Ticino e Grigionitaliano

I 60 anni dall'apertura del Concilio: un anniversario che chiede di non fermarsi ai ricordi

L’11 ottobre 1962, 60 anni fa, papa Giovanni XXIII apriva il Concilio Vaticano II (1962-1965). Su catt.ch e catholica dedicheremo in questi giorni diversi contributi a raccontare l’importante anniversario, anzitutto attraverso un incontro con alcuni protagonisti ticinesi di allora, come il vescovo emerito Pier Giacomo Grampa e don Claudio Laim, che vissero l’epoca del Concilio e furono coinvolti negli anni postconciliari nel Sinodo 72 che animò la Chiesa in Svizzera. Alle loro voci si aggiungono quelle di mons. Agostino Marchetto, prelato vicentino, già rappresentante della Santa Sede alla Fao di Roma, studioso della dottrina sociale della Chiesa cattolica, in particolare del Concilio e definito da papa Francesco «il miglior interprete del Concilio Vaticano II». Mons. Marchetto ci farà incontrare con una delle grandi novità del Concilio, la via del dialogo: nella Chiesa stessa, verso le altre confessioni cristiane e nei confronti del mondo. Se la Chiesa di allora fu capace di dialogo interno franco, coniugando sapientemente tradizione e rinnovamento e di aprirsi al mondo, oggi, questo atteggiamento, secondo Marchetto, va urgentemente riscoperto. Interviene in questo viaggio Luigi Maffezzoli, presidente dell’Azione Cattolica ticinese che ci presenterà un’altra novità del Vaticano II: il ruolo dei laici e la loro missione. Al Concilio si stesero riflessioni e documenti fondamentali non solo per l’Azione Cattolica ma anche per la successiva crescita dei movimenti ecclesiali. Suor Roberta Asnaghi, dell’Associazione delle religiose in Ticino, si concentra su cosa fu il Concilio per la vita religiosa, mentre il cardinale Kurt Koch e il pastore Ricca rileggeranno gli aspetti della straordinaria apertura ecumenica e interreligiosa del Concilio. Qua e là i diversi interventi affronteranno il tema della liturgia che fu centrale, fu «la riforma» per eccellenza e per la quale l’apporto del Ticino fu rilevante. «Il Vangelo dagli amboni divenne patrimonio comune dei gruppi e dei singoli, quotidiano e personale strumento di incontro», la Chiesa volle aprirsi, andare incontro ad ogni uomo e donna. E soprattutto «si riscoprì comunità, comunione, fraternità, popolo di Dio, famiglia», ha ricordato nei giorni il cardinale Zuppi, presidente dei vescovi italiani. Ritrovare quella «sobria ebbrezza dello Spirito», espressione di Sant’Ambrogio che Paolo VI fece riecheggiare alla chiusura del Concilio può forse sembrare un’utopia oggi. Papa Benedetto a cinquant’anni dall’inizio del Vaticano II augurò alla Chiesa di rimettersi in cammino sulla strada conciliare. Papa Francesco, in questo tempo di cambiamento d’epoca, dove la logica dei numeri è saltata perché la religione pare irrilevante da molti punti di vista, anche se resta e si diffonde una spiritualità latente, esorta la Chiesa ad essere «in uscita», andare incontro alla gente ma con un metodo: mettere concretamente in atto un «potenziamento delle sinergie» in tutti gli ambiti della sua missione, cioè una sinodalità orientata alla missione. Il Sinodo – ricordava Bergoglio il 19 ottobre 2015, è la «più preziosa delle eredità del Vaticano II». La sinodalità cos’è, infatti? Il modo concreto di ascoltare tutto quel popolo di Dio che la Chiesa riconosce ricco del sensus fidei. Il popolo di Dio è quella realtà che completa il primato di Pietro e la collegialità dei vescovi, che fu la grande consapevolezza uscita dal Concilio. Questo è il viaggio missionario nel cuore di una Chiesa sinodale che il Papa chiede di compiere a donne e uomini, laici, preti, religiose, religiosi e vescovi.

L’inserto catholica di sabato 8 ottobre II e la trasmissione radiofonica Chiese in diretta in onda domenica 9 ottobre alle 8,30 su RSI ReteUno dedicheranno ampi servizi con voci diverse al tema dei 60 anni dell’apertura del Concilio Vaticano II.

7 Ottobre 2022 | 09:03
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