Ticino e Grigionitaliano

IV Domenica del Tempo Ordinario. Commento al Vangelo

Calendario romano: Lc 4, 21-30

Molti sono i significati di Grazia, meglio comprensibili se si scrive in latino, Gratia, che ci ricorda con chiarezza gratis, senza spesa, senza richiesta, offerto come dono, senza requisiti di merito. La versione greca del medesimo termine è Charis, da cui derivano termini come carisma, eucaristia, carismatico. A questa parola chiave della quarta Domenica del Tempo ordinario si riferisce don Willy Volonté nel suo commento. I carismi, di cui si fanno diversi elenchi nei testi paolini, sono grazie speciali, manifestazioni particolari della presenza dello Spirito Santo nella comunità, attraverso i suoi membri. Ogni battezzato nella Chiesa ha dallo stesso Spirito un dono speciale, a volte appariscente, come il carisma delle guarigioni, dei miracoli, della sapienza e della scienza, a volte nascosto come il discernimento degli spiriti, il dono delle lingue o la loro interpretazione. Le liste di San Paolo come quella di questa domenica, non sono esaustive, perché i doni dello spirito sono elargiti per la comunità, affinché cresca e manifesti la grazia di Dio e sono adatti al tempo che viviamo. Tuttavia nessuno di essi da solo ha un senso, anzi, può persino essere un rischio per chi lo porta e per chi lo riceve, se non è sottomesso alla Grazia, che tutti i carismi riassume e compie, che sola resta dopo che la fede e la speranza si sono esaurite: la Carità. La Carità non è un proposito, non uno sforzo volontaristico, ma una adesione esistenziale all’amore che ci ha amati per primo, che per noi si è donato, che incorporandoci a sé nel battesimo ci ha scritto nell’anima lo stesso dono. Lo ha capito bene santa Teresina del Bambino Gesù che sintetizzando la sua piccola via verso la santità dice: «Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l’amore». Non farò opere, né amerò, ma sarò dono d’amore, come l’amore si è donato a me. Il modo per rendere visibile questo sigillo speciale dello spirito è riscoprire un altro derivato della grazia: la gratitudine.

Dante Balbo, dalla rubrica Il Respiro spirituale di Caritas Ticino, su TeleTicino e online su YouTube

Calendario ambrosiano: Mc 6, 45-56

L’episodio narrato dall’evangelo di oggi non è facile da interpretare. Conosciamo la pagina drammatica della fuga in Egitto per sottrarre il neonato Gesù alla furia omicida di Erode. Non è facile stabilire il grado di storicità di questa fuga in Egitto e del successivo ritorno perché conosciamo dalle pagine del Primo Testamento il significato del Paese dei Faraoni per la storia di Israele. Israele si è costituito come popolo libero proprio uscendo dall’Egitto. Fuga in Egitto e ritorno non sono solo vicende drammatiche nella vita della famiglia di Gesù ma modi per leggere la storia di Gesù dentro la storia del suo popolo. In Egitto si è svolta la vicenda di Giuseppe il figlio di Giacobbe e dei suoi fratelli, storia narrata nel libro della Genesi dal capitolo 37. E dall’Egitto il popolo uscirà verso la terra da Dio promessa. Possiamo leggere la cosiddetta fuga in Egitto della piccola famiglia di Gesù, come una ripresa della storia di Giuseppe e dell’intero popolo. In Gesù rivive la storia del suo popolo: Gesù è il nuovo Israele. Ma possiamo anche leggere la fuga in Egitto e il ritorno in patria con i nostri occhi che assistono ogni giorno a intere famiglie in fuga da guerre e miseria. Qualche volta si qualifica il fenomeno migratorio come un «esodo biblico» per indicarne le smisurate dimensioni, prendendo a prestito la vicenda del popolo ebreo prima schiavo in Egitto e poi incamminato verso la libertà, verso la terra della promessa, un cammino chiamato appunto «Esodo». Guardiamoci da un troppo disinvolto utilizzo delle vicende bibliche per interpretare fenomeni attuali, ma è vero che il fenomeno migratorio, vero e proprio Esodo verso il sogno della pace e del pane, non sarà di breve durata perché determinato da fenomeni quali guerre e miseria che non avranno soluzioni di breve periodo. Fuga in Egitto e ritorno, così come fuga dai propri Paesi sconvolti dalle guerre e dalla fame: situazioni che ci interpellano e ci chiedono di uscire dall’indifferenza, come insistentemente ci domanda papa Francesco.

Don Giuseppe Grampa

30 Gennaio 2022 | 06:59
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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