Ticino e Grigionitaliano

13 novembre 2022: commento ai Vangeli

Calendario romano: Lc 21, 5-19

Ci avviciniamo alla fine dell’anno liturgico, che si concluderà con la Festa di Cristo Re dell’universo, domenica prossima. In questo periodo si parla di morte, di destino ultimo e necessariamente di giudizio. Ben sottolinea don Willy Volonté che un giudizio è possibile solo se chi viene giudicato è libero, come siamo noi, nonostante il peccato di origine. L’uomo è stato creato per la libertà ed è di questa che ha usato per allontanarsi dal suo Creatore, inseguito dal suo amore fino al dono totale del suo Figlio, ma sempre libero. Come sa bene chi ha i capelli lunghi, prima o poi tutti i nodi vengono al pettine. Il nodo della libertà è il più intricato: facciamo fatica a distinguere il bene e spesso ci defiliamo dalle decisioni, sospesi tra il lasciar fare a Dio e la paura di essere da Lui scavalcati nei nostri desideri profondi. La morte è il punto di non ritorno, oltre il quale sono finite le occasioni per scegliere, al massimo possiamo, secondo la dottrina cattolica, rimediare un poco ai nostri errori con un cammino di purificazione, sostenuti dalla preghiera dei vivi, fino a raggiungere la pienezza della gioia. Il giudizio però non è semplicemente lo sfogliare del codice penale di Dio, con un elenco dei peccati e relative punizioni, ma l’incontro con la ricchezza incredibile di quello che avremmo potuto essere se avessimo in vita scelto radicalmente il bene e quanto avremmo abbracciato l’amore del Padre, accogliendo il suo disegno su di noi. Come ci avverte il Vangelo, tuttavia, fare il bene significa scontrarsi con la cultura dominante, con la mentalità di un mondo che ha rifiutato l’inviato di Dio, quindi ci sono riservate persecuzioni, calunnie, odio e derisione. Essere amici di Dio nel fare il bene, ci porterà in giudizio splendenti come la luce che abbiamo accolto. È Gesù stesso a rassicurarci: non siamo soli in questa battaglia e, per restare fra nodi e capelli, il suo amore è così intimo e totale che nemmeno uno di essi cadrà senza che Lui lo sappia.

Dante Balbo per la rubrica Il Respiro spirituale di Caritas Ticino in onda su TeleTicino alle 12.20 di domenica e online su YouTube.

Calendario ambrosiano: Mt 24, 1-31

Con questa domenica inizia un nuovo anno secondo il calendario della Chiesa ambrosiana. La pagina evangelica annuncia a tinte fosche la fine del tempo e la fine del mondo. Verranno meno le opere dell’uomo a cominciare dal grandioso Tempio di Gerusalemme: «Non rimarrà pietra su pietra»! Dobbiamo lasciarci istruire da questo appello a vivere la precarietà del tempo, il nostro inesorabile andare verso la fine. Non siamo onnipotenti, non siamo padroni né del nostro vivere né del nostro morire, così come non siamo padroni di questo mondo nel quale stiamo da inquilini. Ma come vivere nell’attesa della fine?
A Luigi Gonzaga, ragazzo, chiesero come si sarebbe comportato se quello che stava vivendo fosse stato il suo ultimo giorno. Rispose: «Continuerei a giocare». Una risposta solo apparentemente ovvia. Andiamo verso la fine ma non cediamo al disfattismo, non smettiamo di giocare con i nostri figli, non smettiamo di lavorare per il futuro. Ma in verità non andiamo solo verso la fine ma, come ci ricordano le ultime parole dell’Evangelo di oggi, andiamo incontro a qualcuno che viene verso di noi, verso Colui che è il fine, il termine, il senso del nostro vivere. Pur segnati dalla precarietà i nostri giorni non sono una vicenda insensata e il nostro tempo non scandisce solo l’inesorabile andare alla fine. Il nostro orizzonte non è sinistramente fosco e catastrofico. Incominciamo a vivere una attesa, attesa di un Avvento, di una venuta.
Credo che il momento più bello di un incontro sia quando si salgono le scale, per andare ad un incontro. Iniziamo oggi il nostro Avvento, andiamo passo dopo passo, gradino dopo gradino verso il Signore che viene. È bello salire le scale perché ogni gradino ci porta più vicini alla persona che amiamo. È bello vivere questo tempo di Avvento perché giorno dopo giorno andiamo al Natale di Gesù. E potremo stringerlo tra le braccia.

Don Giuseppe Grampa

13 Novembre 2022 | 05:54
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