Ticino e Grigionitaliano

Dal Libano un messaggio di pace possibile

Damour, 17 chilometri a sud di Beirut, è una città nel centro del Libano. Nel 1976 la località divenne tristemente nota per un cruento massacro di cristiani ad opera dei palestinesi. A Damour è nata Oui pour la Vie, un’associazione che lavora con coraggio e umiltà per costruire la fratellanza.

«Il Libano – in passato definita la Svizzera del Medio Oriente – sta affrontando una profonda crisi economica ed istituzionale. Le vicine guerre che hanno sconfinato sul suo suolo, le crisi internazionali in Medio Oriente e quelle economiche, l’esplosione nel porto di Beirut del 2020, l’afflusso massiccio di profughi hanno progressivamente messo in ginocchio questa terra». Così ne parla a Lugano don Damiano Puccini, da 20 anni in Libano, ospite in Ticino del «Serra Club» e della Confraternita di S. Carlo Borromeo. «In pochi anni l’80% della popolazione è finita sotto la soglia di povertà», denuncia.

Il Libano è noto per esser un Paese dove la convivenza pacifica tra musulmani (sciiti e sunniti) e cristiani è fondata nella costituzione che ripartisce il potere tra gli esponenti dei gruppi religiosi e salvaguarda la libertà di credo all’interno di un quadro democratico. Qualcosa che neppure le varie «primavere arabe» sono riuscite a concretizzare. Una convivenza fragilizzata però. Oui pour la Vie, l’associazione con cui lavora il missionario, è composta da una ventina di volontari fissi, giovani e famiglie, più altri che svolgono servizi sporadici. «Sono persone che cercano con la fede, con la gioia cristiana, la povertà e il perdono di portare fratellanza: rinunciano ad un terzo dei loro beni per i poveri e offrono parole, tempo e cuore a chi assistono, musulmano o cristiano che sia», racconta il prete.

La povertà purtroppo sta crescendo. «Prima il pane aveva un prezzo fisso, ma in pochi mesi i costi sono raddoppiati e la moneta ha perso il 95% del suo potere d’acquisto. In ogni momento potrebbe scoppiare una guerra civile». La penuria tocca anche l’energia: «abbiamo a disposizione un’ora di corrente al giorno. Manca il gas e una bombola costa più di un buon stipendio mensile».

E ci sono i profughi: il Libano ha accolto 500mila palestinesi e soprattutto 2 milioni di siriani. «Se i primi sono in un campo Onu, quindi accuditi, i secondi sono soli e poveri». Oui pour la Vie promuove l’aiuto tra cristiani e musulmani. Otto anni fa è nata la cucina di Damour che distribuisce 400 pasti al giorno nella forma di cibo da asporto. I volontari dell’associazione accudiscono un ambulatorio per i poveri, utilizzato anche da giovani colpiti da patologie come l’AIDS. «Questa gratuità sanitaria è indispensabile perché in Libano le migliori scuole e ospedali sono a pagamento e non esiste il medico di famiglia».

L’associazione ha creato anche un percorso scolastico in vista di un inserimento dei ragazzi siriani nelle scuole pubbliche. Una necessità per combattere l’analfabetismo tra i profughi dato che «nelle scuola pubblica viene accolto un solo siriano su 20 bambini». Oui pour la Vie riceve aiuti dall’estero e vive della gratuità dei volontari e dei poveri stessi che sono incentivati ad aiutare, loro stessi, altri poveri. «Lo scopo non è solo quello di combattere la miseria, ma di creare relazioni buone e virtuose tra libanesi, siriani e palestinesi e tra musulmani e cristiani».

Cristina Vonzun

21 Aprile 2023 | 09:01
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