Il vescovo di Coira, J. M. Bonnemain
Ticino e Grigionitaliano

Il vescovo di Coira: «Non siamo Chiesa abitudinaria ma diocesi attenta alla diaconia e alla novità dell'amore di Dio»

Messa crismale lunedì 25 marzo del vescovo di Coira con i preti, i diaconi, gli operatori e le operatrici pastorali della sua diocesi. Un’occasione come sempre non solo per consacrare gli Oli Santi: il Crisma, l’Olio dei Catecumeni e l’Olio degli Infermi. Pure momento privilegiato per il vescovo locale di incontro con il proprio presbiterio e gli operatori e operatrici pastorali.

Durante l’omelia di questa particolare celebrazione mons. Bonnemain rivolgendosi a coloro che sono i suoi più stretti collaboratori li ha esortati ad interrogarsi con anelito di rinnovamento. «Non è oggi forse il momento adatto perché ognuno si chieda: con quale forza, con quale convinzione, con quale spinta e quale entusiasmo promulgo l’anno di grazia del Signore e annuncio che nel Signore e con il Signore possono essere superati tutti gli ostacoli della nostra vita? Crediamo davvero che ci troviamo sempre, in ogni tempo, in un anno di grazia? Perché questa non rimanga una teoria utopica, conosciamo la via, e cioè: andare senza indugio verso i poveri, i cuori spezzati, i prigionieri e chi è legato nelle catene della schiavitù. Come riusciamo a fare questo meglio? Come possiamo divenire, con maggiore decisione, una diocesi  attenta alla diaconia? La diaconia non è un’aggiunta o un ornamento al processo sinodale, ma dovrebbe esserne il cuore e l’anima. Essere vicini a coloro che sono incatenati e imprigionati da ogni tipo di vincoli e ideologie, discriminazioni e condanne, lasciarsi per così dire incatenare con loro per trovare insieme la via della libertà, fa assolutamente parte dell’attuazione del manuale per una Chiesa sinodale. Molti di voi sono direttamente presenti in prima linea e si dedicano a chi è in lutto, ai malati e ai sofferenti, ai rifugiati e agli sfollati, alle persone sole e scoraggiate: quanto ne è grato Dio! Quando facciamo questo, anche noi traiamo conforto, gioia e incoraggiamento nel nostro comune impegno».

La Chiesa non è un’organizzazione sociale perché il suo centro è l’Eucaristia

Mons. Bonnemain ha precisato quale deve essere il cuore di questa diaconia. «Essere Chiesa – ha detto – però non si riduce all’istituzione di un’organizzazione sociale. Siamo «sacerdoti del Signore», «ministri del nostro Dio». Si tratta di glorificare Dio, dare a Dio il posto che gli spetta. Solo se glorifichiamo Dio, lo lodiamo, lo onoriamo e lo ringraziamo, glorifichiamo veramente l’uomo. Questo dovrebbe guidarci e indicarci la giusta via quando svolgiamo il servizio liturgico. Il centro, il mezzo e il fine della Liturgia è Dio stesso. Il grande artefice dell’Eucaristia è LUI e non noi. Una comunità eucaristica gradita a Dio è e rimane una comunità adorante. Da questo atteggiamento nasce il rinnovamento della Chiesa, la trasformazione, la vitalità e l’innovazione».

Un annuncio non di routine

Infine il vescovo è tornato sul Vangelo letto in questa liturgia per parlare di rinnovamento. «Nel Vangelo di oggi leggiamo che Gesù «secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga». Andò nella sinagoga, ma il suo annuncio non era di routine, incolore, ma possedeva la forza della novità. Tutti i presenti ascoltavano incantati e si sentivano scossi. Tutti gli occhi erano fissi su di lui. Gesù entrò nella sinagoga come al solito, ma non con «abitudine». Ha sempre fatto tutto con la novità dell’amore, con la freschezza e l’efficacia dell’amore divino. Credo che abbiamo qui la ricetta per un rinnovamento credibile della nostra vita ecclesiale e per l’efficacia del nostro lavoro pastorale», ha concluso il presule.

red

Il vescovo di Coira, J. M. Bonnemain | © @bistumchur
26 Marzo 2024 | 14:06
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