Fra Michele Ravetta.
Ticino e Grigionitaliano

Il 29 settembre al Palazzo dei congressi di Lugano un convegno su «Spiritualità e cura»

Dopo due anni di pausa forzata a causa della pandemia, riprende l’importante evento formativo promosso dalla Fondazione di ricerca psico-oncologica e dell’Associazione Triangolo che vanta come motore trainante il dr. Marco Varini, stimato oncologo ticinese. Il Convegno – che si terrà il prossimo 29 settembre al Palazzo dei Congressi di Lugano – è di tale portata da coinvolgere specialisti sia locali che internazionali, chiamati a riflettere e condividere l’arte della cura nella delicata relazione con la spiritualità. In un mondo che cambia, l’attenzione e la solidarietà nei confronti dei malati e dei famigliari richiede sempre più valide strategie di cura che propongano sì la possibilità di guarire ma anche di curare senza guarire. Là dove non è possibile una guarigione fisica, esiste una presa a carico della dimensione spirituale in senso ampio, senza però limitarsi al solo aspetto religioso. Prendersi cura della persona afflitta e malata non è unicamente un atto dovuto che racchiude in sé quella filantropia che ci abita bensì, dal punto di vista spirituale e religioso, incarna l’amore al prossimo nello spirito del buon Samaritano riassunto nei verbi della tenerezza: vedere, farsi prossimo, chinarsi, curare, affidare ad altri perché anch’essi partecipino al progetto di cura nella duplice dimensione corpo e anima. La prassi delle cure palliative si fa forte di due concetti: la persona ha il diritto di essere curata fin tanto che è invita e l’accesso alle cure palliative non accorcia né allunga la vita umana ma consente di sperimentare la migliore qualità di vita possibile, vita che rimane sempre mistero. Infatti, quando non c’è più niente da fare (quando cioè la guarigione non è possibile) c’è ancora tanto da fare: la cura. Da qui il senso di dedicare un seminario che ogni anno attira a sé centinaia di esperti della clinica, studenti o semplicemente persone interessate alla cura perché loro stessi malati o famigliari di malati. Ma il tema della spiritualità costituisce anche una provocazione per la Chiesa di oggi, dove è piuttosto facile improvvisarsi cappellano ospedaliero o di casa di riposo senza una specifica formazione sulla vita e sulla morte! Il rischio che corriamo come operatori pastorali è molteplice: manca una formazione condivisa e coordinata, anche sulle domande importanti del fine vita come la sedazione profonda e l’eutanasia, talvolta ridotti a lontane nozioni ricevute ai tempi degli studi morali ed etici e nulla più. Un seminario come quello di giovedì prossimo dovrebbe contare tra i presenti tutti gli assistenti impegnati nella pastorale sanitaria della Diocesi. L’aggiornamento offerto da questo importante evento si offre a tutti coloro che si interrogano sul valore della vita umana in tutte le sue sfaccettature, vita anche segnata dal patimento dovuto ad una malattia che non sia per forza di natura oncologica. Restare informati ed aggiornati è il capo saldo dell’efficacia della vorare come operatori nella pastorale sanitaria e socio-sanitaria, dove ancora oggi l’individuo malato rischia l’isolamentoounanonpresaacarico efficace perché la malattia non è suscettibile di guarigione. Il paradosso sta nel credere che se anche il corpo si ammala, l’anima può godere di ottima salute! Chi cura le persone, cura gli angeli! 

Tutte le info su: triangolo.ch.

Fra Michele Ravetta. | © screenshotrsi
28 Settembre 2022 | 07:36
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