I relatori del convegno per gli 80 anni di Caritas Ticino.
Ticino e Grigionitaliano

Caritas Ticino: da 80 anni «luogo sicuro che offre approdo e protezione». Il video del convegno

Era il 1941, quando vari esponenti dell’associazionismo cattolico sostenuti dal vescovo mons. Angelo Jelmini, sentono la necessità di dare vita ad una Caritas diocesana per fare fronte alla povertà, collegare le varie iniziative cattoliche già esistenti e anche per rispondere alla fioritura di iniziative sociali laiche e cantonali.  Fu così possibile, nel gennaio del 1942 aprire la prima sede della Caritas diocesana al numero 66, di via Nassa a Lugano.

Da allora sono passati 80 anni. E ieri, venerdì 25 novembre, è stata l’occasione per festeggiare queste 80 candeline a Sorengo, presso la Fondazione Otaf, con un convengo dal titolo «L’uomo è più del suo bisogno» a cui sono intervenuti nell’ordine mons. Alain de Raemy per un saluto, Roby Noris (presidente Caritas Ticino), Suor Helen Alford (decana della Facoltà di Scienze sociali della Pontificia Università di San Tommaso d’Aquino a Roma), Lorenzo Cantoni (prof. vicario dell’USI), Graziano Martingoni, psichiatra e psicoterapeuta e in chiusura Marco Fantoni, direttore dimissionario a fine anno, quando passerà il testimone all’attuale vice-direttore, Stefano Frisoli. A Giovanni Pellegri (creatore de  «L’ideatorio», un servizio dell’USI che si occupa del dialogo tra scienza e società) è spettato il compito di moderare e animare la mattinata di studio.

La frase (di mons. Eugenio Corecco) che ha dato il titolo alla giornata, «L’uomo è più del suo bisogno» ha fatto da fil rouge a tutti gli interventi. In particolare Roby Noris, ha ricordato come l’intuizione di separare l’uomo da ciò che gli manca (il suo bisogno)  ha mutato il modo di intendere la carità e di conseguenza ha modificato anche il volto di Caritas Ticino, che passo dopo passo, a partire dagli anni ’90, ha imboccato la via per diventare un’impresa sociale, il cui punto di partenza sono proprio le persone che si rivolgono a lei. «Da quando Caritas Ticino ha dato seguito all’intuizione che dalla povertà si esce solo diventando soggetti produttivi», ha spiegato Noris, tutto è cambiato». In che modo? Attraverso il programma occupazionale, per esempio, che reintegra nel mondo del lavoro persone disoccupate offrendo loro «un’esperienza autenticamente produttiva» capace di generare un profitto.  Molto interessante anche l’intervento di suor Helen Alford -decana della Facoltà di Scienze Sociali, consulente del dicastero per la Promozione dello sviluppo umano integrale in Vaticano e membro della Pontificia accademia delle scienze sociali- che ha invocato la necessità di una «carità intellettuale» che abbia la forza di cambiare il modo di pensare e di conseguenza anche il mondo.  E ha portato come esempio il concetto di «dignità umana», che se lo si prendesse davvero come parametro a partire da quale agire e guardare al mondo, potrebbe rivelarsi un vero «lievito morale» capace di cambiare le cose. Aggiungendo, in chiusura di intervento, il fatto che «se i credenti facessero davvero la loro parte di credenti», moltissimo in più sarebbe possibile. Sulla parola «bisogno» ha, invece, incentrato il suo intervento, Lorenzo Cantoni, prorettore vicario dell’USI, che ha suggestivamente ribaltato la frase di mons. Corecco, facendola diventare: «Il bisogno che noi abbiamo è più dell’uomo» aprendola così ad una dimensione trascendente. In chiusura lo psichiatra Graziano Martignoni, ha sottolineato la capacità di Caritas Ticino di dire «Eccomi»: sembra poco, ha aggiunto, ma in un mondo dove in tanti si sentono abbandonati «ad una vita breve che corre veloce», vuol dire molto. «Caritas Ticino, ha concluso, è oggi un «posto sentinella», una «locanda dell’anima» dove trovare approdo e protezione nel lungo viaggio».

Corinne Zaugg

I relatori del convegno per gli 80 anni di Caritas Ticino.
28 Novembre 2022 | 07:04
Tempo di lettura: ca. 2 min.
Condividere questo articolo!