Amazzonia: nel 2020 una Cattedrale indigena

Da qui al 2022, il Brasile avrà una «cattedrale indigena Yanomami» al cuore della foresta amazzonica. La conferma ufficiale viene dalla Chiesa cattolica, che ha ricevuto l’approvazione di Papa Francesco per lanciare la costruzione dell’edificio, di cui il costo stimato è attorno ai 190’000 franchi. La metà del montante è già stata versata dal Vaticano alle autorità della Chiesa cattolica brasiliana.

Battezzata «Chiesa Notre Dame de Lourdes», in ragione della devozione degli indigeni Maria, l’edificio religioso sarà edificato all’estremo nord-ovest del Paese, nello Stato dell’Amazzonia, sul più grande territorio indigeno del Brasile – quello degli indiani Yanomami – che si estende su 9, 6 milioni d’ettari. La chiesa sorgerà ai piedi del Pic de la Brume, a qualche ora di viaggio della frontiera con il Brasile, la Colombia e il Venezuela.

Una chiesa voluta dagli indigeni

L’idea di questa cattedrale è venuta dalle tribù della regione di Maturacá, nel 2016, dopo l’incontro con il nunzio apostolico del Brasile, l’arcivescovo italiana Giovanni D’Aniello, e il vescovo di São Gabriel da Cachoeira, mons. Edson Damian.

«Ci hanno detto che avrebbero tanto amato avere una chiesa vicino a loro, un luogo che identifichi la presenza di Dio nella comunità», ha spiegato padre Thiago Faccini, consigliere in seno alla sezione liturgica della Conferenza nazionale dei Vescovi del Brasile.

«Rispetto delle credenze»

Con il consenso del Papa, la Conferenza dei vescovi brasiliani ha trasmesso il compito agli architetti Teresa Cristina Cavaco Gomes et Tobias Bonk Machado, dello studio Creatos Arquitetura di Curitiba, del Sud del Paese, che costituisce un referente nazionale in materia di architettura e arte sacra.

Il progetto © Creatos Arquitetura.

«Sin dall’inizio abbiamo avuto la preoccupazione di sviluppare un progetto «inculturato». Non vogliamo cambiare la maniera di interagire degli indigeni, il modo con cui guardano al mondo e se stessi. Sarà dunque, il progetto, una fusione della loro cultura con il cristianesimo. Non ci sarà alcuna sostituzione, ma piuttosto il rispetto delle credenze», ha indicato Tobias Bonk Machado, che è immerso nella cultura Yanomami da diversi giorni e ha scambiato le sue impressioni con i Capi tribù prima di incominciare.

«Un’opera partecipativa»

«Abbiamo cercato una chiesa che potesse dare un viso della comunità locale, ma che fosse anche durevole nel tempo e che non esigesse troppe energie per costruirla», ha precisato padre Thiago Faccini. «I simboli cristiani devono essere in armonia con il «volto della comunità».

Per gli architetti, è ugualmente essenziale che l’opera sia partecipativa. «Ci saranno di sicuro delle figure professionali esterne, ma gli indigeni potranno partecipare in tutto quello che saranno in grado di fare. Anche le opere sacre saranno fatte da loro, con trame artigianali».

© Creatos Arquitetura.

(red)

30 Settembre 2019 | 16:03
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