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A Lugano il Convegno su cura e spiritualità: «Avere cura degli altri è la base della cittadinanza»

L’uomo, costitutivamente fatto di corpo e anima, in qualsiasi condizione si trovi, ha bisogno di cure. Una cura che passa dall’accudimento fraterno delle ferite umane e spirituali, a volte acuite da condizioni difficili come la malattia. Lo hanno ricordato, con sensibilità e ciascuno dalla propria prospettiva – di medici, psichiatri, infermieri e anche giornalisti – i diversi relatori alternatisi oggi, 29 settembre, durante il Convegno svoltosi al Palazzo dei Congressi «La parte degli angeli. Spiritualità e cura» organizzato dall’Associazione Triangolo assieme alla Fondazione di Ricerca Psico-Oncologica. Una intera giornata di confronto, scambio, momenti congressuali ma non solo: spazio infatti anche per il dibattito, con la voce dell’advocatus diaboli, l’avvocato del diavolo, ruolo giocato dal giornalista Giancarlo Dillena, intervenuto al termine di ciascun intervento, per insinuare il dubbio che gli argomenti trattati potessero essere guardati anche da un altro punto di vista, non sempre spirituale. Impossibile, tuttavia, da parte sua, scardinare per davvero quella che è parsa, fin dai primi interventi, una verità sull’uomo inalienabile: la consapevolezza che la dimensione spirituale, sebbene formulata nella storia in tempi e modi diversi, sia da sempre parte costitutiva della sua persona. A partire da Kant, ad esempio – come spiegato dal filosofo Luca Vanzago, nel suo intervento «Spiritualità e cura in Occidente» – per il quale era certa «la possibilità della conoscenza dell’anima oltre la conoscenza empirica». Anima concepita, per il filosofo tedesco, come «elemento ingegnoso, intuitivo, in poche parole il potere dell’immaginazione», così come l’avrebbe intesa anche il successivo movimento romantico, ovvero una «spontaneità creativa». L’individuo spirituale – secondo Hegel, erede di questa temperie – sarebbe stato «libero: autorealizzato e autoconsapevole». Su su fino alla neuroscienza, l’ambito, secondo Vanzago, in cui oggi si gioca un discorso scientifico sull’anima.

«L’Assoluto sei tu»

Dal potere creativo dell’anima, sottolineato dalla filosofia occidentale, alla concezione dello spirito secondo le religioni orientali: è il salto compiuto dal pubblico grazie alla relazione seguente di Franco Bertossa. Psicoterapeuta modenese, conta, come da lui stesso raccontato, lunghi anni di esperienza tra il Monte Athos e il Sud dell’India, da cui ha ereditato la saggezza con cui poi guardare ai suoi pazienti. Partendo anzitutto da una certezza, formulata come segue dai suoi maestri: «Cos’è l’assoluto? Cos’è Dio? L’assoluto sei tu». «Diversamente dal pensiero scientifico, attento a studiare degli «oggetti», la scoperta del divino richiede di ragionare da soggetti. Nella domanda se Dio esiste, ciò che importa è anzitutto il soggetto che se lo chiede. In Oriente, questa consapevolezza la chiamano «punto zero»: è colui che sta guardando l’accesso all’infinito. È a quel punto, raggiunta questa consapevolezza, che «ci si sente», si ritorna su sé stessi con sapore». Da qui una indicazione per i curanti ma anche per chi è curato: «La persona malata spesso si sente sola. Ma non si è mai soli se si impara a convivere con questo mistero che è in noi e più di noi».

Abitare la terra «in punta di piedi»

Alla voce di Bertossa, si unisce, nell’intervento successivo, quella del teologo ed eticista Sandro Spinsanti: «La spiritualità non è altro che il nostro modo di stare al mondo impastato di terra. Questa stessa terra ci chiede di essere abitata «in punta di piedi», unico modo per evitare le catastrofi, tra cui quelle naturali. Leggo, in questo senso, nell’appello alla spiritualità, un appello alla leggerezza, che favorisca il fondamentale intreccio tra gli esseri viventi, uomini e animali. Rinunciare al dominio non è una forma di ascetismo punitivo. Less is more: la rinuncia non è sacrificio ma acquisizione di qualità». Quindi uno sguardo all’altro tema del Convegno, la cura, ricordando a tutti i presenti, personale curante, medici, infermieri e sicuramente anche altri interessati, che «lo scambio fatto di gesti, l’accompagnamento di un paziente che ha bisogno di cure palliative può essere di altissima intensità».

Una carezza, briciolo di eternità che si manifesta

Al termine della mattinata, infine, la parola, molto attesa, al giornalista Ferruccio de Bortoli: «Sono qui come portavoce dell’esperienza di Vidas, Fondazione che presiedo e che si occupa di malati incurabili», racconta. «La spiritualità è stata decisamente estrapolata dal dibattitto pubblico, non molto diversamente da quanto è stato fatto, in passato, da Epicuro, che inneggiava ad una esorcizzazione della morte e della sofferenza. Ma credere che il rischio del vivere non esista è una illusione». E sul tema della cura afferma: «Dalla stessa radice di cuore, il concetto di cura ci invita a guardare al malato non tanto e non solo come «contenitore» di un sintomo o «portatore» di una malattia, «oggetto» di analisi. Al paziente bisogna fornire i mezzi per togliersi il pensiero ossessivo della malattia, trovando il modo di presentare una verità senza distorcerla, certo, ma facendo anche in modo che il paziente guardi oltre. Lo si può fare anche con una carezza: per un sofferente, un briciolo di eternità che si manifesta. Grazia che avvolge il paziente e non solo: anche il soccorritore, nuovo Cireneo con porta su di sé parte della sofferenza, ne è toccato. La cura, così intesa, è la base del vivere civile, della cittadinanza. Anche perché avere cura degli altri, come ricordava il mio amico Tiziano Terzani, in fin dei conti è avere cura di sé stessi. La sofferenza ha così anche un valore pedagogico: ci ridà il senso di una profonda umanità…di spiritualità».

Nel pomeriggio gli interventi di Michele Ravetta, Liliana Merk, Alessandra Viganò, e Giorgio Mustacchi. Nei prossimi giorni su catt.ch un estratto dall’intervento del prof. Martignoni.

Leggi anche: Il 29 settembre al Palazzo dei congressi di Lugano un convegno su «Spiritualità e cura» (catt.ch)

Laura Quadri

30 Settembre 2022 | 13:37
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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