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I Quaresimali con mons. de Raemy: «Un gioco duro, ma bello: la vocazione cristiana al combattimento. Attenzione agli abusi spirituali nella Chiesa»

«Questa sera ho imparato tanto. Ho compreso più a fondo la Sacra Scrittura e ho colto dettagli che non avevo finora mai scorto». È una reazione di sincera sorpresa quella suscitata nei parrocchiani – quasi quaranta – ritrovatisi ieri sera al Centro «La Torre» di Losone per assistere al primo appuntamento con i Quaresimali del vescovo, in diretta streaming dalla Cattedrale dei Patriarchi a Gerusalemme, dove in questi giorni è in corso il pellegrinaggio del gruppo «Diaconato e Ministeri».

Tanti gli spunti emersi durante la condivisione comunitaria, guidata da alcune domande poste dal Vescovo tramite il sussidio distribuito in sala e legati al racconto evangelico delle tentazioni di Gesù – Matteo 4, 1-11 – commentato nella catechesi: la «tentazione», ad esempio, secondo alcuni partecipanti, di credere meno in Dio a meno che non si manifesti al più presto per risolvere i mali presenti, ma anche quella di prendere delle decisioni comunitarie importanti senza prima essersi messi in preghiera. Pensieri orientati dalla lucida riflessione iniziale di mons. de Raemy:

«Il racconto delle tentazioni – ha esordito il Vescovo – è forse uno dei più fedeli di tutto il Vangelo, perché ci viene riferito da Gesù stesso. Ci troviamo, con questo episodio, nel periodo subito successivo il Battesimo di Gesù,  che si lascia battezzare come un peccatore e entra nella nostra umanità ferita. Lo scopo del suo passaggio nel deserto? Essere tentato dal diavolo. Ma Cristo si è da poco lasciato battezzare per unirsi alla nostra umanità, è uno di noi; ciò significa che il nostro essere cristiani implica essere condotti dallo Spirito per essere tentati; è un destino di combattimento, una lotta spirituale. Cristo, che ha assunto la nostra umanità, ce lo dimostra. Uniti a Gesù, i cristiani sono coloro che combattono permanentemente tutto il male possibile».

Rimanere dalla parte del bene

Uno scopo – aggiunge il vescovo –  »forse un po’ austero, simile a una «partita» calcistica, ma è una sfida bella, anche perché nel Padre nostro preghiamo non abbandonarci alla tentazione. Non diciamo: Evita che ci sia la tentazione. Al contrario invochiamo: Per favore Gesù sii presente nella mia tentazione.

Questo è il nostro essere cristiani: un gioco serio ma bello perché lo possiamo vivere con Gesù.

L’unica forma di «violenza» che ci è richiesta in questo sforzo è quella di trattenerci dal rispondere al male con il male: invece di essere violento, rimanere nella non violenza, rimanere solo dalla parte del bene. Questo è il combattimento che dobbiamo sostenere, ed è una lotta che necessita più di tutte di forza. E Gesù questa forza ce la da».

Una battaglia lunga una vita

«Le tre tentazioni di Gesù – sottolinea il vescovo – rappresentano tre false idee di come poter essere cristiano. Sono le cose che dobbiamo combattere permanentemente. Gesù vi si trova confrontato lungo un periodo di tempo di 40 giorni, ad immagine dei 40 anni del Popolo d’Israele nel deserto. 40 anni era l’età media di un uomo del tempo: un modo per dirci che anche la nostra battaglia per essere cristiani è un combattimento che dura tutta la vita, «scuola di libertà», come lo sono stati, infine, i 40 giorni dei discepoli trascorsi senza Gesù fra la resurrezione e l’ascensione, per imparare ad andare avanti senza di lui presente fisicamente».

E sulla prima tentazione – «Se sei Figlio di Dio che questi sassi diventino pane» (Mt 4,1)– de Raemy nota che il diavolo «non dice a Gesù che egli è «il» Figlio di Dio, ma semplicemente lo provoca dicendo genericamente «se sei Figlio di Dio». Ciò dimostra che non conosce Gesù fino in fondo, perché non osa attribuirgli appieno il titolo che gli è stato dato al Battesimo. Non vede il Mistero di Gesù fino in fondo. Così non conosce neanche la nostra vera identità, non arriva fino a lì, è obbligato a tentarci alla superficie».

Nutriti dalla Parola che ci ha creati

In risposta a questa prima tentazione, Gesù invece sottolinea l’importanza della Parola di Dio come nutrimento: «E quali sono le Parole che Dio pronuncia e che ci nutrono? Sono le parole proferite alla Creazione:  che la Luce sia e la Luce fu, che l’uomo sia e l’uomo fu. Parole della creazione dell’uomo, del kosmos. Ma la bocca di Dio è anche quella che ha dato lo spirito, il soffio dello Spirito Santo.

Dunque vivere non solo di pane è riconoscere che la vita stessa è tutta di Dio e che questo ci nutre; ancora più bello del pane, che conserva questa vita preziosa, è sapere che Dio ha voluto e vuole la vita per me, all’interno di quella Creazione che è la sua dimora».

Il vero significato della fiducia

In aggiunta, in risposta alla seconda tentazione, Gesù ammonisce: «Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». «Nemmeno in una coppia «mettersi alla prova» è dimostrazione di vero amore. Anzi, dimostra sfiducia nell’altro, è una trappola. Così buttarsi dal tempio non sarebbe un segno di fiducia, ma un modo di sfidare Dio e dunque di sfidarsi. La fiducia vera, invece, è quella che lascia l’altro essere colui che è, lo accoglie e lo ama così. E così con Dio».

Il pericolo degli abusi spirituali

Quindi la risposta all’ultima tentazione. «Vattene Satana, hai mostrato il tuo volto, mi hai chiesto di considerare come l’aiuto più grande che io possa ricevere nella mia vita il tuo: così Gesù risponde al diavolo.

Anche nella Chiesa è accaduto e accade che qualcuno si sostituisca a Dio, ad esempio un leader carismatico preso come  unico riferimento, tanto da dimenticare che Dio è Dio.

E questo è accaduto: fa parte di quello che chiamiamo gli abusi spirituali, gli abusi di potere che possono verificarsi quando qualcuno di cui Dio contava di servirsi, ad esempio un presbitero, viene venerato a tal punto da immaginare che tutto quello che dirà, dato che la riconosco come sacerdote a nome di Cristo, sia il Vangelo.

Ma il Vangelo è di Dio, è di Cristo, non è di una qualsiasi traduzione possibile.

Contro queste tentazioni, cari amici, e questi modi di vivere non come Dio vuole, dobbiamo condurre in permanenza il combattimento. Come dice padre Ermes Ronchi: «Cristo non ha cercato pane a suo vantaggio, ma si è fatto pane a nostro vantaggio». Ecco il modo giusto di servirsi del pane per conservare la vita che sia occasione di condivisione.

Chiediamo al signore di rimanere sulla strada di questo combattimento spirituale, che è una bella vocazione che ci avvicina a Cristo e agli altri».

Le catechesi con mons. de Raemy per il resto della Quaresima si svolgeranno ogni settimana in un luogo diverso della diocesi. Il prossimo collegamento, organizzato dalla Rete Pastorale «San Vittore», si terrà giovedì 2 marzo dalla Sala della Nunziatura di Balerna e potrà essere seguito sul canale youtube della Diocesi dalle ore 20. È possibile scaricare il materiale per partecipare a queste riflessioni su diocesidilugano.ch o su catt.ch. Gli altri appuntamenti previsti sono: il 9 marzo alle 20 a Bellinzona, Madonna delle Grazie; il 16 marzo alle 20 nella parrocchia di Quinto; il 23 marzo alle 20 nella parrocchia di Losone (organizza locale Rete Pastorale e CMSI); il 30 marzo a Lugano alle 20 al Centro Cittadella. Qui il video completo della prima Catechesi.

LQ

24 Febbraio 2023 | 07:10
Tempo di lettura: ca. 4 min.
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