Ticino e Grigionitaliano

I commenti al Vangelo di domenica 5 febbraio

Calendario Romano

Anno A / Mt 5, 13-16 / V Domenica del Tempo ordinario

Una questione di luce: illuminati o luminosi?

di Dante Balbo*

La luce è l’elemento primordiale, la vibrazione che ha messo in movimento la creazione intera, la prima
parola che Dio ha detto. Dio è complesso, non è un’entità astratta, ma una persona, anzi, tre, in relazione reciproca che noi chiamiamo amore. All’origine c’è il Padre, che genera continuamente il Figlio, mentre lo Spirito è la relazione fra di loro, così pregnante da diventare essa stessa persona. Il Figlio è la Parola, l’unica pronunciata dal Padre, per mezzo della quale tutto è creato. Tuttavia c’è una relazione profonda fra la Parola e la Luce, tanto che Gesù, parola incarnata, è detto Luce del mondo. Lo afferma il Canto al Vangelo di questa V domenica del Tempo ordinario, commentata da don Willy Volonté che nota un’apparente contraddizione fra questo versetto e quelli contenuti nel Vangelo. In essi infatti, nei quali si continua il grande Discorso della Montagna, si dice che la luce del mondo siamo noi suoi discepoli. Prima di tutto l’orizzonte proposto è immenso, perché il Maestro non chiede, afferma che siamo luce del mondo e sale della terra. In altre parole, senza i cristiani la terra perde sapore, la tenebra ritorna a oscurare i popoli. Il problema dunque non è se siamo o non siamo luce e sale, ma di non perdere queste caratteristiche. L’unico modo per evitare di divenire scuri e senza sapore è accogliere quello che siamo e manifestarlo al mondo. La contraddizione si scioglie se riconosciamo che la luce è Gesù: è lui che dà sapore alla nostra vita. Diveniamo luminosi, se ci lasciamo illuminare, saporiti se ci lasciamo insaporire. Non ci spaventa l’ampiezza del campo, l’immensità del compito, perché a illuminarci è la luce che ha generato l’universo ed è più grande di quello che ha creato e noi siamo un suo riflesso. Molto di più, perché a Lui legati da vincoli di unità profonda, luminosi della sua Risurrezione ricevuta nel Battesimo, resi cibo d’amore dalla comunione al Suo corpo, per divenire come lui Eucaristia.

*Il Respiro spirituale di Caritas Ticino su TeleTicino e su YouTube

Calendario Ambrosiano

Anno A / Gv 4,46-54 / Domenica V dopo il Tempo Ordinario

L’uomo guarito da una Parola che salva

di don Giuseppe Grampa

Protagonista di questa pagina accanto a Gesù è un funzionario del re Erode. Questo funzionario che probabilmente non appartiene al popolo di Abramo ma ne ha la fede, si rivolge a Gesù per il suo figlio in fin di vita e la febbre incomincia a lasciare il fanciullo proprio nel momento in cui Gesù pronuncia la parola di speranza: «Tuo figlio vive!». Allora la guarigione è davvero opera della parola del Signore e non semplicemente di un felice decorso della malattia. Credendo alla parola di Gesù il funzionario regio si è incamminato verso casa e in quello stesso momento, a distanza, la parola di Gesù ha operato la guarigione. Proprio in quel momento. Davvero la parola del Signore è più che parola, è forza, è dinamismo, è energia. Come nel primo giorno del mondo quando Dio disse «Sia la luce» e la luce fu e con la luce l’intero cosmo. Noi diffidiamo delle parole, siamo persuasi che il dire e il fare siano separati da una distanza incolmabile.
Eppure ci sono parole affidabili come solida roccia sulla quale è bello costruire la casa della propria esistenza. Le parole che uomini e donne si scambiano nella fedeltà finché la morte non li separi sono ben più che parole, alito che il vento disperde, gusci vuoti: quelle parole cambiano la vita, costruiscono un legame destinato a durare. Nel nostro linguaggio è rimasta traccia di questa forza della parola. Diciamo: «Ti do la mia parola», «sono un uomo di parola»; così dicendo mettiamo in gioco noi stessi. Gesù stesso si identifica con la sua parola: «Chi perderà la sua vita per causa mia e dell’evangelo… Chi si vergognerà di me e delle mie parole…» (Mc 8,35.38). Questa identificazione tra Gesù e le sue parole ci aiuta a capire un altro piccolo particolare del testo odierno. Il funzionario aveva chiesto a Gesù di scendere in casa sua e con la sua presenza portare la guarigione al figlio. Gesù non scende eppure con la sua parola raggiunge quel ragazzo malato. L’assenza di Gesù è presenza della sua parola che salva.

4 Febbraio 2023 | 17:06
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