Ticino e Grigionitaliano

Dall’antichità ai giorni nostri il dialogo tra corpo e spirito

di Cristina Vonzun 

«Chi siamo, oppure, forse, cosa siamo? Siamo solo mortali o siamo eterni? Il corpo è necessariamente il carcere dello spirito? Corpo e spirito sono dimensioni necessariamente alternative?» Sono alcuni degli interrogativi che tutti almeno una volta nella vita ci siamo posti e che appartengono alle radici della nostra cultura europea. Queste domande sono messe a tema nel ciclo organizzato in queste settimane alla Biblioteca Salita dei frati dall’Associazione Biblica della Svizzera italiana (ABSI) e altre realtà. Un percorso che pone la sua attenzione sui concetti di «corpo» e «spirito» nei terreni grecolatini e ebraico-cristiani. Ne parliamo con la professoressa Cristina Simonelli, teologa, docente di patrologia alla Facoltà teologica di Milano. La Simonelli sarà ospite il 12 maggio a Lugano.

Cristina Simonelli, le nozioni di corpo e spirito costituiscono un incontro non scontato tra cultura ebraica, cristianesimo e molto greco. Che fotografia ci offre?

Mi piace ricordare il libro di Giobbe. Dopo un lungo discorso sulla sofferenza che colpisce Giobbe, c’è l’affermazione che nonostante la carne distrutta, lo spirito vedrà Dio. Il secondo aspetto che riprendo da Giobbe: nascita e morte sono uno stress test. Nel mondo ebraico c’è un’istanza relazionale forte corpo – spirito che va oltre la morte. Essa è presente nella letteratura biblica, pensiamo ai Salmi, come il Salmo 16: «non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, non lascerai che il tuo Santo veda la corruzione». Che potrebbe essere interpretato anche «io sono malato, ma tu mi guarisci». È il tema della risurrezione della carne che passa poi nel mondo ebraico dai Maccabei, arriva ai farisei, fino all’esplosione vera e propria in campo cristiano. Il cristianesimo nasce attorno a questa idea. Celso, pagano del I. secolo, la definiva «una speranza di vermi», perché per il mondo greco, mediamente, tutto ciò che era legato alla fisicità, era provvisorio ed indegno, rispetto alla dimensione spirituale.

La cultura greca ha mediamente accentuato un dualismo tra corpo e spirito, se pensiamo al platonismo. Questo modo di pensare, non è arrivato, in qualche modo, fino a noi oggi?

Oggi si parla molto di salvezza in modo greco, come liberazione dell’anima dal corpo, quasi fosse un automatismo, con la conseguente penalizzazione della dimensione fisica. Ma l’ideadiunarelazione, nel modo che solo Dio conosce, va mantenuta. L’idea greca ci porta, infatti, su una strada molto semplificata, che però scontata non è.

Morte e vita rappresentano uno stress test anche nell’antichità cristiana?

Un testo interessante è la «morte di Macrina» nella «Vita di Macrina» di Gregorio di Nissa, autore cristiano del IV secolo. Nel testo è espressa tutta la fisicità di questa morte del corpo: la bellezza del corpo e l’orrore della morte. Macrina, secondo Gregorio, fa un discorso nel quale parla dell’anima e della resurrezione. Gregorio afferma che l’anima è elemento identificativo dell’Io, poi però cerca dei punti di contatto tra anima e corpo, già a livello della filosofia, per dire che nell’anima resta l’impronta della fisicità del corpo. E poi parla della risurrezione usando ad esempio- testi biblici, Ezechiele e altri.

D’altronde, secoli dopo, San Tommaso affermachel’animaèilprincipio di individualità metafisica del corpo, tant’è che essa – per l’Aquinate-mantienedopolamorte una certa tensione verso il proprio corpo…

Tommaso passa infatti dalla visione greca platonica, dotata di elementi affascinanti ma che porta dietro una zavorra di decorporizzazione, ad affermare, sappiamo grazie ad Averroe e Avicenna e all’antropologia di Aristotele che è concreta, che c’è l’individuazione dell’anima, legata a materia e forma.

L’argomento conduce a parlare dell’incontro finale con Dio…

L’idea di una consegna a Dio è relazionale e non si calcola in ore e minuti. Possiamo intuire con il Salmo 90 che questa relazione accade in un incontro di questo tipo: «Ai tuoi occhi mille anni sono come un giorno, come un turno di veglia nella notte». È l’idea che quel tempo chiuso e insieme dilatato nella morte possa essere il luogo dell’incontro con Dio. Un passo di Gregorio dice: «Il Signore resuscitato viene incontro a noi nel tempo». Lui viene incontro a noi nel tempo, non siamo noi ad andare incontro a Lui.

Il programma completo dei ciclo di incontri

Corpo e spirito è il rapporto a tema nel V ciclo «Alle radici della cultura europea per la vita di tutti» che si svolge lungo tre incontri a Lugano (5; 12 e 19 maggio sempre alle ore 20.30) alla Biblioteca Salita dei Frati, promosso dall’Associazione Biblica della Svizzera italiana, dalla Cattedra Rosmini, le ACLI e l’Associazione «Biblioteca Salita dei frati». Il 5 maggio è intervenuto il prof. Guido Milanese (Università Cattolica di Milano), mentre il 12 maggio sarà ospite Cristina Simonelli, docente di patrologia alla Facoltà Teologica di Milano; il 19 maggio, infine, interverranno Vera Fisogni, filosofa e giornalista e Michele Ravetta, docente di lavoro sociale alla SUPSI.

11 Maggio 2022 | 06:25
Tempo di lettura: ca. 3 min.
absi (46), incontri (12)
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