Il vangelo secondo Matteo e «secondo Pier Paolo Pasolini»

Il prossimo 15 giugno, a partire dalle ore 20, presso il cinema dell’Oratorio di Balerna si terrà la proiezione commentata, da don Claudio Laim ed Ernesto Borghi, del celebre film di Pier Paolo Pasolini «Il vangelo secondo Matteo». L’incontro è organizzato dall’Associazione Biblica della Svizzera Italiana e l’iscrizione è gratuita e obbligatoria (termine di iscrizione: 10 giugno 2021 scrivendo a: info@absi.ch).

«Il miglior film su Cristo, per me, è Il Vangelo secondo Matteo, di Pasolini. Quando ero giovane, volevo fare una versione contemporanea della storia di Cristo ambientata nelle case popolari e per le strade del centro di New York. Ma quando ho visto il film di Pasolini, ho capito che quel film era già stato fatto.»

(Martin Scorsese, intervista a La Civiltà Cattolica, quaderno 3996, 24 dicembre 2016.)

Il Vangelo secondo Matteo è un film del 1964, diretto da Pier Paolo Pasolini e incentrato sulla vita di Gesù come è descritta nel Vangelo secondo Matteo. Trattando in maniera antidogmatica un argomento di carattere religioso, l’opera fece sensazione e scatenò un aspro confronto intellettuale sulla stampa con accuse di vilipendio della religione.

La genesi

Era il 4 ottobre del 1962 quando l’associazione Pro civitate christiana invitò Pier Paolo Pasolini nella sua «Cittadella» per il suo dibattito annuale sul cinema. Il film sul quale discutere era Accattone.

Per quel pomeriggio si annunciò, inaspettata, la visita di papa Giovanni XIII, e a tale notizia, subito, la folla riempì le strade di Assisi. Le cronache raccontano che Pasolini preferì passare le ore pomeridiane di quella giornata nella camera offertagli dall’associazione umbra.

In ognuna delle stanze della pensione della Pro civitate christiana si trova, nel cassetto del comodino, il testo dei quattro Vangeli. Pasolini iniziò a leggere per intero e senza interruzioni il Vangelo secondo Matteo (che nelle edizioni del Nuovo Testamento è di solito posto per primo) e sentì immediatamente «un trauma, un impulso che in quel momento lì era assolutamente oscuro, era una forma di esaltazione, era quella che Berenson chiama «l’aumento di vitalità» che dà la lettura di un grande testo, la visione di un grande quadro».

Questa improvvisa «illuminazione irrazionale» (aggettivo che in Pasolini coincide con «religioso») si concretizzò nel bisogno di realizzare un film basato su quell’opera.

La proiezione del film in Ticino

Abbiamo chiesto, a questo punto, a don Claudio Laim, esperto di cinematografia e relatore della serata del prossimo 15 giugno, quali sono le caratteristiche principali del film di Pasolini.

Per la prima volta si è abbandonato il filone devozionale-pietistico per narrare in uno stile neo-realistico la vicenda umana di Gesù.

«In ciò ha molto contribuito la scelta di Matera come sfondo ambientale e l’utilizzo di attori non professionisti (tranne che per la persona del Maestro) scelti tra amici del regista e popolani qualsiasi».

È importante la fedeltà letterale al testo del Vangelo canonico di Matteo, senza la tentazione di introdurvi altre divagazioni intellettualistiche. È il Vangelo «sicut sonat».

Quale Gesù ci mostra?

«Il Gesù di Pasolini appare severo, esigente, senza sdolcinature: significativa appare la proclamazione delle Beatitudini, non sulla montagna ma in viaggio sulla pianura con i discepoli, parole lanciate come sassi che stordiscono e lasciano senza parole i suoi seguaci».

Secondo me qui il regista si riferiva direttamente a tutti quelli che si professano discepoli del Maestro, ma non si rendono ben conto della forza esplosiva, rivoluzionaria di quelle sue parole.

«L’unica scena che ci restituisce un Gesù sereno e sorridente è l’incontro, alle porte di Gerusalemme, con i bambini, che per Pasolini rimangono le uniche creature innocenti, senza malizia in mezzo ad un’amanita’ fatta di menzogne, d’insincerità e di continui tradimenti».

Oggi cosa ha da dire ai nostri tempi il film di Pasolini?

«L’attualità del messaggio rimane, a distanza di tempo: prendere sul serio la predicazione e l’esempio di vita di questo Maestro non é facile per nessuno, men che meno  per la Sua Chiesa, che spesso tradisce le genuinità e la credibilità del progetto della costruzione del Regno di Dio già qui sulla terra».

Personalmente cosa l’ha colpita del film?

«Mi ha sempre colpito (fin dalla prima volta che ho visto  il film quand’ero seminarista) la struggente nostalgia che il regista manifesta verso un uomo che era portatore di un messaggio di liberazione e di salvezza (anche dalle proprie colpe personali), che non è stato compreso, tradito persino dai suoi più intimi amici, e relegato al ruolo di cantore di un’utopia che non avrà mai la possibilità di attecchire veramente nei cuori umani».

Il protagonista del film di Pasolini Enrique Irazoqui, ai tempi sindacalista spagnolo di 19 anni, è recentemente scomparso. Nel 2006 fu intervistato dal quotidiano cattolico italiano Avvenire e alla domanda: «Chi era – chi è – Gesù per Enrique Irazoqui?». Rispose:

Da agnostico, faccio mie le parole di Pier Paolo in una lettera al produttore Alfredo Bini: per me finora la bellezza è sempre stata «aggettivata», una bellezza morale, o politica. Solo leggendo il Vangelo per la prima volta ho incontrato la bellezza assoluta.

4 Giugno 2021 | 11:20
Tempo di lettura: ca. 3 min.
absi (46), gesu (1), pasolini (2)
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