Il Santuario della Madonna del Sasso
Ticino e Grigionitaliano

La tradizione dei Sacri Monti raccontata da fra Mauro Jöhri

di Laura Quadri

Sono molte le iniziative proposte anche in Ticino per la Settimana Santa ormai alle porte e da molti luoghi sul suo territorio: dalle storiche processioni, sempre molto sentite e partecipate, di Mendrisio e Coldrerio (vedi box a lato) all’opportunità di ripercorrere la Via Crucis salendo le 14 stazioni che, ad esempio, conducono al Santuario della Madonna del Sasso. Sorto come Sacro Monte, la storia di questo luogo si intreccia da vicino con la meditazione della Passione: «I Sacri Monti nascono sul finire del 1400, nel periodo precedente il rinnovamento portato da Riforma e Controriforma», ci spiega fra Mauro Jöhri, già Ministro generale dell’Ordine dei Frati minori cappuccini, oggi residente inSantuario. «Il Sacro Monte di Varallo, fondato a sua volta dal francescano fra Bernardino Caimi, illustra bene le finalità di questi luoghi. Caimi aveva infatti vissuto a lungo a Gerusalemme, dove da tempo vigeva l’usanza di ripercorrere a piedi la via che conduce al Calvario. L’esigenza di creare uno spazio in cui poter compiere un percorso analogo, lo spinge una volta rientrato a casa a dare vita a un luogo in cui si potesse rappresentare le tappe più importanti della vita di Gesù in una modalità più accessibile, rispetto al lungo viaggio che avrebbe invece richiesto raggiungere la «vera» Gerusalemme». Sacri Monti che sono una bella tradizione non solo in Ticino: Varese, Varallo, Domodossola e Ghiffa per fare alcun nomi a noi vicini.

Un Vangelo «in miniatura»

Un’idea, in un periodo storico in cui non si disponeva di molte immagini, fondamentale, che ricorda come l’arte possa mettersi al servizio della fede. «La Madonna del Sasso è antecedente il Sacro Monte di Varallo ma la funzione è la stessa. Lo illustrano proprio le cappelle originariamente volute dal suo fondatore, fra Bartolomeo di Ivrea, che conducono al Santuario: la chiesetta dell’Annunciata, la cappella della Visitazione, quella della nascita e adorazione dei Magi, le cappelle all’interno del complesso conventuale dell’Ultima Cena, della deposizione, della Pentecoste, infine quelle della Crocifissione e della Resurrezione. Un Vangelo «in miniatura», per spiegare e illustrare la vita di Cristo e permettere al visitatore una identificazione con le vicende evangeliche», spiega fra Jöhri.

Opere del ›400 sulla Passione

Il Santuario della Madonna del Sasso custodisce almeno altre tre altre opere, volte a favorire la meditazione sulla Passione: «Abbiamo un gruppo scultoreo che raffigura l’Ultima Cena, ma anche due gruppi lignei, una Deposizione di Cristo dalla Croce con Maria e gli Angeli che lo piangono e un Cristo deposto dalla croce posto in mano alle donne che lo preparano alla sepoltura. Si tratta in parte di opere quattrocentesche probabilmente appartenute alla comunità francescana di Locarno, a cui era stata affidata in origine la Madonna del Sasso e che poté animare spiritualmente questo luogo fino al 1848. Così sul Sacro Monte la spiritualità non è più solo un fatto intellettuale: è qualcosa da vivere e gustare».

Dall’ascolto al movimento

Una prospettiva attuale anche per l’oggi: «La vita è cammino; il cammino è ricerca di qualcosa che dà senso alla nostra vita. Il Sacro Monte intercetta questo bisogno. L’altura è infatti luogo biblico di incontro con Dio, dotato di un suo simbolismo, se pensiamo al Sinai o al Tabor, luoghi per eccellenza dell’unione tra terra e cielo. Salendo sul monte, ci poniamo di fronte a una fede fatta non solo di ascolto ma che integra l’aspetto visivo a quello più fisico del movimento. Una bella proposta di religiosità», conclude fra Jöhri.

Il Santuario della Madonna del Sasso
24 Marzo 2024 | 07:10
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