Charles de Foucauld
Ticino e Grigionitaliano

Charles de Foucauld. Viaggiatore e geografo, alla costante ricerca della Verità

In occasione della sua recente canonizzazione, avvenuta lo scorso 15 maggio, pubblichiamo la seconda parte del racconto appassionato della vita dell’«uomo di Dio» Charles de Foucauld.

Castillon du Perron, biografa di Charles (ChdF), sottolinea a più riprese la sua solitudine prima della conversione. E il suo senso di inadeguatezza profondo, legato certamente alla scomparsa assai prematura di entrambi i genitori. I piaceri, della tavola e del letto, non riescono a tacitare un senso di profonda tristezza. A placare, per un breve tratto di tempo, quel vuoto, sarà una donna, Marie C., di due anni più anziana di lui, che diventa la sua fidanzata ufficiale. E qui Charles fa un tentativo di portarsela appresso in Algeria, spacciandola inizialmente per sua moglie. Quando l’inganno viene scoperto e Charles viene messo dal suo superiore di fronte alla necessità di «sbarazzarsi di costei », preferisce abbandonare l’esercitopiuttostocheprivarsidi lei. Ma sarà per breve tempo. Di lì a non molto Charles viene a sapere che i «suoi» soldati sono impegnati al fronte, in Algeria per contrastare le manovre di un capo tribù indipendentista. «Per raggiungere il suo reggimento, accetta le condizioni che gli vengono imposte». Questo gesto gli procura il perdono. Charles torna dunque nell’Africa del Nord. La Castillon du Perron è abile nell’introdurrera«untema» che avrà un suo peso anche in vista della conversione: il richiamo della bellezza che esercitano su Charles i grandi spazi inesplorati, nonché la cultura berbera così diversa da quella, spesso assai formalistica, ingessata, contraddittoria, sperimentata in gioventù.

Se rimane memorabile un lungo viaggio di Charles lungo l’Atlas marocchino (il resoconto di questo viaggio gli varrà, di ritorno in Francia,unamedagliad’orodella Société de Géographie); e se nel frattempo occorre rilevare che l’incontroconlepopolazionidel Nord Africa segnerà profondamente il cuore e la psicologia di Charles occorre ora che dirigiamo il discorso senza più indugi verso il «momento clou » del nostro racconto: la conversione.

Il figlio dell’abate Huvelin

E qui è d’uopo parlare di una figura per molti versi decisiva: quella di un santo sacerdote parigino, che Charles inizia a conoscere e frequentare grazie alla cugina Marie.

La nostra biografa dedica a Charles «esploratore» circa 40 pagine; pensate che ne dedica quasi altrettante (circa 30) al rapporto con la cugina Marie de Bondy. Questa donna in pratica «conduce per mano» Charles attraverso una scoperta progressiva della «ragionevolezza della fede cristiana ». Charles, ormai oltre la trentina, scopre a poco a poco i vantaggi della castità. Così «questa castità diventa per lui una dolcezza e una necessità del cuore ». Non dubita del proprio potere di seduzione presso le donne. Gli è capitato di farne a meno, ne fa ora di nuovo a meno.

Intanto Charles continua a frequentare la casa parigina della zia, dove regolarmente incontra, insieme ad altri parenti, anche Marie de Bondy, l’amata cugina. «E così apre un giorno, per caso, le Elevazioni sui Misteri, di Bossuet, libro regalatogli da Marie de Body per la sua prima comunione. Ne sente il calore, la bellezza, intravede la possibilità di trovarvi, se non la verità – continua a non credere che gli uomini possano conoscerla – perlomeno degli insegnamenti di virtù». Decide allora di abbandonare il Corano, o per lo meno di ricercare nei libri cristiani «lezioni di una virtù del tutto pagana» (op. cit., 146). «La passività da lui rifiutata nell’Islam,checonduceimusulmani a conoscere Dio senza adorarLo, viene in Bossuet mutata in vero amore e in rinuncia».

«Mi convinsi che la miglior cosa era di prendere lezioni di religione cattolica, come avevo preso lezioni di arabo; così come avevo ricercato un buon thaleb (maestro coranico, ndr) per insegnarmi l’arabo, ricercai un prete istruito per darmi informazioni sulla religione cattolica…» (op. cit., 151). «Charles si reca a Saint-Augustin e si dirige verso il confessionale dell’abate Huvelin. Si china verso lo sportello dove s’indovina la massa di un corpo possente rattrappito su sé stesso e dice semplicemente: «Signor abate, non ho la fede; vengo a chiedervi di istruirmi». «Mettetevi inginocchio»rispondeunavoce, «confessatevi a Dio: crederete». «Ma non sono venuto per questo». «Confessatevi»».

Quel tono evoca una certezza tale, una misericordia tale, che Charles si sente persuaso e insieme perdonato. Si inginocchia e parla. «Mi facevate provare un vuoto doloroso, un bruciore mai provati fino allora… Mi davate quella vaga inquietudine di una coscienza cattiva che, per quanto addormentata, non è del tutto morta». Parla. I ricordi affluiscono. Non si risparmia. È assolto. Si rialza allora. «Siete a digiuno?» chiedel’abateHuvelin.«Sì».«Andate a comunicarvi». Egli si dirige allora verso l’altare della Santa Vergine e riceve l’Eucaristia. Ed allora la grazia lo illumina e Dio prende possesso della sua anima.

«Si consegna allora deliberatamente e per sempre. Convertito. Rivoltato. Altro e finalmente sé stesso» (op. cit., 152). «Nutrito dalla presenza divina riattualizzata in lui dall’Eucaristia, deve innanzitutto imparare a conoscere il Cristo e ad imitarlo leggendo instancabilmente il Vangelo e impregnandosi della sua parola. Egli rimane con pazienza, in ascolto del racconto più spoglio della storia umana» (op. cit., 174).

Incredibile avventura umana

Questi accenni concreti alla vita di ChdF ci permettono già di affermare una cosa, a riguardo della personalità del santo. Egli era qualcuno dalla personalità forte. Qualcuno inoltre la cui vita fino alla conversione fu caratterizzata da una ricerca costante e sofferta, non diremo «di una verità» ma proprio, senza tema di smen- tite, «della verità», quella con la V maiuscola.

La fortuna di Charles fu di poter incontrare un «direttore »: l’abbé Huvelin. L’avventura umana e, da qui in avanti, anche cristiana di Charles continuerà ancora per lunghi anni oltre la conversione, con frutti magnifici. Egli sarà obbediente monaco trappista in Siria; poi giardiniere contemplativo a Nazareth presso una comunità di Suore clarisse, infine anche sacerdote innamorato della povertà. Si stabilirà, infine, nell’entroterra algerino (El Abiodh Sidi Sheik), dove punterà ad essere, «semplicemente», una presenza cristiana in mezzo ad una popolazione mussulmana. Desideroso in verità di una sola cosa: di imitare Gesù, il suo «modello unico».

Non si è detto nulla o quasi – e ce ne scusiamo – dell’«eremita nel Sahara» algerino, dell’appassionato studioso della lingua e delle usanze dei Tuareg, ecc.. Nella terza e ultima parte di questi contributi ci occuperemo dei «frutti» – vale a dire degli eredi – di Charles de Foucauld.

di Paolo Binda, storico e già docente di religione

(Continua…)

Prima puntata: Charles de Foucauld, da ateo a «uomo di Dio» in Algeria

Terza puntata: Charles de Foucauld: Un piccolo, grande seme per molte famiglie spirituali

Charles de Foucauld
13 Luglio 2022 | 09:12
Tempo di lettura: ca. 4 min.
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