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Internazionale

Domani, 13 settembre, il Papa in Kazakhstan. L'approfondimento con il Direttore della Caritas locale

Dal 13 al 15 settembre papa Francesco sarà in Kazakhstan per partecipare alla settima edizione del Congress of Leaders of World and Traditional Religions, incontro interreligioso triennale al quale partecipano cristiani, musulmani, ebrei e rappresentanti di altre religioni. Ideato dall’ex presidente della Repubblica kazaka Nursultan Abishevich Nazarbayev, il congresso si tiene dal 2003 nella capitale Nur-Sultan e ha tra le sue dichiarate priorità «l’affermazione della pace, dell’armonia e della tolleranza come principi incrollabili dell’esistenza umana». Il Kazakhstan che accolse Giovanni Paolo II nel 2001, è un Paese vastissimo (circa nove volte più grande dell’Italia) abitato da 17 milioni di persone che appartengono a 130 nazionalità diverse: i musulmani (sunniti) costituiscono il 70-75% della popolazione, gli ortodossi il 20-25%. Vi sono inoltre protestanti e buddisti: i cattolici sono un piccolo gregge che può contare su tre diocesi e una amministrazione apostolica. Fu Stalin a deportare nei lager kazaki decine di migliaia di cattolici, in prevalenza polacchi, tedeschi, ucraini, lituani: la maggior parte morì, ma quelli che sopravvissero trasmisero la fede alle giovani generazioni. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica i cattolici erano 300.000, ma nel corso degli anni la maggioranza ha lasciato il paese per tornare nelle terre di origine.

Dell’imminente viaggio del Papa dialoga con catt.ch e Catholica padre Guido Trezzani: lombardo, 67 anni (di cui oltre 26 trascorsi nel Paese asiatico), vive a Talgar. È direttore della Caritas kazaka e fondatore del Villaggio dell’Arca, una grande casa famiglia nella quale crescono in serenità, circondati dalle migliori cure e attenzioni, bambini e ragazzi orfani, disabili o provenienti da famiglie che attraversavano momenti di difficoltà.

Padre Guido Trezzani, direttore di Caritas Kazaka, fondatore del villaggio dell’arca

Con quali sentimenti le comunità cattoliche attendono la visita di papa  Francesco?

«Per i cattolici questa visita è motivo di profonda gioia, la gioia di potere incontrare il Pontefice e ricevere la sua benedizione. Vi è poi il vivo desiderio di ascoltare le sue parole e di comprendere cosa si aspetta da noi, quale compito intende affidarci, anche in ordine al dialogo interreligioso, alla collaborazione operosa con tutti, ai temi che verranno affrontati nel corso del Congresso, fra i quali la pace e la fine della guerra in Ucraina. Direi che, più in generale, si respira grande attesa in tutto il Paese. Molti musulmani, che ricordano bene la visita di Giovanni Paolo II, attendono Francesco con sincero interesse. Il mio auspicio è che la visita del Papa riesca anche a rinvigorire lo slancio missionario e la passione per l’umano delle nostre comunità cattoliche che sono sempre esposte al rischio di chiudersi e ripiegarsi su se stesse, anche a causa della loro esiguità. Statistiche a parte, si stima che qui i cattolici siano non più di alcune migliaia».

Il Congresso cui parteciperà il Papa è espressione della qualità dei rapporti tra i fedeli kazaki delle diverse religioni.

«Certamente.  Il Kazakhstan è un Paese esemplare: i rapporti tra tutti i fedeli sono molto buoni, franchi, basati sul rispetto e la collaborazione. Qui si lavora insieme, senza tensioni né contrapposizioni. C’è anche riconoscenza per le opere avviate dalla Caritas nazionale: penso ad esempio ai progetti dedicati ai bambini disabili che suscitano gratitudine profonda nelle famiglie. Il Congresso cui parteciperà il Papa, che si ispira a quello di Assisi promosso da Giovanni Paolo II, è espressione di questa riuscita, felice convivenza e si propone di essere strumento per promuovere ovunque nel mondo relazioni serene. Qui lo Stato si impegna molto per incoraggiare la pacifica convivenza tra tutti i cittadini e organizza anche altri momenti di aggregazione per consentire alle persone di conoscersi, affrontare insieme i problemi e cercare soluzioni condivise».

La guerra in Ucraina quali ripercussioni sta provocando nel Paese?

«Come nel resto mondo anche qui si è registrato un significativo aumento di prezzi. In Kazakhstan vivono due comunità numerose di russi e ucraini che ovviamente stanno vivendo il conflitto con grande partecipazione e sofferenza. A quanto mi risulta non vi sono comunque tensioni tra le due comunità».

Quali sono i principali punti di forza e le criticità del Kazakhstan?

«Questo è un Paese emergente che ha avuto una crescita imponente ed è dotato di potenzialità notevoli. Può contare su importanti risorse naturali, su giovani generazioni desiderose di darsi da fare e su diversi Paesi stranieri interessati ad avviare collaborazioni. D’altra parte, mentre le grandi città kazake somigliano a quelle occidentali, nelle campagne c’è ancora chi vive in condizioni simili a quelle in cui si viveva molti decenni fa nelle aree rurali europee. Le giovani generazioni, pur intenzionate a impegnarsi, tendono a volere tutto e subito, a cercare scorciatoie facili. Faticano a capire che il livello di prosperità dei Paesi occidentali è frutto di decenni di duro lavoro e di sacrifici».

Qui il programma completo del viaggio papale.

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12 Settembre 2022 | 07:53
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