La popolazione nepalese festeggia la fine dei lavori per la costruzione del nuovo acquedotto, promossa da ACTA.
Ticino e Grigionitaliano

Dal Ticino in ascolto dei bisogni dei più poveri con ACTA

«Ancora oggi chi dice «ACTA» – l’»Associazione di Cooperazione Ticinesi e Associati» per l’aiuto allo sviluppo – non può evitare di pensare allo spirito della sua fondatrice, Mimi Lepori Bonetti: spirito di generosità, intraprendenza, fortezza d’animo». È con questo ricordo e consapevole di questa eredità che Fabio Leidi, presidente dell’Associazione, porta oggi avanti i numerosi progetti. «ACTA nasce il 3 ottobre del 1997 dal desiderio particolare di Mimi Lepori di sostenere Alessandra e Carlo Foletti, allora presenti in Honduras da circa vent’anni e impegnati in diversi progetti di cooperazione e sviluppo. In seguito, il Paese sarebbe stato investito da un urgano violento, moltiplicando l’esigenza degli aiuti e convincendo ulteriormente la signora Lepori della necessità di fondare l’Associazione», spiega Leidi.

Dall’Honduras presto il raggio di azione si amplia fino ad arrivare in Africa: «Abbiamo accolto la sollecitazione ad attivarci in Congo da don Bamuene Solo, sacerdote per anni attivo nella Diocesi di Lugano. In Costa d’Avorio abbiamo invece intercettato i progetti del carismatico Grégoire Ahongonon, giovane lavoratore e padre di famiglia africano, da sempre impegnato con i più fragili. Qui siamo riusciti a sostenere la costruzione di un centro di cura e reinserimento per malate psichiatriche: un progetto particolarmente importante nel contesto africano, dove malattie di questo genere sono ancora stigmatizzate».

Grazie alla presenza di un ticinese che in Sri Lanka viveva e lavorava, ACTA giunge anche in quest’isola quando, nel 2004, si abbatte lo tsunami. «Fa parte della nostra filosofia intervenire in risposta a richieste d’aiuto che ci giungono dalle persone che abbiamo incontrato. La maggior parte dei nostri progetti sono nati e si sono sviluppati così», racconta Leidi. Proprio in questo modo inizia anche l’ultima avventura nepalese: «I primi contatti con il Nepal da parte di alcuni membri dell’Associazione sono stati del tutto fortuiti, sviluppati durante alcune spedizioni di trekking. Quando poi l’emergenza si è manifestata – il terribile terremoto del 2015 e la pandemia di questi anni – non abbiamo esitato a mobilitarci. Il Covid ha sconvolto il Paese soprattutto nelle zone montuose abitate dall’etnia sherpa, che vive di turismo e che per ovvi motivi si è ritrovata senza lavoro. Davanti al dramma della disoccupazione, come Associazione abbiamo chiesto agli amici sherpa se non ci fosse qualche opera di pubblica utilità nella quale potevamo investire, dando al contempo lavoro alla manodopera rimasta a casa. «Al nostro villaggio serve l’acquedotto» hanno subito risposto. Il progetto è partito immediatamente: siamo rimasti sorpresi dalla capacità di mobilitazione e organizzazione della gente del posto che è riuscita a rendere efficiente un acquedotto per una sessantina di case sparse, e al momento è allo studio un ulteriore ampiamento del progetto. Ci siamo commossi nel vedere la reazione della popolazione che grazie a quest’opera ha visto cambiare la propria vita: poter bere acqua pulita, potersi lavare tutti i giorni, indossare vestiti freschi, mangiare da piatti puliti. A noi il progetto è costato una cifra tutto sommato modesta; a loro ha cambiato la qualità della vita». (LQ)

Per saperne di più: acta-ticino.ch

La popolazione nepalese festeggia la fine dei lavori per la costruzione del nuovo acquedotto, promossa da ACTA. | © ACTA
13 Luglio 2022 | 09:35
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