La Biblioteca Salita dei Frati, annessa all'ex convento cappuccino.
Ticino e Grigionitaliano

Censura libraria e divulgazione del sapere. Il 14 ottobre, all’USI, con la dott.ssa Chiara Cauzzi

Si terrà il prossimo 14 ottobre dalle ore 9 all’Università della Svizzera italiana una Giornata di studio organizzata dalla Facoltà di comunicazione, cultura e società nell’ambito del progetto «Convergenza e distanza» che intende trattare da un punto di vista vario e interdisciplinare – con il coinvolgimento di studiosi dei più disparati ambiti disciplinari, dalla letteratura, alla storia alla sociologia – il tema del «contagio». Una riflessione che porterà a prendere anche in considerazione la pratica della censura libraria, argomento e fenomeno che richiede, per essere compreso, di essere storicamente contestualizzato; se ne occuperà la dott.ssa Chiara Cauzzi che, nell’ambito della stessa iniziativa, ha condotto una visita pubblica alla Biblioteca Salita dei Frati, particolarmente ricca sotto questo punto di vista di testimonianze librarie. Entriamo nel tema a piccoli passi, sotto la guida della studiosa.

Dott.ssa Cauzzi, di recente ha tenuto una visita guidata alla Salita dei Frati sul funzionamento della censura libraria nel suo formarsi all’inizio dell’età moderna. Tema sul quale tornerà il 14 di ottobre…Come nasce, storicamente, il fenomeno?

«Anche se la censura libraria è un fenomeno già presente nell’antichità, nel corso della visita alla Biblioteca Salita dei Frati mi sono concentrata sulla prima età moderna e sul sistema di controllo che prende forma all’indomani del Concilio tridentino. Ho introdotto i concetti di censura teologica e di espurgazione per fornire alcune definizioni di massima a tutti i partecipanti. Sono partita quindi dai due provvedimenti che rientrano nel più ampio fenomeno della censura ecclesiastica, soffermandomi, in particolare, sulla nozione di espurgazione o bonifica dei testi letterari, richiamando, ad esempio, il caso di Boccaccio e della «rassettatura» del Decameron. L’intervento censorio storicamente si intensifica a seguito dell’invenzione della stampa, quando i libri e le idee, così come le immagini e le parole dei predicatori, iniziano a circolare molto velocemente e risultano difficili da tenere sotto controllo. Con la redazione degli Indici dei libri proibiti, a partire dal 1559, la Chiesa romana cerca di limitarne la diffusione e con l’Indice tridentino (1564) introduce l’espurgazione dei testi, dando maggiore autorità al vescovo».

La visita guidata alla Biblioteca Salita dei Frati. Da sinistra Chiara Cauzzi, la prof. Linda Bisello e Pietro Montorfani Direttore della Biblioteca.

Al termine «censura» associamo normalmente un’accezione negativa. È corretto o la censura libraria era qualcosa di più, un complesso meccanismo in realtà rivelatore anche di altro, ad esempio dell’importanza – un tempo molto maggiore – rivestita dai libri? Cos’era, per i lettori del Cinquecento, concretamente, un «libro»?

«Sono d’accordo con lei, il libro era ed è un mezzo potentissimo di circolazione delle idee e, nell’ottica dei censori, il principale focolaio di infezione di idee potenzialmente erronee, che, proprio per questo, vanno neutralizzate sullo stesso terreno «mediatico», e cioè tramite la diffusione di libri in linea con la dottrina, oppure, senza togliere il libro dalla circolazione, si mette in guardia però il lettore circa la sua pericolosità. Così cancellare il nome di Erasmo da Rotterdam, o il nome dello stampatore che lo ha pubblicato, ad esempio Froben, significa avvisare il lettore che quel libro è stato sanificato e può essere letto e consultato».

Nel suo percorso, si è specializzata alla Scuola Vaticana di Biblioteconomia della Biblioteca apostolica vaticana. È un percorso che le è servito per l’approfondimento del tema?

«Si, la Scuola Vaticana di Biblioteconomia mi ha fornito le competenze necessarie nell’ambito della storia del libro e della storia delle biblioteche per affrontare il tema. Mi riferisco soprattutto all’analisi della materialità del libro e allo studio dell’esemplare. Le note manoscritte presenti sui volumi, gli ex libris, i timbri, le note di lettura consentono di ricostruire non solo la storia del singolo volume e della sua circolazione, ma anche la storia del fondo librario in cui si inserisce. Questi strumenti sono quindi fondamentali, sono delle «spie» per lo studio dell’argomento».

Perché, concretamente, poteva avvenire che un libro venisse censurato? Quali erano i criteri?

«Come ribadirò durante la Giornata del 14 ottobre, le modalità di censura sono diverse: dalla cancellatura di nomi di autori, all’eliminazione di intere parti di testo tramite annerimento/inchiostratura delle pagine, dall’utilizzo di cartigli per coprire parole ed espressioni fino allo strappo di immagini. La Biblioteca Salita dei Frati conserva esemplari che presentano queste diverse tipologie e proprio per questo motivo ho pensato di organizzare una visita che abbinasse una parte teorica di spiegazione ad una più pratica, di osservazione diretta, proprio per dare modo ai partecipanti di visionare gli esemplari e le loro caratteristiche nella loro concretezza «parlante»».

Significa, dunque, che la Biblioteca reca tracce particolari di questa censura? Ci sono al riguardo casi interessanti o «curiosi» di cui ci può parlare nello specifico?

«La Biblioteca Salita dei Frati custodisce in questo senso dei veri e propri tesori, tra cui anche alcuni esemplari censurati o espurgati.

Per la visita guidata ho pensato di esporre sei esemplari che presentano ciascuno una tipologia di censura.  Ritengo che l’opera omnia di S. Ambrogio (MdS 44 Ga 3-4), custodita presso la Biblioteca della Madonna del Sasso di Locarno-Orselina, sia una delle più significative. L’edizione è stata stampata a Basilea da Froben nel 1538.

Il primo tomo presenta due cancellature sul frontespizio, una per il nome di Erasmo da Rotterdam e una per il luogo di stampa Basilea. Il pensiero di Erasmo da Rotterdam, così come il suo nome, nell’ottica del censore vanno abrasi per evitare che «infettino» il lettore. In questo modo i testi sono «filtrati», sull’autore cade la damnatio memoriae e i libri sono alla fine, con questi antidoti, concessi in lettura. Un altro esempio è l’opera omnia di Clemente Alessandrino, stampata a Basilea nel 1556, che presenta un cartiglio sul nome dello stampatore Froben all’interno della marca tipografica, sia sul frontespizio sia nel colophon. Erasmo da Rotterdam collabora per 20 anni con l’officina di Johann e Hieronymus Froben mentre si trova a Basilea.  Entrambi gli esemplari sono stati oggetto di studio approfondito e sono stati i protagonisti di una mostra bibliografica curata ed organizzata dal Centro di competenza per il libro antico presso la Biblioteca Salita dei Frati dal titolo ›Edizioni di Basilea del XVI secolo al sud delle Alpi’».

Mettere mani ai libri antichi della Biblioteca dei Frati le è servito anche per farsi un’idea di che cosa leggessero i frati? Può dirci qualcosa, più in generale, della cultura libraria dei frati cappuccini ticinesi nei secoli scorsi?

«Sì, la preparazione della visita guidata mi ha consentito di iniziare ad affrontare il tema. Per fornire un quadro della cultura libraria dei frati cappuccini ticinesi sarebbe necessario ampliare ulteriormente gli studi e disporre di una campionatura maggiore.

Tengo però a segnalare che le letture dei frati luganesi nel Settecento sono state ricostruite da Padre Pozzi in uno studio contenuto nel volume Ad uso di… Applicato alla Libraria de’ Cappuccini di Lugano, scritto in collaborazione con Luciana Pedroia e pubblicato a Roma dall’Istituto storico dei Cappuccini nel 1996». 

Ci può anticipare qualcosa del suo intervento del 14 ottobre?

«Volentieri. Mi occuperò dell’inventario compilato da padre Cherubino da Ligornetto nel 1841, conservato presso l’Archivio dei Cappuccini di Lucerna. Nel documento è presente una lunga lista di titoli, alcuni dei quali inseriti nelle caselle dei libri proibiti. Rispetto alla visita guidata di giovedì scorso, vorrei soffermarmi sul dialogo tra le carte e gli esemplari custoditi in biblioteca, portandone un esempio concreto, ma non vorrei svelarvi troppo».

Perché questo tema ha attratto la sua attenzione? Perché, infine, per storici e ricercatori è un tema particolarmente interessante dal quale non si può prescindere?

«La curiosità di indagare questo tema è nata proprio dalle mie giornate di lavoro dedicate alla catalogazione dei libri antichi; potrei dire quindi che il mio approccio sia nato sul campo. Ho avuto l’occasione qualche anno fa di descrivere le cinquecentine della Biblioteca del Convento della Verna (AR) e proprio in una delle mie trasferte da catalogatrice itinerante, mi sono imbattuta in un numero cospicuo di edizioni espurgate e censurate. Un elemento da non sottovalutare è che la Biblioteca del Convento della Verna non ha subìto, a differenza di molte altre, le soppressioni napoleoniche.

Penso infine che il tema delle proibizioni librarie, ben oltre la specificità dei singoli casi (dalla confisca, all’oscuramento di alcune parti dei testi, alle licenze di lettura concesse dall’autorità), sia sempre attuale perché ha a che vedere col rapporto tra libertà di pensiero e potere, una tensione che si ripresenta in ogni epoca storica».

Qui il programma della giornata di studi.

Laura Quadri

La Biblioteca Salita dei Frati, annessa all'ex convento cappuccino.
12 Ottobre 2022 | 06:38
Tempo di lettura: ca. 5 min.
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