Ticino e Grigionitaliano

Mons. de Raemy ai Quaresimali da Losone: «Il vero miracolo è l'amore di Dio»

Oltre il fiume Giordano, lì dove la missione dello stesso San Giovanni Battista aveva preso inizio, lontano dalle autorità che si sono ormai convinte della pericolosità di Gesù. È questa la scena che si presenta al lettore nel brano evangelico che racconta la risurrezione di Lazzaro (Gv 11, 1-45), ieri commentato da mons. Alain de Raemy, nel corso del penultimo appuntamento con i Quaresimali. In diretta da Losone, dove al Centro «La Torre» lo ha accolto con grande partecipazione la Rete pastorale «Madonna della Fontana» e la rete della Conferenza missionaria della Svizzera italiana (CMSI), la catechesi ha preso avvio proprio da questo presunto «scandalo» con cui i capi della sinagoga si sentivano confrontati guardando a Gesù: un uomo che pretende di essere Dio, che pretende di gestire le regole della comunità – ad esempio annullando il riposo nel giorno di sabato – e che, soprattutto, asserisce di essere esplicitamente «Figlio di Dio».

Vero Dio e vero uomo

Eppure, fa notare il vescovo, «così dicendo non nega nemmeno di essere uomo, non relativizza per niente la sua e nostra umanità, di cui è pienamente partecipe, salvo il peccato. Ma non fa nemmeno finta di essere un uomo, lo è veramente: non si attribuisce dei poteri divini per risolvere le vicende terrestri, non gioca al «medico straordinario». Non vuole pubblicità sulle tante guarigioni, non lascia neanche parlare di lui in quanto Messia, perché conosce le insidie che si celano dietro il termine, il rischio delle false attese che questo titolo presso il popolo potrebbe suscitare». Ciononostante, «i suoi miracoli sono stati tanti. Ma Gesù vieta di parlarne, vuole che si taccia. Il Suo compito non è scavalcare la nostra mortalità: l’umanità rimane piena in lui». Da qui lo «scandalo»: «Gli oppositori di Gesù non possono immaginare una tale combinazione di divinità e umanità, senza che l’una escluda l’altra. Gesù, infatti, ci viene presentato in questo miracolo della risurrezione di Lazzaro, tanto uomo quanto Dio e tanto Dio quanto uomo. Dio perché si mostra maestro della vita e della morte, predicendo ad esempio la morte di Lazzaro ma poi dimostrandosi capace di resuscitarlo. Uomo in quanto persona turbata, che freme, si commuove, grida.

Riprendo qui le parole di Ermes Ronchi: quando l’uomo ama compie gesti divini; quando Dio ama compie gesti umani».

La potenza dell’amore

E sull’umanità di Gesù mons. de Raemy prosegue: «Gesù in realtà di principio non pone nemmeno un freno alla morte, lascia che la vita faccia il suo corso, non interviene per cambiare il corso delle cose. Il Vangelo infatti ci dice che egli raggiunge Lazzaro al quarto giorno dopo la morte, quando il processo biologico è ormai indubitabilmente compiuto. Si prende tutto il tempo. Cos’è dunque che vince la morte? Probabilmente non l’essere al di sopra delle leggi di questo mondo, ma il fatto appunto di piangere, fremere, commuoversi, gridare.

Si vince la morte non con un di più di vita ma con l’amore.

Il motivo della risurrezione di Lazzaro è l’amore di Gesù, un amore fino al pianto, fino al grido. Di nuovo, dice Ermes Ronchi, le lacrime di chi ama sono la più potente lente di ingrandimento della vita. Guardando attraverso una lacrima, capisci cose che non avresti mai potuto imparare sui libri. Così tutto, in questo Vangelo, è un richiamo alla fede di chi ama: Gesù, da cui parte il miracolo».

E il Vangelo aggiunge che Gesù non guarisce le persone perché sono giuste o peccatori, ma «affinché il Figlio di Dio venga glorificato». Subito dopo Gesù verrà tuttavia condannato, anche in virtù di questi stessi miracoli. Di quale gloria si tratta dunque? «Si tratta della manifestazione visibile dell’amore di Dio, sottolinea mons. de Raemy, quell’amore che si manifesterà sulla croce e convertirà il ladrone. Quell’amore che farà dire al centurione quando assisterà alla sua morte: «Veramente è il Figlio di Dio». Quell’amore che convertirà San Paolo assistendo alla morte di Santo Stefano, che perdonerà a immagine di Gesù i suoi uccisori.

È l’amore la ragione della vita, della vita eterna. Credere in Dio è credere in questo amore, unico motivo della risurrezione dei corpi».

Noi come Lazzaro

Così davanti alla tomba di Lazzaro, «Gesù è lì per testimoniare un amore più grande di tutto. Dal momento della sua commozione, del suo pianto, simbolo tangibile di questo amore, può compiere il miracolo. E la preghiera di Gesù, prima di compierlo è emblematica. «Ti ringrazio Padre…»: ti ringrazio perché mi hai creato perfettamente Dio e perfettamente uomo, capace di questo amore. Da qui capisco che Lazzaro è ciascuno di noi, coloro che tu ami.

Ripetiamolo nella fede: io sono colui o colei che tu ami e che non accetterai mai di veder finire nel nulla della morte; tu mi fai per la vita e una vita di amore».


Al termine della catechesi, un breve video ha proposto ai partecipanti di ripercorrere e pensare, in occasione della Giornata dei missionari martiri, ai nomi degli operatori pastorali uccisi nel 2022, «testimoni del vero amore, di quello che si commuove e partecipa alle sofferenze di tutti gli uomini», ha concluso mons. de Raemy. Per poi terminare con una preghiera:

«Fa che diventiamo l’amore nella nostra madre Chiesa».

Il prossimo Quaresimale sarà trasmesso dal Centro Cittadella a Lugano (Sacro Cuore) giovedì prossimo, dalle ore 19.55, con possibilità di seguirlo da casa sul canale youtube della Diocesi e su catt.ch.

Laura Quadri

24 Marzo 2023 | 12:35
Tempo di lettura: ca. 3 min.
amore (34), catechesi (91), commento (222), de ramey (1), gesù (23), lazzaro (1), losone (8), quaresimali (8), vangelo (118)
Condividere questo articolo!