La Biblioteca Salita dei Frati, annessa all'ex convento cappuccino.
Ticino e Grigionitaliano

Biblioteca Salita dei Frati: il 7 aprile la conferenza della prof.ssa Farina sul fratricidio di Caino

Raccontata in poesia, messa in musica, romanzata: dopo il racconto della cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terreste, la storia di Caino e Abele è forse una delle vicende narrate dal libro della Genesi tra le più riprese, fonte di ispirazione per poeti, letterari e musicisti, interpellati dal mistero del male. Anche la filosofia, assieme alla teologia e alla letteratura, si è lasciata interrogare da questo episodio, come spiegherà la prof.ssa Gabriella Farina il prossimo 7 aprile, tenendo, per il ciclo «Bibbia, letteratura e filosofia», organizzato dall’Associazione «Biblioteca Salita dei Frati», alle ore 20.30, la conferenza «Il fratricidio di Caino (Gen 4, 8-9). Male, peccato, violenza e sofferenza».  

«Al centro dell’episodio di Caino e Abele – commenta la prof.ssa Farina – vi è, fondamentalmente, l’incapacità di relazionarsi tra fratelli, non molto diversamente da quello che stiamo vivendo ora con la guerra tra Ucraina e Russia. Il filosofo Massimo Recalcati, occupandosi di Caino – che uccide il fratello Abele spinto dal desiderio di poter essere l’unico figlio di Eva –  lo ha paragonato al mito di Narciso: fondamentalmente, egli avrebbe eliminato suo fratello, per essere l’unico a meritare di poter dare continuità alla discendenza umana. Vuole liberarsi di una presenza: quella dell’alterità. Meta perversa del desiderio umano, osserva ancora Recalcati, è, infatti, quella di costituirsi come un essere che basta a sé stesso, un essere padrone del proprio fondamento nel nome di un ideale assoluto di autonomia e di indipendenza». Una teoria coraggiosa – ci anticipa la prof.ssa Farina –  venne elaborata anche dal filosofo Luigi Pareyson, il quale sosteneva che il primo ad essersi dovuto confrontare, proprio come Caino, con una scelta tra il bene e il male fosse stato Dio stesso. «Dio avrebbe scelto per sé e per il Creato, senza indugio, il bene, ma l’uomo, con le sue azioni, avrebbe poi rimesso al centro della storia l’opzione scartata dal divino, appunto il male. Ciò che avrebbe poi spinto Dio ad intervenire per assumersi su di sé tutto il dolore dell’uomo, liberandolo da tale giogo tramite Cristo». Sebbene possa cambiarne il corso, il male, tuttavia, non è il destino ultimo dell’uomo. La stessa vicenda di Caino e Abele, ci fa notare la prof.ssa Farina, contiene dei semi di speranza: «Vi sono due elementi particolarmente positivi in questa storia. Il primo lo vediamo quando Dio, pur avendo maledetto Caino per il suo gesto, decide di sottrarlo alla vendetta della comunità ponendogli un contrassegno, che impedisca ritorsioni contro di lui. Il gesto di Dio è fondamentale, ed esprime bene il suo desiderio: non vuole in alcun modo che a una violenza si assommi altra violenza. Il secondo aspetto positivo è legato all’assunzione di responsabilità da parte di Caino, che esclama contrito: «Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono» (Gen 4,13). Nel «risveglio» di Caino c’è il risvegliarsi di tutta l’umanità, che capisce come stare in relazione con un Altro sia fondamentale: ci riconosciamo e ci conosciamo tramite gli altri. Nasce, con questo episodio, in un certo senso, anche il concetto di «fratellanza»». L’autoconsapevolezza raggiunta da Caino rivela altresì «che la conquista del bene è un processo per il quale l’uomo deve impegnarsi in prima persona. La fratellanza non si impone, si costruisce, così come Dio, rispettoso della libertà dell’uomo, non può impedirne le scelte di male. È l’uomo che deve anzitutto desiderare di redimersi. L’amore si raggiunge solo attraverso il superamento della fase violenta e delle proprie inclinazioni cattive». La vicenda di Caino è dimostrazione che questo tutto questo è possibile: «Pur non escludendo di poter essere preceduto da un cammino doloroso – l’esplorazione convinta del male – il bene è una strada praticabile», conclude la prof.ssa Farina.

Laura Quadri

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3 Aprile 2022 | 05:17
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