Ticino e Grigionitaliano

Giovanni Pozzi a 100 anni dalla nascita. Un Convegno a Locarno, il 14 ottobre, ne ricorda l'opera

di Laura Quadri

Un Convegno internazionale, dopo il primo svoltosi a Lugano nello scorso mese di maggio, ricorderà il prossimo 14 ottobre la figura di padre Giovanni Pozzi, a cento anni dalla nascita e nella sua città natale, Locarno. Una iniziativa promossa dai professori Carlo Ossola e François Dupuigrenet Desroussilles, che intende rievocare, lungo la giornata che avrà luogo presso la sede locarnese della SUPSI, il contributo dell’illustre letterato ticinese –  frate cappuccino e professore per molti anni presso la Facoltà di lettere dell’università di Friborgo –  allo studio in particolare della devozione popolare e del tema francescano del rapporto tra poesia e preghiera, già presente nel Cantico di frate sole. Un libro, edito da Dadò e che verrà presentato il giorno prima, il 13 ottobre alle ore 18.15 presso la Biblioteca cantonale, presenterà proprio per l’occasione alcuni degli interventi più significativi e fino ad ora inediti di Pozzi sul Santo di Assisi. Infine, la celebrazione il 15 ottobre di una S. Messa presieduta da mons. Alain de Raemy e dai frati della Madonna del Sasso, sarà l’occasione per i partecipanti di salire sul Monte Tamaro e riscoprire da vicino la chiesa di S. Maria degli Angeli, alla concezione della quale collaborò assieme a Mario Botta e a Enzo Cucchi proprio padre Pozzi.

La giornata di studi porta il titolo «Preghiera e poesia». Come nasce l’idea?

D.: «L’origine del Convegno viene proprio dall’idea dovuta a Carlo Ossola di pubblicare per il centenario di padre Pozzi una raccolta di saggi diventati rari e di usare questa pubblicazione per una giornata di studi che valutasse certi aspetti importanti della sua opera. Il volume, intitolato «San Francesco di scrittura in preghiera», raccoglie complessivamente quattro saggi di Pozzi attorno alla scrittura di San Francesco. Ed è partendo da questa lezione francescana che è venuta l’idea di dare al convegno un taglio specifico, tematico, attorno ai temi di preghiera e poesia, trattati da due punti di vista. Da un lato un aspetto storico, riprendendo, da un omonimo saggio di padre Pozzi, una domanda fondamentale: «Come pregava la gente?», domanda alla quale rispose da storico della devozione e della fede. Dall’altra proponendo attraverso la voce di studiosi di varia età e provenienza lo studio del rapporto tra poesia e preghiera nella storia letteraria, partendo da Francesco stesso e andando fino al XX secolo.  Poesia e preghiera furono infatti certamente per Pozzi gli aspetti più importanti della sua vita, al centro dei suoi interessi, ma al contempo invitava a distinguere molto bene i territori dell’una e dell’altra. Gli interventi al Convegno permetteranno di conoscere meglio la riflessione di padre Pozzi su questi aspetti ma anche di discutere la ricerca in corso oggi su questi temi, partendo dalla sua opera. 

L’idea di fondo è molto semplice: organizzare un Convegno al quale, come immaginiamo scherzosamente, padre Pozzi avrebbe avuto piacere a partecipare».

O.: «Il libro che presentiamo contiene saggi rari che è bene rileggere assieme in questa forma, nella loro unità. Ma mi preme sottolineare proprio il carattere di questa prospettiva di lettura «popolare», che è al centro del Convegno. In fondo San Francesco  è il fondatore della sacra rappresentazione silenziosa, il presepio di Greccio, rappresentazione talmente affermata che nel mondo cristiano è diventato simbolo stesso del Natale per la sua forza di persuasione e la sua iconicità simbolica davvero straordinaria. Per ciò che riguarda la parola scritta, tutta la materia francescana è inoltre approdata ai «Fioretti», la raccolta popolare più importante di tutta la tradizione italiana e forse anche europea. Tra Due e Trecento la tradizione francescana innerva e poi consolida dei generi letterari fondamentali fino ad oggi, come i «Fioretti», che sono diventati testi canonici».

Il Convegno si aprirà nello specifico ricordando la chiesa del Monte Tamaro, anche con un intervento di Mario Botta. Perché questa scelta?

«Pozzi lavorò con Botta al rinnovo della biblioteca Salita dei Frati a Lugano. E quando Botta aveva il suo atelier a Lugano passava tutti i sabati con lui. Assieme hanno avuto modo di confrontarsi, in uno scambio orale che non ha lasciato alcuna traccia scritta ma di cui testimonia lo stesso Botta, proprio sul primo tema di questo Convegno: cosa vuol dire costruire una chiesa,

il senso di questa operazione, in rapporto a tutta la tradizione cristiana europea e dall’altra nel contesto del XX secolo, dopo che Botta aveva costruito diverse chiese e poi dato avvio al cantiere di Santa Maria degli Angeli sul Monte Tamaro. Alla costruzione e decorazione di questa chiesa, Pozzi ha contribuito non solo con degli scambi generici sul tema dell’architettura sacra, ma direttamente nella realizzazione e concezione di questa opera unica. La mia impressione è che fu un contributo fondamentale. Scelse, da tutta la tradizione cristiana, 22 attributi mariani poi dipinti da Enzo Cucchi, che si riallacciano direttamente alla tradizione francescana più antica, a quella di San Francesco nel «Cantico» in particolare. Frédéric Ozanam, grande scrittore cattolico del Romanticismo francese, poi beatificato, e professore al Collège de France, nella sua opera sui poeti francescani del Duecento parlava di tutte le manifestazioni del francescanesimo del Duecento, anche architettoniche, come componenti di una «poesia sacra». Le chiese erano per lui «una forma di poesia murale». Le opere di Pozzi e di Ozanam sono ben distinte, ma l’idea di una poesia sacra come architettura ritorna. Le litanie scelte da Pozzi sono una preghiera silenziosa. E sono l’unico testo ad oggi noto di padre Pozzi che testimonia della sua opera come creatore di preghiera. Si apre qui un altro capitolo che il Convegno non toccherà direttamente ma che è presente in sottofondo: la religiosità di Padre Pozzi. Le oltre 600 omelie conservate oggi nel suo archivio privato a Lugano potranno in futuro servire per documentarla».

O.: «Queste litanie mariane, create da padre Pozzi, riportano al contempo al secolo che è stato il suo oggetto di studio privilegiato, il Seicento. Il Seicento è infatti un grande secolo mariano, se pensiamo a opere monumentali come i venti volumi della «Poliantea Mariana» di Ippolito Marracci, che ricapitola tutti gli attributi di Maria nella storia. Aprendo il Convegno su questi temi non si tratta solo di ricostruire amicizie ma anche una tradizione storica che è tra le più importanti e più vive».

Potremmo brevemente descrivere il programma del Convegno?

D.: «La prima sessione si aprirà con due interventi sul contributo specifico di padre Pozzi su francescanesimo e devozione popolare. Per il primo, avremo la testimonianza e l’intervento di Saverio Snider, nipote di Pozzi, che ha conosciuto e lavorato molto da vicino con suo zio, soprattutto nelle campagne di reperimento di vari oggetti di devozione ticinesi, che darà luogo a libro diretto da Pozzi sugli ex voto. Un aspetto del suo lavoro che padre Pozzi stesso chiamava «lavoro da etnografo»: lo studio a tappeto anche delle realtà più umili della preghiera, sia nella sua forma stampata, sfogliando decine e decine di manuali di preghiera dell’Ottocento ma anche nelle sue forme oggettivate, in particolare gli ex voto. Gli interventi successivi riguarderanno lo stato della ricerca su questi temi. Holly Flora è una specialista del manoscritto miniato in campo francescano, ha pubblicato abbondantemente studi sui testi illustrati tratti da Bonaventura. Si soffermerà per il Convegno su un aspetto specifico: come viene trattato il tema della ferita del fianco di Cristo nei manoscritti della «Legenda maior» di Bonaventura, soffermandosi su un raro manoscritto della Biblioteca nazionale centrale di Roma e su questa forma di devozione anche nella preghiera. Alessia Meneghin ci presenterà invece una sintesi su forme e modi della devozione tra Età moderna e tardo Medioevo in Toscana. Si finirà infine la mattinata con la relazione dello storico della lingua Daniele D’Aguanno, che ci presenterà a partire dal metodo di padre Pozzi  uno studio su lingua e retorica nelle preghiere popolari tra Otto- e Novecento nel Centro e Sud Italia. Nel corso del pomeriggio verrà invece messa in luce la tensione feconda tra preghiera e poesia, con Laura Quadri, che tratterà direttamente di mistica e poesia nell’opera di padre Pozzi  in relazione con i due libri fondamentali dello storico Henri Bremond, editi all’inizio del Novecento, «Prière et poésie» e «Poésie pure». Seguiranno tre interventi su aspetti specifici che possano aiutarci a valutare il legame tra preghiera e poesia in periodi diversi, con due studi molto originali, uno di Giacomo Jori dell’Università della Svizzera italiana che studierà i rifacimenti del cantico di San Francesco nel Cinquecento, e uno di Erminia Ardissino, che studierà le poesie sul Nuovo Testamento, tutt’oggi completamente dimenticate, di un poeta cappuccino del Cinquecento, Ludovico da Filicaia. Sandra Migliore, eccellente specialista della figura di S. Francesco in età moderna, ha invece studiato per noi le cosiddette «sanfrancescherie»: in senso peggiorativo, usi e abusi della figura di S. Francesco scrittore nel XX secolo. Concluderà la giornata la lectio magistralis del prof. Ossola, che illustrerà come l’endiadi «preghiera e poesia» obblighi anche a considerare la nozione di «orazione», facendo riferimento alla grande figura di Pascal, autore di un testo, la «Preghiera per il buon uso delle malattie», in cui egli stesso formula definizioni e stabilisce i perimetri della preghiera».

Quale posto occupano, oggi, a livello internazionale, gli studi di padre Pozzi?

D.: «Padre Pozzi è una figura estremamente originale nel campo dell’italianistica della fine del Novecento; si può dire che ha avuto numerosi allievi, ma nessun discepolo. Nella sua ricerca univa infatti degli aspetti genericamente tenuti lontani dagli altri studiosi, quali la conoscenza e l’uso estremamente virtuoso della semiotica, unitamente a una conoscenza diretta e filologicamente impeccabile dei testi della lunga tradizione della letteratura religiosa e italiana, dalla Bibbia ai padri, ai testi medioevali. Nel mondo anglofono è sopratutto riconosciuto per i suoi testi sulla mistica femminile. Per esempio alla fine della sua vita tenne conferenze in Canada dove incontrò esponenti di una corrente internazionale che si dedica alle voci femminili nella storia della Chiesa che si mostrarono  molto interessati alla sua antologia sulle scrittrici mistiche ma anche a studi specifici su temi mistici. Aveva una cultura francese notevole – scrisse alcuni articoli direttamente in francese – al punto che avrebbe voluto vedere tradotto in francese il suo volume «La parola dipinta» già nel 1981, convinto che il mondo intellettuale francese sarebbe stato più ricettivo della sua opera. A distanza di anni, questo desiderio dovrebbe potersi compiere il prossimo anno, nella traduzione che ho curato per le Presses de l’Ecole normale superieure.  Vi è poi una dimensione particolarmente internazionale del suo breve libro testamentario sulla tradizione del silenzio mistico, «Tacet», che oltre alla mia traduzione francese è stato tradotto in spagnolo e in serbo ».

La Biblioteca Salita dei Frati di Lugano, tra le promotrici anche del primo Convegno dello scorso maggio, custodisce oggi l’Archivio delle carte manoscritte di Pozzi. Quali gli aspetti interessanti di questo materiale?

D.: «Vi ritroviamo cose attese, come la ricchissima corrispondenza e un grande numero di conferenze alcune già pubblicate, altre inedite ma che toccano argomenti già conosciuti attraverso le sue pubblicazioni. Penso alla serie di conferenze prima della morte ad Assisi sulla mistica femminile, in cui ci sono aspetti che ci si aspetterebbe ma anche alcuni meno attesi, ad esempio la sua attenzione per Simone Weil e una conoscenza molto attenta della sua opera. Ci sono anche i quaderni dei suoi corsi universitari, dai temi molto variegati, dall’inizio della prosa volgare italiana, fino a corsi su Gadda. Infine, vi sono le sue omelie, la cui ricchezza non è solo numerica. In esse si tratta anche di argomenti che non avrebbe mai trattato nelle sue opere di studioso, ad esempio, già nei primi anni Ottanta e molto prima della «Laudato si’», il tema dell’ ecologia francescana. Abbiamo la tendenza a vedere in lui la figura del grande letterario, ma a negligere forse la sua veste di frate cappuccino. Nel 2026, ottavo centenario dalla morte di S. Francesco, sarebbe bello poter pubblicare le sue omelie su S. Francesco e S. Chiara».

O.: «Si tratta soprattutto, per l’Archivio, di avviare dei giovani agli studi, censire i carteggi e anche sollecitare qualche studio, forse, sulla formazione universitaria di padre Pozzi. C’è qualcosa attorno agli anni di Friburgo, ma bisognerebbe indagare meglio la sua formazione nel secondo Dopoguerra».

Qual è l’auspicio finale per il Convegno locarnese?

D.: «Il centenario con i due convegni, quello di Lugano a maggio, il nostro a ottobre, non deve sicuramente essere un punto finale ma di partenza, nella conoscenza più diversificata dell’opera di padre Pozzi. Anche la terza giornata, sul Monte Tamaro, nel cuore della Diocesi, mi sembra significativa,  per ricordare la memoria di qualcuno che si è sempre definito uno «Svizzero italiano».

Si può davvero sperare che questi tre giorni di ottobre siano un richiamo agli studi, non soltanto per chi ha conosciuto personalmente padre Pozzi, studiosi della mia generazione, ma anche per i più giovani, che possano riscoprire la sua eredità intellettuale, al di fuori della leggenda. Mi auguro di contribuire a questo».

O.: «Non posso che augurarmi una partecipazione numerosa per un dialogo e un confronto che siano fruttuosi. Vorrei anche ringraziare l’editore Armando Dadò: un vero centenario è tale se si incrementa la memoria delle persone che si celebrano e aver accettato di pubblicare un volume sugli scritti francescani è un merito e insieme un nuovo inizio».

L’iscrizione, sia per seguire il convegno online che in presenza, è ancora aperta: convegnopozziottobre@gmail.com. L’iniziativa è sostenuta anche dalla Società Dante Alighieri di Locarno e dalla Città di Locarno. Informazioni aggiornate su www.operamisericordiae.it. Per il programma completo: Preghiera-e-poesia.-Programma-lungo-19.09.pdf (operamisericordiae.it).

11 Ottobre 2023 | 07:14
Tempo di lettura: ca. 8 min.
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