Il prof. Marcello Fidanzio.
Ticino e Grigionitaliano

Il prof. Marcello Fidanzio sui nuovi ritrovamenti a Qumran. Martedì la tavola rotonda

Grotte da esplorare, una serie di manoscritti già scoperti e altri, forse ancora da scoprire: a che punto siamo con il lavoro di scavo attorno alle grotte del sito archeologico di Qumran, sulla riva occidentale del Mar Morto, che negli anni ha mostrato di contenere preziosi documenti originali biblici? Per cercare di fornire una risposta a questa domanda, ma soprattutto per rivelare, in prima mondiale, alcuni sorprendenti risultati ottenuti con gli scavi alla grotta 11 – condotti da un’équipe internazionale di studiosi facenti capo all’Istituto di cultura e archeologia delle Terre bibliche della Facoltà di teologia di Lugano, guidata dal prof. Marcello Fidanzio – l’appuntamento è con la tavola rotonda di martedì 4 febbraio alle ore 20.15 nell’auditorium dell’Università della Svizzera italiana.

Prof. Fidanzio , perché una tavola rotonda dal titolo «Qumran. La tessera mancante»? Di che «tessera» si tratta? «Nel corso degli anni Qumran è diventato un mosaico d’interpretazioni. Spesso però mancano ancora le tessere dei dati con cui realizzare l’opera d’arte. A settant’anni dalle prime scoperte l’accesso al dato resta una delle questioni principali per l’archeologia di Qumran. Gli scavi alla grotta 11, dove vennero trovati importanti manoscritti, erano completamente inediti».

Ora presentate a Lugano, in prima mondiale, un volume di oltre 300 pagine. Cosa è emerso dagli scavi alla grotta 11? «Abbiamo potuto capire qualcosa di più del contesto materiale in cui i rotoli del Mar Morto sono stati ritrovati. Poiché i manoscritti non fanno riferimento alle circostanze della loro deposizione nelle grotte, è innanzitutto l’archeologia che deve aiutare a capire quando, come e perché i manoscritti sono arrivati lì. Nella grotta 11 non ci sono gli elementi che caratterizzano una presenza prolungata nel I secolo d. C.: questo lascia credere che qualcuno sia entrato e abbia deposto i rotoli avvolti in tessuti di lino e conservati nelle giare. Perché lo ha fatto? Per nasconderli, molto probabilmente in un momento di pericolo, di fronte alla minaccia dei romani di Vespasiano che stavano per conquistare la zona».

La seconda parte del volume è dedicata proprio ai manoscritti… «Nei magazzini abbiamo ritrovato molti piccoli frammenti manoscritti inediti provenienti dai primi scavi: erano rimasti lì. Questi sono importanti non solo per le letture che propongono ma perché sono gli unici la cui origine sia certa: ci permettono di autenticare i grandi rotoli attribuiti alla grotta 11. Oltre ai nuovi testi, nel volume troviamo anche un’autorevole rivisitazione di quanto è stato studiato nei decenni passati: i dati più aggiornati ci dicono che i manoscritti appartenevano ad una sola corrente del giudaismo del I secolo. Essi ci offrono uno spaccato sul vissuto religioso al tempo di Gesù».

Gli scavi sono stati svolti da lei e da un’equipe internazionale della Facoltà di teologia di Lugano insieme alla USI. Ci può raccontare qualcosa proprio della fase degli scavi? «Uno scavo è un’avventura straordinaria e va organizzato con cura: ci vuole un progetto scientifico, poi bisogna scegliere i membri della squadra e occuparsi di tutto quanto può essere necessario sul terreno. Strumenti molto semplici come picconi, secchi, setacci insieme ad attrezzature altamente tecnologiche. Poi, quando arrivano i permessi, si parte. È un’avventura di gruppo in cui le regole sono chiare, «come in una truppa dell’esercito» mi hanno spiegato la prima volta. Ma quando si ha la fortuna di avere un gruppo di persone appassionate e generose il clima è bello e ogni scoperta diventa una festa per tutti».

In occasione della conferenza, sarà possibile effetuare una visita virtuale alle grotte di Qumran. Chi l’ha allestita? «È un frutto della collaborazione FTL – USI, in particolare con l’accademia di architettura. Si avrà la possibilità di apprezzare il deserto di Giuda, un posto incantevole, e tramite un visore entrare nella grotta 11. Ci saranno le immagini aeree registrate in occasione del documentario e saranno presenti a dare spiegazioni giovani studiosi che hanno partecipato allo scavo. Chi verrà potrà fare un’esperienza personale del mondo dei rotoli del Mar Morto».

Una visita virtuale alle grotte di Qumran

Martedì 4 febbraio, dalle ore 16 fino alle 23, presso la Facoltà di teologia di Lugano, sarà possibile compiere una visita virtuale alle grotte di Qumran tramite ricostruzioni 3D e assistere alla proiezione – in prima assoluta – del documentario «The Qumran Quest» (Sydonia Production), realizzato con la consulenza scientifica del prof. Fidanzio. Sarà inoltre possibile visionare alcuni materiali provenienti dallo scavo e una replica fedele del Rotolo di Isaia rinvenuto nella grotta 11Q di Qumran, spiegati ed illustrati dagli stessi partecipanti agli scavi. Lo stesso giorno, alle ore 20.15, presso l’auditorium dell’USI sempre a Lugano (via Buffi 13), si terrà la tavola rotonda, con la presentazione del volume: «Qumran Cave 11Q: Archaeology and New Scroll Fragments». Interverranno alcuni tra i maggiori specialisti da Gerusalemme e da altre università svizzere: Dan Bahat (ISCAB FTL), Jean-Baptiste Humbert (EBAF), Jörg Frey (UZH), David Hamidovic (UNIL), Daniela Mondini (USI) e Marcello Fidanzio (ISCAB FTL). Moderatore: Giancarlo Dillena (USI). Il giorno seguente, invece, avrà luogo la prima riunione del coordinamento degli studiosi svizzeri di Qumran.

Laura Quadri

Il prof. Marcello Fidanzio.
2 Febbraio 2020 | 16:36
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