Giovani

Le attività estive del Centro giovani Kamenge in Burundi

L’associazione Amici Ticino per il Burundi  nata nel 2007 ha come obiettivo quello di sostenere il Centre Jeunes Kamenge (Bujumbra, Burundi), i cui iscritti superano attualmente le 50’000 unità e la cui cura è affidata alla Diocesi locale.
Le attività del centro giovani sono fra le più varie e hanno come scopo principale quello di mantenere la pace in un Paese toccato dalla guerra civile e quello di permettere di scoprire la ricchezza dell’altro, anche se di etnia o religione diversa da quella a cui si appartiene.
L’associazione Amtibu  si propone di aiutare economicamente questo Centro, poiché crede nei nobili progetti che sono stati pure apprezzati a livello internazionale (premio alternativo per la pace, THE RIGHT LIVELIHOOD, nel 2002). Organizza mercatini e concerti, ha una tassa per i membri e conta pure su libere offerte; inoltre per aiutare alcuni giovani nella loro formazione scolastica, prevede un progetto di padrinato.

Le attività estive

Come spiega il presidente dell’Associazione Marco Barzaghini da noi contatto, in questi giorni il Centro è in piena attività estiva grazie a un campo di lavoro che coinvolge i suoi ragazzi. L’idea, dal 1993 a questa parte, quando fu organizzato il primo campo estivo, è di coinvolgere i ragazzi nella fabbricazione di mattoni che serviranno poi per la ricostruzione delle case distrutte dalla guerra; a questa attività partecipano con entusiasmo oltre 2500 giovani burundesi, che sono il futuro del Paese. «Un’attività», sottolinea Marco, «fondamentale per la coesione. Senza questo genere di attività, i giovani qui in Burundi sarebbero allo sbando. Le scuole pubbliche sono poche e funzionano male, i docenti scioperano molto spesso perché sottopagati. Noi cerchiamo nel Centro di promuovere la comune convivenza. Durante l’estate, in particolare, offriamo corsi di lingua, di informatica, sport». 

I progetti per il futuro

Tra gli ultimi progetti realizzati dall’Associazione Amtibu troviamo l’anno scorso la composizione di una canzone con le voci di tre giovani burundesi che frequentano il Centro e il cantante ticinese Gregory.  Ma da allora, ci rivela Marco, le proposte di collaborazione, da parte di band e cantanti ticinesi, è triplicata: «Sono oltre 10 le band e i cantanti ticinesi che ci hanno contattato, per chiedere di poter realizzare progetti simili. Servono fondi, ma ce la faremo». A breve termine, il prossimo progetto verrà presentato il 28 settembre al Palazzo dei Congressi di Muralto: si tratta di una canzone scritta assieme al gruppo dei Sound of Glory di Cugnasco, che parla del tema ecologico, di rispetto del Creato e di lode della natura.

«Il regalo più bello che si possa fare ai giovani burundesi, infatti, è quello di dare loro degli stimoli concreti per andare avanti. Lanceremo questa nuova canzone alle porte del mese missionario straordinario, proprio per sottolineare che la missione si fa così, prendendosi cura dell’altro».

La grave situazione politica in Burundi

Il 2020 sarà un anno fondamentale per il futuro del Burundi. Nel piccolo stato dell’Africa Centrale si terranno delicate elezioni in cui l’attuale presidente Pierre Nkurunziza, in carica dal 2005, correrà presumibilmente per il quarto mandato. In questo caso si prospettano gravi tensioni sociali.
La costituzione del Burundi prevede un massimo di due mandati. Nel 2015 Nkurunziza si candidò per un terzo mandato violando la costituzione. Tra le proteste dell’opposizione e della comunità internazionale, vinse le elezioni e si confermò presidente della Repubblica per la terza volta. La sua rielezione provocò proteste di massa nel paese che sfociarono in numerosi scontri con le forze governative. Il risultato dei disordini fu tragico: 1200 persone perirono e circa 350mila lasciarono il paese. Le elezioni di maggio 2020 potrebbero avere conseguenze simili se Nkurunziza decidesse di correre per il quarto mandato.

L’emergenza sanitaria

Oltre alla difficile situazione politica vi è quella sanitaria. Secondo i dati diffusi dall’ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari, il totale di casi di malaria segnalati dall’inizio del 2019 in Burundi ha superato i cinque milioni e mezzo,. Complessivamente, sono 1.800 le vittime registrate. In base al dossier nel Paese, che conta 11,5 milioni di abitanti, da maggio la malaria sta raggiungendo le proporzioni di una vera e propria epidemia. Nonostante le sollecitazioni di diverse organizzazioni internazionali, però, il governo di Bujumbura non ha fino ad ora voluto dichiarare l’epidemia. Il Burundi è tra i più poveri Paesi africani e dal 2015 attraversa una difficile crisi socio-economica. Da aprile, inoltre, è stata dichiarata un’epidemia di colera. La popolazione si trova inoltre ad affrontare la carenza di moltissimi beni, soprattutto medicinali e carburante.

Laura Quadri

 

16 Agosto 2019 | 13:42
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