Il Papa: le quattro tracce di un buon cristiano
Negli Atti degli Apostoli (At 2, 42.44-45), l’evangelista Luca descrive lo stile di vita dei primi cristiani di Gerusalemme. Essi, dice: «Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. […] Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno».
La comunità di Gerusalemme: condivisione e preghiera
Luca mostra la chiesa di Gerusalemme come «il paradigma di ogni comunità cristiana, come l’icona di una fraternità che affascina e che non va mitizzata ma nemmeno minimizzata», esordisce il Papa, proseguendo la riflessione iniziata tre mercoledì fa sugli Atti degli Apostoli. La Pentecoste è un’esperienza recente, lo Spirito Santo è appena sceso sulla prima comunità cristiana, infondendo in tanti la volontà di aderire all’annuncio di salvezza in Cristo, di convertirsi e di ricevere il battesimo nel suo nome. Si parla di circa tremila persone che «entrano a far parte di quella fraternità che è l’habitat dei credenti ed è il fermento ecclesiale dell’opera di evangelizzazione», dice Francesco. Perché proprio la fede di questi fratelli e sorelle in Cristo fa da scenario alla missione degli Apostoli.
Le quattro tracce di un buon cristiano
Quattro elementi caratterizzano la vita dei credenti di quella primitiva comunità: la perseveranza nell’ascolto degli insegnamenti degli apostoli, la pratica di «un’alta qualità di rapporti interpersonali anche attraverso la comunione dei beni spirituali e materiali», il dialogo con Dio attraverso la preghiera e la «frazione del pane», cioè l’Eucaristia. E il Papa, ripetendo questi quattro atteggiamenti osserva che sono queste le «tracce di un buon cristiano».
Diversamente dalla società umana, dove si tende a fare i propri interessi a prescindere o persino a scapito degli altri, la comunità dei credenti bandisce l’individualismo per favorire la condivisione e la solidarietà.
E a braccio sottolinea:
Non c’è posto per l’egoismo nell’anima di un cristiano: se il tuo cuore è egoista tu non sei cristiano: sei un mondano, che soltanto cerchi il tuo favore, il tuo profitto. E Luca ci dice che i credenti stanno insieme cioè la prossimità e l’unità sono lo stile dei redenti: vicini, preoccupati uno per l’altro, non per sparlare dell’altro. No: per aiutare, per avvicinarsi.
La carità fraterna è garanzia di una liturgia autentica
I cristiani, prosegue il Papa, sono chiamati a condividere, a immedesimarsi con gli altri e a dare, come leggiamo negli Atti: ›secondo il bisogno di ciascuno’ e spiega: «Cioè la generosità, l’elemosina, il preoccuparsi dell’altro, visitare gli ammalati, visitare coloro che sono nel bisogno, che hanno necessità di consolazione». Solo a queste condizioni, afferma, questa fraternità che è la Chiesa «può vivere una vita liturgica vera e autentica». La perseveranza della comunità nel rapporto autentico con Dio e con i fratelli, continua Francesco, diventa inoltre garanzia di crescita, «forza attrattiva che affascina e conquista molti». Quindi, conclude:
Preghiamo noi lo Spirito Santo perché faccia delle nostre comunità luoghi in cui accogliere e praticare la vita nuova, le opere di solidarietà e di comunione, luoghi in cui le liturgie siano un incontro con Dio, che diviene comunione con i fratelli e le sorelle, luoghi che siano porte aperte sulla Gerusalemme celeste.
Il saluto agli ammalati riuniti nell’Aula Paolo VI
Dopo la catechesi sintetizzata nelle altre lingue, e le parole rivolte ai pellegrini provenienti dai diversi Paesi, nei saluti in lingua italiana, il Papa dice che questa udienza è l’ultima prima della pausa estiva, e che si svolge in due gruppi:
Voi che siete in Piazza, e un gruppo di ammalati che sono nell’Aula Paolo VI e seguono nel maxischermo, perché è tanto il caldo che è meglio che gli ammalati stiano al riparo. Salutiamo il gruppo degli ammalati!.
Poi ricorda che venerdì prossimo si celebrerà la solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù e conclude invitando tutti «a guardare a quel Cuore» e ad imitarne i sentimenti. Infine una richiesta: «Pregate per tutti i Sacerdoti e per il mio Ministero petrino, affinché ogni azione pastorale sia improntata sull’amore che Cristo ha per ogni uomo».
(Vatican News)