L’intreccio di due storie e due esistenze nella trama del film sulla Santa di Calcutta nei cinema in Ticino

di Laura Quadri

È stato presentato venerdì scorso al pubblico, alla presenza di mons. de Raemy, il film «Mother Theresa and Me», co-produzione svizzero-indiana-britannica del regista Kamale Musale, ora anche in alcune sale ticinesi.

Al centro della trama due vite, due destini e il loro intrecciarsi «a distanza»: la storia di Madre Teresa (1910-1997) e quella di Kavita – giovane londinese poco più che trentenne – nata proprio nella Calcutta di Madre Teresa e stretta, senza poterlo ricordare e prima di essere adottata, proprio dalle mani amorevoli della religiosa. È infatti Madre Teresa (nel film l’attrice Jacqueline Fritschi-Cornaz) a dare alla piccola neonata, nata da genitori dalit, gli «intoccabili», una seconda possibilità liberandola dalle violenze del padre dopo la morte per parto della madre. Una mano tesa e un gesto di amore: proprio ciò a cui Kavita (interpretata da Banita Sandhu), trent’anni dopo, necessiterebbe di poter nuovamente attingere per trovare la forza di accettare l’arrivo di un figlio inatteso. Parte da questo dubbio e da questo interrogarsi sulla vita, il viaggio a ritroso di Kavita, alla ricerca delle proprie radici nella Calcutta del presente, non meno segnata da miserie e povertà e morenti che, oggi come allora, si affidano alle cure amorevoli delle consorelle di Madre Teresa. Un’attenzione all’altro ben radicato nella lezione della fondatrice: che a tutti giunga l’amore di Dio e che ogni sofferenza trovi una mano che la lenisca. Una intuizione vissuta da Teresa sin dall’inizio come una rivelazione divina: il sussurro di un Dio che, parlandole al cuore, le indica nei sofferenti – lebbrosi e morenti in particolare – le tracce vere della sua presenza nel mondo e le ingiunge «Portami nella casa dei poveri, sii la mia luce». Da qui la richiesta già nel 1946 di poter uscire dal proprio convento per trasferirsi negli slum più poveri della capitale indiana; l’attesa affinché questo desiderio incontri l’approvazione dell’arcivescovo locale; l’approdo nei quartieri poveri e la fatica di radunare i primi ragazzi ai quali insegnare i rudimenti dell’alfabeto. Volti che parlano al solo guardarli, incontrati poi anche lungo le strade della città, accasciati ai crocicchi, costretti ad affrontare la morte da soli, prima che madre Teresa, con determinazione, si presenti dalle autorità con una richiesta molto puntuale: che le si trovi uno spazio consono per allestire un rifugio caldo per i loro ultimi istanti di vita, perché, fondamentalmente, «vogliamo tutti la stessa cosa: amore». «Quando perdi la fede perdi anche i tuoi sogni»: non per la suora, che pur sempre colta dal dubbio incessante sul suo operato non avvertendo più la voce di Dio, decide di andare avanti, lottare, giungere con coerenza all’obiettivo prefissatosi sin dall’inizio: fare in modo che la società indiana sperimenti un modo diverso di relazione al prossimo, in cui i figli sappiano prendersi cura dei genitori e viceversa, senza più abbandonarli a causa delle loro malattie. Proprio in quei morenti, visitati nell’hospice di Madre Teresa oggi portato avanti dalle suore della sua Congregazione, Kavita troverà a sua volta ciò che cercava: la fiducia in sé stessa, la capacità di amarsi ma anche di riconoscere la dignità della vita, tanto nell’ultimo istante quanto nel primo, come il bambino appena concepito. Perché, come era solita ripetere Madre Teresa, «la vita è un dono di Dio. Quello che farai di questa vita sarà il tuo dono a lui».

Le proiezioni

Acquarossa al Cinema Teatro Blenio in date da definire; Airolo il 12 aprile al Cinema Leventina; Ascona dal 6 aprile al cinema Otello; Bellinzona dal 6 aprile al cinema Forum; Lugano dal 2 aprile al cinema Iride; Mendrisio dal 1. aprile alla Multisala Teatro. Qui nei link l’aggiornamento delle proiezioni

Mother Teresa & Me – Louise va au cinéma (louisevaaucinema.ch)

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