Ticino e Grigionitaliano

Commento ai Vangeli di oggi

Calendario romano Anno C / Lc 10,1-12.17-20 / XIV Domenica del tempo ordinario

Il mondo a rovescio e la realtà del cielo

Don Willy Volonté ci sorprende questa domenica, raccontando di federe e ricami. Dei tanti spunti offerti dal Vangelo di questa domenica, ne sceglie una questione cruciale: che ci sarà mai da rallegrarsi? Ai tempi della prima lettura non stavano meglio di noi, a Gerusalemme ieri come a Kiev oggi, continuamente invasa distrutta e ricostruita mille volte, sempre in pericolo. Eppure il profeta Isaia nella prima lettura parla di gioia sfavillante, di pace come un fiume, di abbondanza di latte e consolazione. Di fronte a questo annuncio avremmo di che sorridere amaramente osservando l’abisso su cui si affaccia la condizione umana contemporanea. È come con quei cuscini dalle federe ricamate, che dall’esterno mostrano paesaggi e fiori. Ma se rovesciamo il tessuto, quello che ci appare è un intrigo incomprensibile di fili che si intrecciano e si confondono, tanto che non riusciamo ad immaginare come possano ricomporsi in un disegno così chiaro sul lato opposto. Questa è la realtà che scorgiamo nella nostra vita, nel mondo, nelle situazioni che incontriamo ogni giorno: tutto è confuso, spesso disastroso, doloroso, inspiegabile. Perché allora dovremmo rallegrarci, quasi ubriacarci di delizia, o come ebbe a dire l’Innominato manzoniano, «Cosa mai c’è da gioire in questo mondo?». A questa domanda risponde il Vangelo, anche se ci chiede un salto di fede. Traspare una gioia strepitosa nei 72 discepoli inviati da Gesù per i dintorni ad annunciare il Regno di Dio a colpi di esorcismi e guarigioni, tali da farli tornare esaltati. Gesù non smorza il loro entusiasmo, anzi sottolinea che ha visto satana cadere come la folgore dal cielo, ma li avverte della fragilità del successo umano, mentre offre loro la solida certezza di una realtà che non passa. Come per loro i nostri nomi sono scritti nel cielo, cioè nel cuore del Padre ed è questo il motivo per gioire sempre, anche quando il mondo sembra offrire solo il suo rovescio.

Dante Balbo, dalla rubrica Il Respiro spirituale di Caritas Ticino su TeleTicino e su YouTube

Calendario ambrosiano Anno C / Mt 5,21-24 / IV Domenica dopo Pentecoste

Il culto gradito a Dio è un cuore riconciliato

L’Evangelo di questa domenica è costituito da due frammenti del grande «Discorso della Montagna». Tra questi l’appello: «È stato detto ›Non ucciderai’, ma io vi dico: amate i vostri nemici…»: non considerate nessuno come nemico, cancellate questa parola dal vostro vocabolario. E se la legge antica si limitava a proibire l’omicidio, la nuova legge, quella che è la persona stessa di Gesù, proibisce anche solo pensieri e parole offensive verso l’altro. Questo linguaggio di Gesù traduce con forza il comandamento: «Amerai il prossimo tuo come te stesso» (Mt 22,39).

Un comandamento che possiamo rendere ancor meglio così: «Amerai il prossimo tuo perché è te stesso». L’altro che appunto avvertiamo come «altro», cioè diverso, estraneo e ostile, l’altro che proprio con la sua alterità-diversità inquieta la mia sicurezza, in verità non è altro ma me stesso. E lo è in forza della medesima umanità e in forza della comune appartenenza ad un unico Padre di tutti. Riconoscerlo non come «altro» ed estraneo ma come prossimo, al punto d’esser me stesso, è l’unica condizione per poter accedere a Dio e al suo altare.

Una parola perfettamente adatta alla nostra attuale situazione di persone che si stanno avvicinando a Dio, al suo altare, per portarvi le proprie offerte, in questa quarta Domenica dopo Pentecoste. Ebbene: solo se siamo in pace con gli altri, se siamo pronti a rimuovere ogni ostacolo sulla via della riconciliazione, lo sguardo di Dio si volgerà benigno a noi e ai nostri doni. Tra poco questa parola evangelica ci sarà ricordata e saremo invitati a scambiare un segno di pace e fraternità prima di presentare i nostri doni all’altare. Prezioso questo gesto che deve ricordarci come il vero culto a Dio gradito è quello di un cuore riconciliato e aperto all’accoglienza e all’amore fraterno. Ad ognuno di noi Dio affida la custodia del proprio fratello. Davvero il tuo prossimo, è te stesso.

don Giuseppe Grampa

3 Luglio 2022 | 07:41
Tempo di lettura: ca. 2 min.
vangeli (29)
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