeno tristissimo, tragico. Domandiamo per loro il dono dello Spirito e cerchiamo di mostrare che lo Spirito fa vivere con slancio, con coraggio, e anche con allegria».

Come si impara ad ascoltare la voce dello Spirito? Come capire se ciò che si sente è ispirato da Lui o è invece frutto dei propri pensieri, delle proprie paure, dei propri desideri?

«Bisogna imparare a discernere, a distinguere le voci interiori. È un passaggio fondamentale. Il primo passo è distinguere i propri desideri: la stragrande maggioranza di essi sono falsi. Vi sono quelli indotti dalla pubblicità che ci fa desiderare moltissime cose e ci persuade che ne abbiamo bisogno: ma non è vero. E vi sono i desideri che, in realtà, sono paure. Ad esempio, c’è chi desidera sposarsi perché ha paura di restare solo, di essere emarginato, di non realizzarsi. I desideri veri sono pochissimi e sono tutti buoni. Come riconoscerli? Essi comportano sempre un movimento di apertura e di amore verso l’esterno, verso qualcosa o qualcuno, quelli falsi implicano sempre, prioritariamente, una fuga da qualcosa che si teme. Lo Spirito Santo parla in modo chiaro nel profondo del nostro cuore e lo fa in modo sinfonico. Non dice mai una cosa in un solo modo ma lo fa, ad esempio, attraverso l’intelligenza, la sensibilità, la liturgia. Noi però abbiamo bisogno di purificare i nostri sensi, di passare attraverso un processo di crescita del nostro modo di guardare, toccare, percepire, gustare le cose della vita. L’opera della menzogna, da sempre, è farci considerare bello, desiderabile e buono ciò che in realtà è brutto, cattivo e mortifero. Lo Spirito santo mette in discussione i nostri gusti fuorviati, mostrando una bellezza vera, desiderabile, buona. È la bellezza che vediamo risplendere nel Crocifisso, un uomo sfigurato dalla violenza e dalla morte. È la bellezza che vediamo risplendere, ad esempio, in madre Teresa di Calcutta».

Nel Credo diciamo che lo Spirito è Signore e dà la vita. Dunque, lo Spirito continuamente genera e rende generativi, capaci di mettere a disposizione degli altri le proprie qualità migliori affinché abbiano una vita buona? 

«Certo! Essere generativi, dare la vita, è il frutto bello del nostro abbandono fiducioso allo Spirito, del nostro lasciarci guidare da Lui mettendo da parte la nostra autoreferenzialità, il nostro ego. E la prima cosa che fa lo Spirito quando ci abbandoniamo a Lui con fiducia è farci prendere coscienza dei nostri peccati, del nostro essere poveri. Pietro, con il rinnegamento, ha sperimentato tutta la propria miseria, ma ha trovato lo sguardo misericordioso del Signore. E ha cominciato a essere generativo, a dare la vita, perché capace di vivere di quello sguardo».

| © catt
28 Maggio 2023 | 07:06
Tempo di lettura: ca. 5 min.
Condividere questo articolo!