Il sogno del gesuita Peter McVerry: «Niente più homeless in Irlanda»

Il sabato sera dormono sui bocchettoni dell’aria calda di Grafton Street, la via del lusso e dello shopping di Dublino. La domenica mattina sul lungo Liffey diventano una lunga teoria di cartoni. Uomini, donne, bambini. Sono gli homeless dell’Irlanda dai prezzi impazziti delle case, di una Dublino dal volto trasformato negli ultimi cinque anni dall’arrivo dei colossi dell’Information Tecnology con stipendi da capogiro. E degli affitti in nero, senza regole: 2300 euro per una casa che può ospitare tre persone, 3200 per una da cinque, 400 euro in più del precedente periodo d’oro dell’economia, quello della Tigre celtica. Tutto questo, nonostante sia stato approvato nel 2016 un piano governativo di contenimento degli affitti, che bloccava la crescita dei prezzi al 4%. Più o meno lettera morta. Come il piano del social housing: nel 2015 sono solo 75 le case di questo genere costruite in Irlanda.

 

I numeri degli homeless fanno venire i brividi: l’ultimo report di Focus Ireland, solo pochi giorni fa, dice che diecimila sono i senza casa: 2800 bambini che vivono in 1329 famiglie per strada a Dublino. A gennaio erano 300 in meno, un anno fa 700 in meno. Durante i giorni del grande freddo alcune di queste persone non sono volute andare a dormire negli ostelli: li hanno presi in carico i Centri di cura mentale. Perché una delle piaghe di vive in questa condizione è proprio il disagio dell’anima. In cui trova terreno fertile il mercato della vendita illegale delle benzodiazepine: un euro per una pasticca da 0,50 mg.

 

«Un uomo senza casa può arrivare a consumarne anche dieci in un giorno. E questi farmaci possono entrare senza problema anche in carcere». Lo racconta una domenica mattina dopo aver celebrato come ogni giorno l’Eucaristia in carcere padre Peter McVerry. 74 anni, gesuita, nato a Belfast, che da più di 30 anni lavora con i senza tetto nella capitale della Repubblica di Irlanda. «Il centro inizialmente era dedicato al gesuita Pedro Arrupe (sulla targhetta della sede di Mountjoy street c’é ancora il suo nome, ndr) poi si è reso necessario che fosse più riconoscibile con una figura di riferimento irlandese. Abbiamo messo il mio nome solo per questo», dice con modestia.

 

I numeri della «Peter McVerry trust» la collocano come una delle realtà più forti di supporto ai senza casa: nel 2016 sono state 4500 le persone che hanno aiutato, 4200 i posti messi a disposizione. Secondo le prime indiscrezioni che circolano sulla visita del Papa in Irlanda, Francesco potrebbe incontrare una delle associazioni che a Dublino sostengono i senzatetto. Perché questa è l’emergenza sociale più forte e in cui le associazioni cattoliche al momento stanno mettendo le loro energie. Anche il primate della Chiesa in Irlanda, Eamon Martin, lo ha ricordato in molti dei suoi discorsi ufficiali: «Gli homeless e la povertà crescente sono il sintomo delle scelte politiche ed economiche del paese».

 

Gli fa eco padre McVerry: «La Chiesa dovrebbe urlare dai tetti che le persone che non hanno una casa perdono la propria dignità umana di figli di Dio. A dodici anni dalla fine dell’austerità quello che sta accadendo è inaccettabile». Ha un sogno questo padre gesuita che camminando per le strade di Dublino saluta le persone che incontra ed ha una parola e un sorriso per tutti: «Io vorrei che un giorno la «Peter McVerry trust» diventasse inutile. Che non servisse più. In un certo senso lavoriamo per questo perché un giorno i senza tetto spariscano e non servano più servizi di supporto».

 

Intanto oggi l’associazioneha una credibilità all’interno dell’Irlanda secolarizzata e spesso troppo arrabbiata anche per pregiudizio nei confronti delle associazioni cattoliche: «Sono 300 le persone che lavorano a tempo pieno nel nostro staff, 100 i part time, 70 i volontari. Oltre a Dublino le due contee in cui è presenti la «Peter McVerry» sono Kildare e Limerick». Ci sono i servizi per quelli che sono da soli, i cosiddetti ostelli a cui bisogna telefonare la mattina per sapere se la sera è possibile andare a dormire lì. E devono ripetere questa operazione ogni giorno: «Ma c i sono tanti uomini che non vogliono andare in questi giorni per paura di subire furti, aggressioni o di entrare in contatto con persone che usano droga» dice il gesuita. Le tante famiglie che oggi invece pur lavorando non possono permettersi una casa dormono su divani offerti dagli amici, «ma in questo modo non avendo un sussidio non possono usufruire delle risorse del welfare, 750 euro al mese».

 

Per la recente tempesta «Emma» sono stati allestiti 185 posti letto in più a Dublino e nella contea di Kildare con tre nuovi servizi di accoglienza ed un grande numero di persone che hanno ricevuto una coperta per strada. Tomas è stata una delle 121 persone che dormivano in quei giorni nello Sport Center ha scritto ai volontari: «Lo staff è stato gentile nonostante ci fossero la neve e il ghiaccio, si sono assicurati che avessimo una coperta per poter passare bene la notte. Ci hanno dato dei vestiti, cappelli, calzini, guanti, cibo. E sono stai così carini e gentili! Si sono occupati del procurarci un posto letto al coperto per il freddo. Non dimenticherò mai come ci avete trattato in questi giorni».

Francesca Lozito – VaticanInsider

4 Aprile 2018 | 07:30
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Homeless (1), Irlanda (33)
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