Mons. Pier Giacomo Grampa, vescovo emerito di Lugano.
Ticino e Grigionitaliano

Il vescovo emerito Grampa sulle lettere anonime in diocesi: «Trasparenza, non anonimato»

di Pier Giacomo Grampa, vescovo emerito di Lugano

La scorsa settimana ero assente dalla Diocesi per quattro giorni di ritiro spirituale. Non ho ricevuto nessuno scritto anonimo, ma ho letto nei giornali laici del malessere che serpeggia (n. d.r. o serpeggerebbe dato che si tratta di scritti anonimi) soprattutto nel clero della diocesi. Ci ho riflettuto qualche giorno poi ho cercato nella Scrittura una parola di guida. Mi sono imbattuto nei consigli che Gesù offre ai suoi discepoli nel Vangelo di Matteo, nei casi che si renda necessaria una correzione fraterna (Matteo 18, 15-18). Una pagina forte: «Se tuo fratello commette una colpa, vai, ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all’assemblea, e, se non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano». Il Vangelo non parla in nessuna riga di anonimato ma piuttosto invita ad un dialogo responsabile e comunitario. Altrove, se pensiamo a San Paolo, c’è l’esortazione alla parresia, cioè alla franchezza, al coraggio e alla sincerità della testimonianza. Non voglio arrivare a citare anche il catechismo della Chiesa cattolica sugli aspetti che riguardano l’ottavo comandamento (n. 2464 – 2499). Mi fermo qui. Quello che mi sta a cuore in questo momento, prima di tutto, è che si abbracci la via del dialogo, che si raccolga l’invito che l’Amministratore apostolico ha trasmesso attraverso i mezzi di comunicazione nei giorni scorsi a coloro che si celano dietro a questi scritti, affinché lo incontrino personalmente. Esorto a non intraprendere percorsi senza ritorno scivolando in giudizi temerari, o addirittura maldicenza o calunnia! Da vescovo emerito di questa diocesi sento la responsabilità della comunione di quel presbiterio a cui appartengo e che – a suo tempo – ho guidato. Si parla tanto di Chiesa sinodale: viviamola, non lasciamoci prendere da dinamiche non trasparenti. Il mio auspicio è che si ritrovino le strade di una prassi corretta.

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25 Febbraio 2024 | 09:09
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