Padre Giuseppe Ambrosoli
Ticino e Grigionitaliano

Cento anni fa nasceva a Ronago (Co) Giuseppe Ambrosoli

di Gioele Anni 

Un medico, un sacerdote, un esempio per i giovani, questo era Giuseppe Ambrosoli, settimo di otto figli, nato a Ronago, in provincia di Como, al confine con la Svizzera, il 25 luglio di 100 anni fa. Nello stesso anno, il 1923, il padre Giovanni Battista fonda la nota azienda di miele e di prodotti dolciari attiva ancora oggi. Per Giuseppe il futuro si presenta ricco di opportunità, ma sceglie di non percorrere la strada più facile: studierà da medico, poi diventerà sacerdote e partirà missionario a Kalongo in Uganda.

Da Ronago a Kalongo

Nel 1939 scoppia la seconda guerra mondiale, Giuseppe è troppo giovane per andare al fronte, ma spesso quando si fa buio scompare improvvisamente: «Di notte, clandestinamente aiutava le persone ad attraversare il confine», racconta Giovanna Ambrosoli, presidente della Fondazione Ambrosoli. Giuseppe è costretto a scappare in Svizzera e quando rientra viene subito arrestato e mandato in un campo di lavoro in Germania, poi per alcuni mesi è in servizio in Italia. Alla fine della guerra comunica alla famiglia che vuole diventare medico e prete missionario: «Quando matura questa scelta, va dai missionari comboniani a Rebbio a chiedere se fosse possibile che un missionario comboniano potesse esercitare la professione di medico». È il 1956 quando padre Giuseppe, finiti gli studi e diventato sacerdote, lascia Ronago e parte per l’Africa. «Arriva nel nord dell’Uganda, a Kalongo, dove ci sono i padri e le suore comboniane e dove non c’era assolutamente nulla se non un piccolo dispensario per la maternità dove mancava però una figura medica. Padre Giuseppe fu chiamato nella missione proprio per poter portare supporto dal punto di vista medico. Comincia così a sviluppare quelli che poi sono diventati i reparti dell’ospedale, tra i quali il reparto di maternità-infantile che anche oggi è sicuramente il più affollato della struttura». Le giornate di padre Ambrosoli sono molto intense e dettata da una serrata routine: «Si alzava molto presto al mattino e operava per lunghe ore in sala operatoria: era un chirurgo eccellente in un contesto molto difficile. Dopo un pranzo molto veloce, il pomeriggio passava a visitare i pazienti dell’ospedale. Non mancava mai di riservare il tempo per la preghiera e per la riflessione spirituale: dopo questo tornava nella sua camera, piccola e molto sobria, e studiava fino a tardi. Se non c’erano casi urgenti si concedeva quindi qualche ora di riposo».

Dopo due anni dalla fondazione dell’ospedale, padre Giuseppe apre la scuola di ostetricia con l’obiettivo attraverso la formazione di ridurre la mortalità materna e neonatale e quindi «di contribuire allo sviluppo del Paese e insieme a quello del ruolo della donna da sempre centrale nel contesto ugandese. Questa sua idea di formazione è proprio rispondente a quello che è il valore comboniano per eccellenza, ovvero «salvare l’Africa con gli africani»; formare la popolazione locale per essere autonoma in futuro».

All’inizio del 1987, l’Uganda precipita nella guerra civile. Il conflitto coinvolge anche l’ospedale di Kalongo: «I militari – racconta Giovanna – fanno irruzione nell’ospedale e padre Ambrosoli riceve l’ordine perentorio di evacuare la struttura che curava tutti indipendentemente dalla loro provenienza e della loro appartenenza. In una settimana organizza l’evacuazione di pazienti e operatori sanitari e, in una notte di luna piena, esce con una carovana di 1500 persone» Padre Ambrosoli lascia così per l’ultima volta la sua opera costruita in 32 anni. Nelle settimane successive «cerca di salvare almeno la scuola di ostetricia, interagisce con il governo e cerca un luogo che potesse ospitare le studentesse: lo fa in condizioni di salute molto precarie. Dopo tre settimane si ammala improvvisamente e, assistito dalle suore comboniane, ma senza potersi curare, dopo tre giorni muore».

Nel novembre 2022, padre Giuseppe Ambrosoli è stato proclamato beato da papa Francesco: ha dedicato la sua vita agli ultimi e, passo dopo passo, ha realizzato qualcosa che sembrava impossibile.

La fondazione Ambrosoli

La fondazione, nata dopo parecchi anni in sua memoria su volontà dei comboniani, ha la missione di proseguire e di garantire che l’opera di padre Ambrosoli vada avanti al meglio per il beneficio locale. Si occupa di supportare l’ospedale non solo da un punto di vista finanziario ma anche dal punto di vista sanitario e manageriale per aiutarlo a fornire le cure migliori alla popolazione che non potrebbe affrontarne il costo. L’ospedale di Kalongo è diventato un punto di riferimento medico eccellente per tutta la regione che serve non solo la popolazione del distretto ma anche quella di altri sei distretti confinanti (quasi mezzo milione di persone) con sale chirurgiche e debitamente attrezzato. 

Per info: fondazioneambrosoli.it

Padre Giuseppe Ambrosoli
25 Luglio 2023 | 08:19
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