Internazionale

Giornata delle Claustrali 2022. L'intervista a madre Cristiana Dobner

Oggi, 21 novembre, si celebra la Giornata delle Claustrali. In occasione di questo appuntamento dialoga con catt.ch e Catholica madre Cristiana Dobner: teologa, carmelitana scalza, vive nel monastero di S. Maria del Monte Carmelo a Concenedo (Lecco). Tra le sue pubblicazioni si ricordano: «L’Amico parla all’amico» (per i sacerdoti), «Basta essere donna per farmi cadere le ali. La maternità di Teresa di Gesù» (per le consacrate); «Volti di fuoco» e  «Giovanni della Croce. La festa dello Spirito» (per i laici).

Madre Dobner, la vita claustrale a qualcuno può sembrare la fuga da un mondo che intimorisce. In realtà questa vita possiede una costitutiva dimensione generativa: può illustrarne i tratti?

La vita contemplativa esprime la chiamata a testimoniare la presenza di Dio nella storia, a comunicare che esiste Qualcuno che ci ha creato e sempre ci accompagna, Qualcuno che noi lodiamo con la nostra vita. Nella risposta alla chiamata dell’Altissimo si radica la nostra vocazione a generare alla fede, ossia alla comunione amorosa con Dio. Riferendomi alle consacrate io preferisco parlare non di maternità (che è propriamente fisica, biologica), ma di maternalità, che ci rende madri di tutta l’umanità. La maternalità è prendersi cura degli altri, farsi carico delle loro vulnerabilità e dei loro bisogni con una oblatività trasparente, che con slancio disinteressato porge le persone bisognose di aiuto al Signore. Aprendoci all’ascolto di Dio, restando in relazione amorosa con Lui, noi accompagniamo tutti gli esseri umani e tutti portiamo con noi davanti al Signore. Siamo ovunque ci siano esseri umani, pur restando ferme nel medesimo luogo: il nostro restare nel claustro, senza essere impegnate in un servizio apostolico o sociale, indica la nostra dedizione all’ascolto dell’Altissimo, in favore di tutti.

La preghiera cristiana non può non essere preghiera di intercessione.

 Certamente. È quello stare «inter», tra Dio e l’uomo, di cui parlava il cardinale Carlo Maria Martini. Non si può rimanere oranti solo per se stessi, non avrebbe senso. La relazione con il Signore immette nella Sua dinamica di amore per tutte le creature. E dunque la preghiera diventa preghiera di intercessione per tutte le creature di cui Lui ha passione e compassione. E ciò genera una profonda comunione tra tutti: nel mondo circola – invisibile –  un legame di amicizia, sostegno, accompagnamento. Magari una persona si sente sola o abbandonata: sappia che non lo è perché di lei ci prendiamo cura ogni giorno nelle nostre preghiere.

Come dice papa Francesco, nelle nostre società tecnocratiche «l’indifferenza» ormai  «è diventata un mare». E molti, in questo mare si sentono come turaccioli che vagano galleggiando senza che agli altri importi di loro.

Ma per quale ragione i turaccioli riescono a galleggiare? Perché c’è Qualcuno che li sostiene, perché la grazia di Dio irrompe e l’energia del Risorto invade tutto l’universo. Della potenza inaudita della grazia tutti noi, pur con le nostre miserie, possiamo essere dei canali. Sotto quei turaccioli ci sono anche le ampie, invisibili onde della preghiera che ci scambiamo e che si espandono raggiungendo e sostenendo tutti.

Quali aspetti della vita contemplativa ritiene possano essere d’aiuto ai laici che vivono nel mondo?

Anzitutto il silenzio e la solitudine, nei quali mettersi in ascolto dell’irruzione di Dio nella propria storia, accoglierla e, di conseguenza, cambiare il modo di abitare il mondo. Penso che tutti, nonostante le giornate a volte frenetiche, possano riuscire a ritagliare momenti in cui stare da soli e, nel silenzio, mettersi in ascolto per cogliere la presenza amorevole, la consolazione e la forza del Signore. Se non ci si riesce si può sempre trovare qualcuno che ha già compiuto questo passo e che aiuta a entrare nel silenzio e nella comprensione del sopraggiungere di Dio. Con la nostra vita contemplativa – ed è il secondo aspetto – noi cerchiamo di testimoniare, pur nella nostra inadeguatezza, il primato di Dio e la natura sponsale del rapporto con Lui. Questo primato, questa unione sponsale non coinvolgono solo le consacrate e i consacrati, ma tutti poiché tutti hanno un’apertura all’infinito e a tutti Dio desidera unirsi con amore fedele.

Come descriverebbe la stagione che sta attualmente vivendo il cristianesimo? E qual è a suo giudizio il compito prioritario dei cattolici in questo passaggio storico?

Una premessa: quando per una ragione o per l’altra esco dal monastero entro in una quotidianità che non è la mia e il mio sguardo è diverso da quello di chi vive costantemente nel mondo. Quando esco, talvolta mi domando: chi è credente si lascia veramente afferrare e contagiare dal mistero dell’irruzione di Dio nella storia, dalla Sua presenza eucaristica, dalla Sua presenza di Parola vivente? Mi pare di cogliere spesso una incapacità a lasciarsi afferrare e contagiare nel profondo e di conseguenza una incapacità a contagiare gli altri. Penso che bisognerebbe aprirsi maggiormente all’ascolto di Lui, e riuscire a passare a comportamenti che esprimano Colui che si è ascoltato. E il più decisivo di questi comportamenti è prendersi cura di chiunque abbia bisogno. Così si contagiano gli altri e si porta la presenza di Cristo risorto a tutti e in tutti. Il cristianesimo non è questione di numeri: l’importante è essere sale.

Cristina Uguccioni

21 Novembre 2022 | 05:33
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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