Giovedì Santo: scopriamo il Vangelo del «Servo per amore»

di Letizia Libotte

Il Vangelo del giovedì Santo ci riporta a quel momento durante la cena di Pasqua in cui Gesù si toglie le vesti, prende un asciugamano e, in ginocchio, si mette a lavare i piedi dei propri discepoli. «Capite quello che ho fatto per voi?» Chiede ai suoi. Pietro borbotta dicendo che non sta a lui, il Maestro, lavare i piedi dei discepoli. Un gesto umile e utile, nella sua semplicità, ma di grande effetto: Cristo è il Maestro, perché mai dovrebbe essere lui a servire? Ma subito il Signore spiega loro il motivo, stravolgendo i luoghi comuni e scegliendo la via del servizio e della mitezza. San Paolo ce lo ricorda: Gesù, «pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini» (Fil 2, 6-8) Ecco quindi che la grandezza del Maestro si traduce nel suo farsi piccolo e servo, servo per amore.

«Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri.», dice Gesù nel Vangelo.

L’esempio di papa Francesco

Sin dal suo primo anno di pontificato, Papa Francesco ha colto l’occasione del giovedì Santo per seguire l’esempio del Maestro e farsi piccolo fra i piccoli, visitando a volte carcerati, altre richiedenti l’asilo, altre ancora malati e sofferenti. Nel celebrare con loro la messa «in Coena Domini» e nel ripetere il gesto di Gesù, ci ricorda l’importanza di andare fuori dai luoghi comuni. «Ci fa bene uscire dai nostri recinti, perché è proprio del Cuore di Dio traboccare di misericordia, straripare, spargendo la sua tenerezza» (P. Francesco, Omelia del giovedì Santo, 24 marzo 2016).

«Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

«Come io ho fatto a voi»… Mi viene da pensare che solo se mi sono lasciata «lavare i piedi» da Gesù, solo quando mi sono lasciata amare totalmente da lui e togliere tutta la sporcizia di dosso, solo allora posso cogliere cosa lui ha fatto per me. Non solo: è unicamente lì che posso anche comprendere l’entità di quel suo gesto e che posso a mia volta amare chi incontro nel quotidiano. Un amore concreto, che passa da una parola, un’attenzione, una presenza. Credo infatti che la chiave di lettura del giovedì Santo sia proprio la grande semplicità del fare un atto totalmente disinteressato, solo per amore. Il passare dalla mente al cuore. Come il Papa, che in risposta ad un giovane che gli chiedeva come mai fosse venuto in visita proprio nel suo carcere, aveva detto: è «un sentimento che è venuto dal cuore; ho sentito quello», aggiungendo: «Le cose del cuore non hanno spiegazione, vengono solo».

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18 Aprile 2019 | 07:13
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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