Mons. Alain de Raemy.
Ticino e Grigionitaliano

Mons. de Raemy invita chi si sente ferito ad incontrarlo di persona

di Cristina Vonzun

Lettere anonime e sconosciuti mittenti in Diocesi. È passata più di una settimana da quando una prima lettera anonima, firmata con un segno illeggibile, è stata recapitata a 190 preti della diocesi di Lugano con l’intento di proporre loro una consultazione per la nomina del nuovo vescovo, chiedendo che indichino tre nomi al Nunzio apostolico in Svizzera. Iniziativa, non ufficiale, anonima, il cui mittente resta ignoto. Nel frattempo, venerdì di una settimana fa, il quotidiano ticinese La Regione, ha pubblicato degli stralci di quella che dovrebbe essere una seconda lettera dietro la quale ci sarebbero, secondo lo stesso quotidiano ticinese, una cinquantina di preti che avrebbero «percorso uno scritto», come indica La Regione, « inviato al Nunzio apostolico a Berna e a Roma». Questo testo, anonimo anch’esso fino a prova contraria, – negli stralci riportati da La Regione – esprime fatica, delusione, difficoltà di relazione di lunga data con la Curia di Lugano e vi si auspica un’uscita da quella che viene descritta come una situazione di stallo. Voci anonime raccolte da La Regione nello stesso articolo, commentano questa sorta di appello-denuncia. L’Amministratore apostolico Alain de Raemy, già il giorno stesso della pubblicazione di stralci di questo testo su La Regione, ha espresso tramite i diversi mezzi di comunicazione che lo hanno raggiunto, non solo meraviglia per il fatto, dato che lui stesso non ha mai visto lo scritto citato e non sapeva di queste difficoltà, ma soprattutto la sua disponibilità ad incontrare chiunque si senta ferito e voglia raccontarne le ragioni.

Le domande dei fedeli

La vicenda delle due lettere fa sorgere molte domande tra i fedeli e sconcerta la gente comune creando sicuramente un senso di confusione e disagio. Sono due lettere collegate o sono due azioni distinte? Possibile che la facilità con cui i comuni fedeli raggiungono e parlano con il vescovo, sovente in visita a parrocchie e gruppi, non sia stata possibile per altri e perché? Nello scrivere queste righe crediamo che sia fondamentale la via del dialogo che metta fine alle speculazioni che non sono il luogo e l’ambito con cui si riesce veramente a costruire. Non è una questione di chi sia l’Amministratore apostolico o di chi sarà il vescovo, è una questione di chi siamo noi come Chiesa in Ticino, una questione quindi di comunione ma anche di franchezza e testimonianza. Nel frattempo, noi comuni fedeli cosa possiamo fare? La tentazione è di ipotizzare chi siano gli anonimi scriventi cadendo nella trappola della caccia alle streghe. L’anonimato di suo non è bello anche se fa avvertire protezione a coloro che lo scelgono. Purtroppo sappiamo che favorisce la cultura del sospetto, pecca di credibilità e rischia soprattutto di essere manipolatore e manipolabile da terzi per altri fini.

La preghiera dei semplici

In questi giorni c’è chi affida questa vicenda e i suoi protagonisti a Dio. Lo sta facendo, tra i tanti, una signora malata, catechista da anni e che ora, colpita da una grave infermità, ci ha confidato di offrire al Signore le sue sofferenze dal letto di ospedale per l’unità e il dialogo in diocesi. Ecco, proprio pensando alla gente delle nostre comunità, ai fedeli che non capiscono cosa sta succedendo e che sono turbati, c’è da incoraggiare con tutto il cuore altri a pregare e chi c’è dietro a queste missive a rispondere all’appello del vescovo Alain ad incontrarlo. Tra pochi giorni iniziano gesti a ricordo del 75 esimo del passaggio in Ticino della Madonna pellegrina, un’occasione di preghiera da cogliere speriamo anche per riconciliarsi con la parola dialogo.

Concludiamo con un pensiero: sarebbe buona prassi nei media e ovunque non dare credito a lettere anonime.

Leggi anche: Il vescovo emerito Grampa sulle lettere anonime in diocesi: «Trasparenza, non anonimato»

Mons. Alain de Raemy.
24 Febbraio 2024 | 10:53
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