Domenica 6 agosto, Trasfigurazione del Signore: commento ai Vangeli

Calendario romano: «Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo» (Dante Balbo)

Raramente la domenica viene sostituita da un’altra festa, perché è il centro della celebrazione liturgica, la Pasqua di ogni settimana, l’ottavo giorno, quello in cui l’uomo e la creazione sono rigenerati dalla risurrezione di Gesù. In questo caso, però, coincide con una festa particolare, la Trasfigurazione del Signore sul monte Tabor. Sembrerebbe una manifestazione di grandezza, l’esaltazione dell’uomo Gesù, impregnato di divinità. In realtà questo evento straordinario si colloca fra due annunci di Gesù che ha iniziato a parlare apertamente della sua passione, di come sarà consegnato ai capi del popolo e ai sacerdoti, maltrattato, umiliato, ucciso da una morte infamante: la crocifissione, il supplizio degli schiavi, per poi risorgere il terzo giorno. L’immagine del messia che anche i suoi discepoli si erano fatti, lo vedeva vincitore degli oppressori romani, che avrebbe ristabilito la legge nella sua essenza, anche contro chi l’aveva falsificata e resa strumento di vessazione del popolo. Gesù porta alcuni suoi in disparte, quelli che avrebbero avuto un ruolo particolare nella prima comunità cristiana: Pietro il primo papa, Giacomo il primo apostolo martire, Giovanni il giovane amato dal Signore e che avrebbe scritto il Vangelo più profondo di tutti. Qui è il Padre a consolarlo, parlando ai discepoli nella nube, come faceva all’inizio con il suo popolo, inviando a Gesù Mosè ed Elia, per mostrargli che sarà compimento della Legge e dei Profeti, proprio nella sua passione e croce. È la felicità ad esplodere come un fiume di luce, a trasudare dal corpo di Gesù per illuminare il volto, trasformare anche le sue vesti, manifestare la sua umanità più profonda, quella legata radicalmente al Padre e amante di ognuno di noi. Ha ragione il salmo a dire del Re, il Messia che è il più bello fra i figli dell’uomo e sulle sue labbra è diffusa la grazia, non per un fatto estetico, ma per una virtù che nasce dalla ricchezza di una relazione d’amore.

Dalla rubrica Il Respiro spirituale di Caritas Ticino su TeleTicino e su YouTube

Calendario ambrosiano: «La vita eterna promessa alla persona tutta intera» (Don Giuseppe Grampa)

Mi soffermo su un dettaglio: l’evangelista nota che il volto di Gesù «brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce». Marco aggiunge che «nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche » (9,3). Sono tornati alla memoria i versi del primo canto del Purgatorio dantesco rivolti a Marco Porcio Catone che preferì uccidersi pittosto che cadere nelle mani dell’imperatore romano Cesare (46 a.C.): «Tu ›l sai, che non ti fu per lei amara in Utica la morte, dove lasciasti la vesta ch’al gran dì sarà sì chiara». La vesta (la carne, il corpo), che al gran dì (nel giorno del Giudizio finale) sarà sì chiara (risorgerà). Il volto e le vesti di Gesù, sul monte, sono trasfigurate, sono già nella luce della Risurrezione. Il 30 giugno 1968 Paolo VI formulò una Professione di fede che afferma: «Noi crediamo che le anime di tutti coloro che muoiono nella grazia di Cristo…costituiscono il Popolo di Dio nell’aldilà della morte, la quale sarà definitivamente sconfitta nel giorno della Risurrezione, quando le anime saranno riunite ai propri corpi ». Risurrezione della carne, risurrezione dei corpi, due formulazioni analoghe che dicono il nostro destino ultimo. La fede nella risurrezione della carne esprime con forza, il valore dell’umano, proprio nella sua fragilità e ci impedisce ogni fuga spiritualista. La vita eterna non è promessa alle anime soltanto, ma anche alla nostra carne, è promessa alla persona tutt’intera, superando quella divisione nella persona tra il principio interiore, spirituale che chiamiamo anima e il principio esteriore, materiale che chiamiamo corpo. Questo dualismo ha gettato un’ombra di svalutazione quando non addirittura di disprezzo per la dimensione corporea della persona. Dobbiamo invece riconoscere la profonda unità della persona e la natura non meramente esteriore del corpo. Ma resta una domanda: come avverrà questo? Non abbiamo risposte ma la Trasfigurazione di Gesù anticipa una certezza che sarà per quanti in Lui credono: «La vesta ch’al gran dì sarà sì chiara».

5 Agosto 2023 | 06:29
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