Mons. Pier Giacomo Grampa, vescovo emerito di Lugano.
Ticino e Grigionitaliano

I 60 anni del Concilio. Anche in Ticino ci fu grande coinvolgimento e tante furono le attese tra clero e fedeli

di Mons. Pier Giacomo Grampa

L’annuncio dato il 25 gennaio 1959 da Papa Giovanni XXIII di indire un Concilio Ecumenico, che si sarebbe chiamato Vaticano II, suscitò sorpresa, stupore e grande gioia da noi in diocesi, anche perché l’allora vescovo di Lugano Angelo Jelmini, venne nominato membro della Commissione preparatoria.
La decisione del Papa Buono venne accolta con sincero e profondo interesse e i lavori preparatori seguiti con viva partecipazione attraverso la stampa del tempo. In quegli anni ero docente al Seminario minore di Lucino Breganzona e ricordo i discorsi vivaci, la partecipazione interessata, le discussioni animate, con cui si seguirono i lavori del Concilio, anche perché il primo documento discusso ed approvato fu quello sulla liturgia, per la cui riforma la nostra Diocesi aveva offerto prove ed esperimenti anticipatori ritenuti validi.
Durante tutti gli anni di apertura e di svolgimento dei lavori conciliari l’attenzione e il coinvolgimento nei temi in discussione furono sempre molto alti e vivaci. I confronti in aula tra conservatori e innovatori sollevarono discussioni animate e vivaci anche tra noi. Furono anni di coinvolgimento pronto, animato. Anche perché i quotidiani ticinesi avevano loro corrispondenti che da Roma informavano puntualmente sullo svolgimento dei lavori. Furono anni che sollevarono molte speranze, purtroppo non sfruttati bene per realizzazioni concrete, anche se qualche messaggio sulla importanza della Sacra Scrittura, sulla centralità della liturgia, sulla valorizzazione del laicato, sulla Chiesa popolo di Dio, sullo slancio missionario, sul rapporto dialogante con il mondo contemporaneo animarono la missione della Chiesa, ma non ne impedirono la crisi e la secolarizzazione.

Dal Concilio al Sinodo 72

Il Sinodo svizzero 72 – 75 segnò la ricaduta del Concilio a livello diocesano ed interessò tutte le diocesi svizzere, suscitando grande e vivace rispondenza da parte degli eletti all’assemblea sinodale, ma coinvolgendo nei suoi lavori anche persone non sinodali e rappresentanti delle Chiese evangeliche riformate, interessate ai temi messi in discussione. Furono diverse centinaia i fedeli coinvolti nelle tematiche delle 12 Commissioni e nell’organizzazione complessa dei lavori sul piano diocesano e interdiocesano. Si dovette prevedere una commissione di informazione, della redazione dei testi, delle petizioni, amministrativa e di coordinamento. Mi ricordo di aver fatto parte della Commissione 4 «Significato della Chiesa per l’uomo d’oggi» ed 11 «Cultura e tempo libero» e di essere stato uno dei tre moderatori dei lavori del Sinodo. Furono numerosi anche i dimissionari e i subentranti, segno della vivacità delle tensioni vissute. Il lavoro delle Commissioni fu intenso, creò occasioni di confronto e discussioni vivaci, anche perché i documenti preparati nella Svizzera interna suscitarono numerose richieste di adeguamento alla situazione del Ticino. Nelle sedute plenarie si vissero interventi coraggiosi, con proposte contrapposte. La continua presenza dell’allora vescovo di Lugano, mons. Martinoli, venne sentita da alcuni come presidio dell’esistente, ma non impedì sincere esternazioni di punti di vista differenti e coraggiose richieste di cambiamento. I tre anni di lavori sinodali furono davvero molto intensi, e conobbero riunioni numerose ai diversi livelli diocesani ed interdiocesani.
Purtroppo, sia per il Concilio che per il Sinodo 72, l’applicazione non conobbe la volontà e la determinazione necessarie. Le precoci dimissioni del vescovo Togni, che nel Concilio e nel Sinodo aveva creduto, contribuirono a rallentarne la loro applicazione. Qualche settore, come quello liturgico, della pastorale familiare, delle missioni e dell’ecumenismo ebbe incremento, ma tutto prese presto altre direzioni e dimostrò altri interessi. Vediamo cosa scaturirà dal Sinodo locale e universale voluto da Papa Francesco.

Mons. Pier Giacomo Grampa, vescovo emerito di Lugano. | © catt
10 Ottobre 2022 | 09:34
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