Il sacerdote gesuita Marc-Stephan Giese SJ durante un ritiro nel deserto del Wadi
Rum, in Giordania. (Foto: «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)»)
Ticino e Grigionitaliano

In Ticino la testimonianza del reverendo Marc- Stephan Giese SJ dalla Giordania

«Il Battesimo di Gesù e il martirio di Giovanni il Battista sono i due elementi che caratterizzano l’identità dei cristiani giordani», ha affermato il reverendo Marc- Stephan Giese SJ. Il sacerdote gesuita tedesco è da poco ritornato dalla Giordania in Germania. Per tre anni ha lavorato nella parrocchia internazionale della capitale della Giordania, Amman. Dal 2 al 10 settembre, in diverse parrocchie della Svizzera, racconterà la vita della minoranza cristiana in Giordania.

In Ticino sarà presente per celebrare l’Eucarestia e per una testimonianza nelle presenti località: a Quartino, sabato 2 settembre – ore 18 S. Messa nella chiesa S. Nicola da Bari; a Minusio, domenica 3 settembre – ore 8.30 S. Messa nella chiesa S. Quirico a Rivapiana e alle ore 10 nella chiesa parrocchiale S. Rocco; a Locarno Monti, lunedì 4 e martedì 5 settembre – ore 07.30 S. Messa nel Monastero Carmelo S. Giuseppe.

«La Giordania mi ha entusiasmato, perché è la Terra Santa, la comunità cristiana lì ha una storia: Gesù ha operato nell’attuale Giordania ed è stato battezzato lì», riferisce il reverendo padre Giese. I cristiani giordani appartengono alle più antiche comunità cristiane del mondo. La Giordania è parte della «Terra Santa» e possiede numerosi siti biblici, che attirano pellegrini e turisti. In particolare, il luogo in cui Gesù fu battezzato da Giovanni il Battista e il luogo in cui Giovanni il Battista fu decapitato.

Una parrocchia internazionale come luogo di incontro di culture

Il reverendo Giese sino a poco tempo fa è stato parroco della parrocchia anglofona della capitale della Giordania. «Quando sono arrivato ad Amman, sono stato un po’ sopraffatto dal caos di questa città di quattro milioni di abitanti. C’è molto traffico e inquinamento, ma è anche una città molto ospitale e sono stato accolto bene». Il sacerdote gesuita desiderava condividere questa ospitalità con altri: «Mi ha colpito che questa parrocchia fosse un luogo di incontro tra culture diverse. La parrocchia internazionale conta, oltre ai giordani, anche molti rifugiati da altri Paesi, come l’Iraq, la Palestina, il Sudan, la Somalia.

La Chiesa offre una casa ai rifugiati

Sono rimasto impressionato nel vedere come i cristiani di origini differenti possano imparare l’uno dall’altro e come possano lasciarsi ispirare dalla fedeltà alla fede dei giordani. Con il sostegno di «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)», insieme ad altri membri della comunità, abbiamo organizzato per i rifugiati, degli eventi come dei pellegrinaggi ai luoghi biblici del Paese, affinché potessero conoscere meglio il Paese e la loro fede. Inoltre, abbiamo organizzato ritiri spirituali e corsi per la fede.», continua il sacerdote Giese. «Le attività culturali, come la danza, lo sport e il teatro sono spesso condotte dai rifugiati stessi, ma sono aperte a tutti. Con queste offerte incoraggiamo il dialogo e contribuiamo all’integrazione dei rifugiati», conclude il reverendo Giese.

Presenza cristiana in pericolo

Malgrado i numerosi cristiani che cercano rifugio nel Paese, da decenni la percentuale dei cristiani in Giordania è in calo. Nel 1930 era ancora del 20%. Oggi i cristiani rappresentano circa l’1,3% della popolazione. Inoltre, vi sono delle differenze regionali.
«La vita dei cristiani in città è molto diversa da quella in campagna. In campagna la vita è dura. Sempre più spesso i giovani cristiani lasciano i loro villaggi e si trasferiscono nelle città dove possono conseguire un certo livello di benessere. In particolare, i cristiani con una buona formazione spesso emigrano all’estero, provocando un’emorragia della comunità cristiana», constata il sacerdote Giese.
Attraverso i progetti di «Aiuto alla Ciesa che Soffre (ACN)» la Chiesa in Giordania riceve sostegno per il suo lavoro. «La Chiesa in Giordania è povera, ma è ricca di fede e di speranza, perché il mondo si mostra solidale con i cristiani in Giordania», afferma il reverendo Giese. L’Opera caritativa sostiene, in particolare, le parrocchie con veicoli per i parroci, promuove il lavoro con i rifugiati e permette la formazione scolastica dei bambini dei rifugiati.

Il reverendo Marc-Stephan Giese SJ

Marc-Stephan Giese è nato nel 1978 a Celle, in Germania. Ha studiato filosofia e teologia all’università Sankt-Georgen a Francoforte, a Roma e a Cochabamba (Bolivia) e nel 2004 è entrato nell’ordine dei gesuiti. Nel 2010 è stato ordinato sacerdote e successivamente è stato attivo nel lavoro con i giovani, come insegnante e come assistente spirituale nelle parrocchie in Germania. Dal 2014 è stato cappellano a Stoccolma, in Svezia, dove ha lavorato nella pastorale con i rifugiati. Dal 2018 si è preparato in Libano ai suoi nuovi incarichi in Giordania. Dopo tre anni ad Amman/Giordania, dall’inizio del 2023 lavora come cappellano universitario e cittadino a Potsdam.

L’Opera caritativa «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)» ha messo a disposizione circa CHF 85’000 per
progetti in Giordania nel 2021. Con la vostra donazione potete sostenere il lavoro della Chiesa cattolica in Giordania.

Donazioni con l’annotazione «Giordania» possono essere inviate a:

Aiuto alla Chiesa che Soffre
Cysatstrasse 6, 6004 Lucerna, Telefono 041 410 46 70
Email: mail@aiuto-chiesa-che-soffre.ch; Internet: www.aiuto-chiesa-che-soffre.ch
Conto corrente postale 60-17200-9; IBAN 55 0900 0000 6001 7200 9

Il sacerdote gesuita Marc-Stephan Giese SJ durante un ritiro nel deserto del Wadi Rum, in Giordania. (Foto: «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)») | © acn
28 Agosto 2023 | 16:33
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