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Il vescovo Alain online da Montserrat: «Gesù conosce i nostri entusiasmi e i nostri tradimenti, eppure ci ama»

Dal Santuario di Montserrat, a 30 chilometri da Barcellona, dove il vescovo Alain si trova per un ritiro spirituale è andato in onda sul canale youtube della diocesi di Lugano l’ultimo incontro quaresimale sui Vangeli della domenica curato da mons. de Raemy. Il vescovo ha brevemente introdotto il luogo di secolare fede da dove ha parlato, ubicato su un alto monte, un tempo dimora di eremiti, poi dall’anno 1000 abitato dai benedettini. Li si venera la Vergine nera di Montserrat. Un luogo quindi di pellegrinaggio e devozione da parte di tutti gli abitanti della Catalogna.

La parola commentata dal vescovo è quella del vangelo di Marco, (Mc 11,1-10), pericope che viene letta all’inizio della funzione delle Palme. È il Vangelo dell’entrata di Gesù a Gerusalemme. Di fatto, nell’immaginario comune, ha osservato mons. Alain, questa entrata è considerata quella che precede la passione. In realtà si tratta della narrazione di un’entrata che non è l’ultima della vita di Gesù. Detto questo, il vescovo ha reso attenti ai nomi dei luoghi e ai particolari geografici menzionati nella pericope: vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi e Gesù che invita ad andare «nel villaggio di fronte a voi». Tutti luoghi – ha spiedato de Raemy – noti ai presenti, con questo invito ad andare in un posto vicino – significa per noi che dobbiamo vivere la prossimità di un annuncio: siamo chiamati ad annunciare Gesù nelle circostanze prossime della vita. Mons. de Raemy ha poi commentato i particolari trasmessi dagli altri sinottici e da Giovanni che narrano lo stesso evento. Il vescovo ha ripreso il collegamenti con le Scritture dell’Antico Testamento. «Dite alla figlia di Sion: «Ecco, a te viene il tuo Re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma». (Zc 9,10). Un’immagine profetica – ha spiegato il vescovo – così diversa da come l’immaginario collettivo attendeva invece un Messia regale. Poi, i vari particolari dei rami, dei mantelli stesi, del canto dell’Osanna. Immagini che richiamano, da un lato l’intronizzazione di un re, come d’altronde viene pure descritta nell’Antico Testamento (2 Re 9,13) e dall’altro le parole del Salmo 118 «Benedetto colui che viene nel Nome del Signore» (Sal 118, 26), alle quali si aggiungeva un grido – «Osanna» –, che significa: «salvaci!» «aiutaci!». Riprendendo il Salmo 118 il vescovo ne ha spiegato il senso, un Salmo cantato nella festa ebraica di Sukot o delle capanne, che ricorda la vita del popolo di Israele nel deserto durante il loro viaggio verso la terra promessa. Durante il loro pellegrinaggio nel deserto gli ebrei vivevano in capanne (sukot). I rami di palma sono un riferimento diretto a questa festa. Alle Palme, ha ricordato il vescovo, riceviamo dei rami di ulivo che portiamo a casa. Sappiamo pure che una volta diventati secchi, si possono riportare in parrocchia perché vengano bruciati e con essi sia fatta la cenere che distribuiamo il giorno del mercoledì delle Ceneri.

L’entusiasmo e il successivo tradimento della folla

Ma di questa scena evangelica soprattutto colpisce l’entusiasmo della folla che contrasta – ha proseguito de Raemy – con il tradimento di un’altra folla, quella che sceglierà Barabba e condannerà Gesù. Un po’ – ha spiegato il vescovo – come nella vita di molti di noi: ci facciamo prendere dall’entusiasmo per Gesù ma pure dal tradimento. Gesù però conosce entrambi: i nostri entusiasmi e i nostri tradimenti eppure continua ad amarci. «Lui che sulla strada è accolto da rami che poi diventeranno cenere, ci chiede di andare avanti con fede – ha proseguito il vescovo. Lui che nella croce ci ama ci dà la prova con questo suo amore che vale la pena ricominciare sempre, che l’entusiasmo più grande è rendersi conto che nonostante il nostro tradimento, Lui ridà vita alla nostra polvere». Il vescovo così ha ripreso, alla fine del percorso dei Quaresimali, quello che ne è stato il filo conduttore, il tema «Tu ridai vita alla mia polvere» scelto come fil rouge dei sei incontri.

«Le iniziative delle nostre comunità servono a portare la gioia di Cristo a tutti»

Lasciando poi due domande ai fedeli, dapprima mons. de Raemy li ha invitati a riflettere personalmente con Gesù su eventi da accogliere con entusiasmo in questa Quaresima: entusiasmi programmati, iniziative buone in Quaresima come quelle proposte da Azione Quaresimale, ma anche altre richieste di entusiasmo non programmate: richieste di aiuto, di ascolto, di incontro che accadono nella vita di tutti i giorni. Poi a riflettere a livello comunitario su tutte le iniziative in parrocchia, Rete pastorale e vicariato: sono iniziative che servono a far conoscere Gesù? Il Signore – ha ricordato de Raemy – ci chiede di incontrare tutti, l’Osanna che cantiamo andando incontro a Gesù è un Osanna che è per tutti, impegno quindi missionario per portare a tutti la gioia dell’incontro con Cristo.

Tutti i Quaresimali sono stati trasmessi online grazie al lavoro di Caritas Ticino. Qui il link ai precedenti incontri.

Il vescovo online dalla Spagna | © catt
22 Marzo 2024 | 06:55
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