Palazzo delle Orsoline, oggi sede del governo ticinese (foto Wikipedia)
Ticino e Grigionitaliano

Bellinzona: la presentazione del volume sulle Orsoline. Intervista al prof. Querciolo Mazzonis

Oggi è la sede del Governo ticinese; ieri, invece, era il cuore pulsante di un progetto educativo, voluto direttamente da autorità politiche e ecclesiali assieme, di educazione delle nuove generazioni bellinzonesi. Stiamo parlando dell’ex convento delle Orsoline di Bellinzona, sulla cui storia torneranno, questa sera, Miriam Nicoli e Franca Cleis, presentando al pubblico, l’atteso studio Un’illusione di femminile semplicità. Gli Annali delle Orsoline di Bellinzona (1730-1848). Al suo interno le due studiose pubblicano gli Annali del Collegio, dalla sua data di fondazione, il 1730: è l’unica cronaca di un Collegio femminile elvetico ad oggi edita integralmente.

Per le nuove generazioni
Le Orsoline, racconta il volume, vengono invitate a Bellinzona nel 1730 per occuparsi dell’educazione delle giovani, soprattutto delle famiglie altolocate. «I vescovi post-tridentini – ci spiega il prof. Querciolo Mazzonis, autore della prefazione del libro – assegnarono alle Orsoline, approvandole, il compito di insegnare la dottrina cristiana nelle scuole. Gradualmente, in diverse città, le compagnie di S. Orsola presero la forma congregata (senza clausura e spesso senza soppiantare il ramo secolare), trasformandosi in collegi rivolti agli strati più abbienti. Pertanto non è sorprendente che delle famiglie nobili affidassero l’educazione delle figlie alle Orsoline».

Una nuova forma di vita religiosa
Le prime due Orsoline che arrivano a Bellinzona, Maria Gertrude Maderni e Teresa Ghiringhelli, provengono da Mendrisio, dove la Congregazione è presente già dai primi del Seicento. Il successo dell’iniziativa è immediato: nel 1735 le Orsoline bellinzonesi sono già venti. Con il tempo vi aderiscono anche le figlie delle famiglie più altolocate: oltre ai Molo, i Bacilieri, i Bonzanigo, i Chicherio, i Magoria, i Paganini, i Sacchi, i Vonmentlen. Gli Annali stessi sono intimamente legati ad una lotta tra due fazioni di Orsoline, che avevano una visione profondamente diversa della vita congregata. La prima, guidata dalla madre fondatrice Maria Gertrude Maderni più restrittiva; la seconda, più liberale, capeggiata da Fulgenza Marianna Molo, figlia del fondatore. La questione sulla forma di vita da adottare – ci spiega il prof. Mazzonis – era particolarmente sentita dalle Orsoline, per motivi storici ben noti: «Angela Merici istituì la Compagnia di Sant’Orsola nel 1535 a Brescia, nel pieno dei dibattiti sulle forme della vita cristiana e della Chiesa, dibattiti da cui scaturirono molti tipi di riforma, compreso quello luterano. Angela offriva alle donne un modello di «Sposa di Cristo» (identità per eccellenza delle monache e delle mistiche medievali) da vivere non nel monastero, ma nel mondo, in casa propria. Si tratta di una proposta di vita cristiana «non convenzionale», distinta sia dall’ortodossia romana (per la scarsa importanza data ai riti), sia dal luteranesimo che propone la giustificazione per fede e che nega il contributo umano alla salvezza, mentre Angela difende il libero arbitrio. Sul piano sociale, tale forma di vita aprì la strada all’accettazione della donna «single», laddove le uniche identità possibili per le donne erano quelle della «moglie» e della «monaca»».

La novità è percepita soprattutto con la Controriforma: «La Chiesa tridentina era divisa su come regolamentare la vita religiosa femminile e gradualmente arrivò a prevedere un doppio binario: stretta clausura e voti solenni per le monache; vita secolare con voti semplici per le donne devote che non volevano entrare in convento. Se la Compagnia di Sant’Orsola fu il volano attraverso cui filtrò questa seconda possibilità, altre congregazioni simili furono fondate a partire dalla fine del Cinquecento (come le Dimesse e le Medee)».

Religiose di grande cultura
Dalle pagine degli Annali emerge anche la grande cultura della comunità bellinzonese: «Le Orsoline, in generale, hanno un livello di istruzione elevato e ciò deriva dalla loro vocazione educativa, sviluppatasi nei secoli, anche in Francia e altrove. Alle Orsoline italiane, ad esempio, veniva consigliato di leggere testi ascetico-mistici come l’Imitazione di Cristo o quelli di Caterina da Siena e Luis de Granada».

Un testo importante
Di intensità particolarmente rara sono le pagine del testo dedicate all’invasione napoleonica, segnate anche dall’obbligo, per le Orsoline di lasciare temporaneamente il convento. È infine il 30 giugno 1848, quando, in seguito invece a un decreto governativo, il convento bellinzonese viene soppresso. Oltre alla puntuale ricostruzione delle vicende narrate, è però l’autrice del testo la vera sorpresa: suor Giuseppa Marianna Mariotti. Autrice degli Annali, potrebbe infatti essere – l’ipotesi di Nicoli e Cleis è avvincente – tra le prime storiche dei baliaggi ticinesi, delle quali sia rimasta traccia. «Soprattutto a partire dal Concilio di Trento gli uomini di Chiesa incoraggiavano le donne a scrivere le cronache dei loro monasteri. Abbiamo diversi esempi di questo tipo, ma il documento degli Annali è sicuramente di notevolissimo valore perché rivela importanti dinamiche religiose, sociali, politiche e soprattutto riguardanti la storia di genere», conclude il prof. Mazzonis.

La presentazione del volume

Il libro Un’illusione di femminile semplicità. Gli Annali delle orsoline di Bellinzona (1730-1848), edito da Viella per la Collana La memoria restituita. Fonti per la storia delle donne, verrà presentato oggi, 9 febbraio, alle 18 nella sala del Gran Consiglio a Palazzo delle Orsoline a Bellinzona. Dopo i saluti di Manuele Bertoli, interverranno Sara Pellegrini, Tiziana Plebani e le due autrici del volume, Miriam Nicoli e Franca Cleis. Iscrizione a ti.ch/annali-orsoline. Il libro è disponibile in formato open access sul sito della Casa editrice.

Laura Quadri

Palazzo delle Orsoline, oggi sede del governo ticinese (foto Wikipedia)
9 Febbraio 2022 | 16:49
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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