Sara Demir.
Ticino e Grigionitaliano

Intervista a Sara Demir. Il valore dell’interculturalità nel Ticino di oggi

Eletta in Gran Consiglio, Sara Demir è un volto molto noto a Bellinzona, e non solo perché lavora in Comune. Il suo impegno politico e nel volontariato non è di oggi né di ieri: Sara vanta oltre 20 anni di esperienza lavorativa nel settore pubblico, 9 anni di politica attiva in Consiglio comunale a Bellinzona, una formazione cantonale e federale nell’amministrazione pubblica e molta attività di volontariato in vari ambiti, in varie forme.

La sue priorità in politica sono: occupazione ed economia con stimoli alle imprese e al lavoro; il tema famiglia con azioni a favore di esse ed azioni per incrementare la natalità; la protezione dell’ambiente e un miglioramento della sostenibilità in futuro con un’attenzione all’ecologia, al riciclo e all’eliminazione dei rifiuti in maniera intelligente, ovvero con la trasformazione per esempio di energia partendo dall’eliminazione degli stessi rifiuti; formazione ed investimento in giovani talenti; infrastrutture, sicurezza delle persone ma anche di coloro che ci proteggono ogni giorno. Insomma, un programma ambizioso.

Sara è nata a Bellinzona nel 1982 da genitori immigrati cristiani siro-ortodossi, provenienti dalla
Turchia. È cresciuta nella realtà multietnica e multireligiosa che è il quartiere delle Semine di Bellinzona, comunità costituita da molteplici e successive ondate migratorie (italiani, portoghesi, spagnoli, turchi, indiani, croati, serbi, macedoni, sloveni, albanesi, kossovari e altri provenienti dalla frammentazione dell’ex Jugoslavia; cristiani, cattolici, ortodossi e musulmani e indu). Un quartiere dove la parola inter… culturale – religioso è la vita, da decenni. Tutti lavoratori, come i genitori di Sara. Figlia di questo quartiere Sara ha impostato il suo decennale impegno politico e questa campagna elettorale incontrando la gente, qualsiasi, senza barriere culturali, religiose o linguistiche. «Nelle valli mi hanno chiesto per esempio cosa ne pensavo del problema dei grandi predatori», a livello di
aziende ha affrontato il problema delle piccole e medie imprese (PMI), perché si deve «prendere coscienza che oggi c’è troppa burocrazia e una «iper» regolamentazione. A causa delle continue modifiche di legge, bisogna supportare le PMI, perché le leggi vengono create o modificate ma non sempre sono comprensibili agli imprenditori. Un imprenditore perde molto del suo tempo e soldi già solo per comprendere delle leggi. Quei soldi e tempo che investe nella comprensione dei testi di legge modificati, potrebbe investirli in altro. C’è la necessità di avere dei consulenti a livello cantonale che aiutino le PMI». Poi i giovani. «In Ticino si fa poco per loro. Lo mostrano i dati recenti dell’Ufficio
federale di statistica dai quali risulta che sempre di più le nuove generazioni vanno oltre Gottardo o addirittura all’estero». Per non parlare dei pendolari che dal Ticino vanno in Svizzera interna.

«Bisogna pensare non solo ai giovani fino ai 13 anni, ma anche a quelli fino ai 25-30 anni».

In consiglio comunale a Bellinzona, Sara si è sempre impegnata per le politiche giovanili a partire dalla sua mozione per creare un consiglio consultivo dei giovani o per dar vita a spazi aggregativi per le nuove generazioni. «Bisogna pensare non solo ai giovani fino ai 13 anni, ma anche a quelli fino ai 25-30 anni». Questioni che Sara ha discusso tantissimo con la gente nelle settimane della campagna, raccogliendo il sostegno dei giovani ma anche di adulti e gruppi diversi. «Un altro tema affrontato è quello dell’inclusività: ad esempio con l’eliminazione delle ultime barriere architettoniche per chi è
affetto da disabilità, nel maggior sostegno al reinserimento professionale per chi è affetto da un’invalidità parziale ma anche contribuire a sensibilizzare maggiormente la popolazione dell’esistenza di alcuni disturbi fisici o mentali ancora poco noti e dei segnali d’allarme che è importante riconoscere subito per poter agire tempestivamente nelle cure o altro».

L’assenteismo giovanile al voto

Perché la gente, soprattutto i giovani, vota sempre di meno? «Dalle ragioni che ho raccolto le persone sentono che le cose non cambiano». La disillusione quindi, ad esempio riguardo al mondo del lavoro. «Ci sono aziende che offrono solo uno stipendio minimo, questo discrimina evidentemente chi ha da sostenere una famiglia o le spese del costo della vita in Svizzera». Gli esempi non mancano: lavori di stage poco retribuiti e prolungati sempre come stage per colmare l’assenza di personale. «In generale la gente su questi temi ha un pensiero negativo». Secondo Sara inoltre «si dovrebbe fare di più, anche a scuola, riguardo ad una sensibilizzazione civica», senza dimenticare «i social come Instagram o TikTok«.

«Ho sempre cercato di far passare un messaggio: se non si va a votare, le cose non possono cambiare».

In Ticino il disinteresse al voto non corrisponde ad una disattenzione politica: «Il fatto che parlando con le persone, vedi come vengono citati temi e problemi politici, significa che l’interesse non manca. Il problema è la disillusione nei confronti dell’agire dei politici. Da parte mia ho sempre cercato di far passare un messaggio: se non si va a votare, le cose non possono cambiare». Certo, non è facile.

L’interculturalità

«Ho partecipato e partecipo – continua Sara – a vari eventi di diverse comunità culturali: dai serbi, ai tamil, ai kossovari e albanesi; sono andata a marzo ad una festa dei macedoni a Locarno e dai calabresi per la Festa di San Giuseppe. Vivo tante comunità straniere oltre alla mia di origine aramea. In quanto figlia di immigrati capisco le dinamiche di figli e di immigrati, dall’arrivo in Svizzera fino all’integrazione. Ho anche incontrato a più riprese la mia comunità d’origine e a tutti, ma in particolare alle donne e ai giovani, ho dato la mia disponibilità a organizzare un momento informativo in cui presentare il lavoro di un consigliere comunale e raccontare il mio vissuto, proprio per promuovere l’avvicinamento alla politica».

L’interreligiosità

Un’esperienza che sicuramente potrà essere di aiuto a Sara per intercettare i bisogni della gente è la sua vicinanza e amicizia con comunità cristiane e religiose diverse. «Sono stata sostenuta da tutti, anche da comunità musulmane. Mia mamma che era cristiana faceva le traduzioni per i turchi-turchi e turchi-curdi, indipendentemente dalla loro religione di appartenenza. Questa è un’eredità in cui credo. Le religioni devono unire, non dividere. Se vado dai musulmani entro a piedi scalzi nei loro luoghi e vi trovo persone immigrate o figli di immigrati come me. Nessuno di loro mi ha mai fatto sentire diversa perché sono cristiana ortodossa. Anche la frequentazione dei cattolici del mio quartiere: dalle Sante Messe della parrocchia cattolica delle Semine in cui suonavo la chitarra con altre persone e vi ho cantato per moltissimi anni, alle splendide esperienze delle colonie a Quinto con don Carlo Scorti e altri volontari quando avevo 11-12 anni, agli incontri del gruppo giovani dell’Azione Cattolica in parrocchia il venerdì sera, alle serate di preghiera del sabato a Lugano, con il vescovo insieme ad altri giovani del Ticino di Azione Cattolica, fanno parte della mia storia fino ai 17 anni. Sono nate delle amicizie che ho ritrovato anche durante la campagna elettorale.

Una vicenda bella non priva di momenti di difficoltà quella di Sara, che ha perso presto i suoi genitori, portati via da malattie incurabili e perso tutti i nonni. La sua storia è l’immagine di un Ticino che in pochi decenni è cambiato e sta velocemente continuando a cambiare e il suo esempio è un messaggio di interculturalità e interreligiosità che va oltre i confini della politica.

Sara Demir.
15 Aprile 2023 | 08:34
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