Il convegno dell'ABSI
Ticino e Grigionitaliano

L'Associazione Biblica della Svizzera italiana ha festeggiato i suoi 20 anni con una giornata di studio sul ruolo della Bibbia oggi

Capire il ruolo che la Bibbia riveste oggi nella Chiesa, nella società, nella cultura e all’interno della fede cristiana: era questo il compito che Ernesto Borghi, presidente dell’Associazione Biblica della Svizzera italiana (ABSI) e coordinatore della formazione biblica nella diocesi di Lugano, ha assegnato ai quattro ospiti che ieri, sabato 14 gennaio, sono intervenuti in occasione del ventesimo anniversario della fondazione dell’ABSI, presso il nuovo Centro Cittadella a Lugano.

Dopo i saluti e una breve retrospettiva del presidente Borghi su questi vent’ anni che hanno visto il numero dei partecipanti ai corsi proposti in continua crescita e l’avvicendarsi di circa 200 professori di vari confessioni,  è toccato a Marinella Perroni,  professoressa di Nuovo Testamento al pontificio ateneo di Sant’Anselmo a Roma  e sin dagli esordi vicina all’ABSI, a proporre la sua riflessione sul rapporto tra Chiesa e società. Un rapporto che oggi sembra ridursi quasi esclusivamente alla partecipazione alla messa e che -anche a seguito delle restrizioni dovute al Covid-  è ai minimi storici. Una situazione che ha portato a identificare la Chiesa con la sua liturgia, una liturgia che Perroni non ha esitato a definire caratterizzata da formule «ormai svuotate di senso» e lontane da quello che interessa davvero alla società. Ricucire questo scollamento è possibile, proprio a partire dalla Bibbia che è «un testo  irrinunciabile»  in questo nostro tempo post-cristiano. Una sorta di «lingua madre» che parla sia ai credenti che ai non credenti.

È stata poi la volta del cardinal Gianfranco Ravasi -in collegamento-  uno dei massimi biblisti e già presidente  del Pontificio consiglio per la cultura. Muovendosi agilmente da una citazione all’altra all’interno del Libro, il card. Ravasi ha parlato dell’interculturalità delle Sacre Scritture, della Bibbia quale «grande codice» della cultura occidentale e dell’attualità del  suo linguaggio simbolico.

Nel pomeriggio è stato il turno di mons. Felix Gmür, vescovo di Basilea e presidente della Conferenza dei vescovi svizzeri, che ha mostrato quanto la Chiesa sia cambiata, contrariamente a quanto generalmente si pensi e di come questo cambiamento sia stato veicolato  dalla enciclica «Dei verbum», di gran lunga il pronunciamento più profondo e ampio sulla parola di Dio e sulla Scrittura. E ha poi portato qualche esempio di prassi pastorale vissuta nella sua diocesi:  il catechismo dei bambini, per esempio, che si fonda sulla conoscenza della Bibbia prima che sui sacramenti e che proprio per questo viene portato avanti insieme sia da cattolici che da protestanti.  E ancora sulla figura dei diaconi: persone che si mettono al servizio di una Chiesa che serve perché: «una Chiesa che non serve, non serve a nulla.»

In conclusione,  è stata la volta del teologo valdese Paolo Ricca – anche lui in collegamento- che ha concluso il suo intervento con queste parole: se esiste ancora nel mondo una Chiesa cristiana degna di questo nome è unicamente perché Dio continua a vigilare sulla sua Parola per mandala ad effetto.»

Alla bella ed intensa giornata di studio – a cui hanno portato i loro saluti anche don Italo Molinaro, padre Jan Stefanow, mons. Alain De Raemy e il pastore Daniele Campoli – ha fatto da cornice un folto pubblico sia in presenza che da remoto.

Per chi invece non ha potuto partecipare è possibile rivedere i contenuti sul canale Youtube «Associazione Biblica della Svizzera Italiana». Mentre chi volesse entrare a far parte dell’associazione, può scrivere a info@absi.ch.

Corinne Zaugg

Leggi anche: I 20 anni dell’Associazione biblica della Svizzera italiana. A colloquio con Ernesto Borghi

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15 Gennaio 2023 | 20:07
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