La collegiata di Bellinzona in un'immagine di archivio
Cristina Vonzun

Statistiche dell'adesione religiosa in Svizzera e ricerca di Dio: quattro osservazioni

Davanti ai dati relativi alla dichiarazione di appartenenza ad una religione in Svizzera relativi al 2022 e recentemente pubblicati dall’ufficio Federale di Statistica verrebbe da ripetere «non c’è più religione» espressione che in Ticino è anche un modo di dire. Infatti, per la prima volta la popolazione senza un’affiliazione religiosa ha superato gli altri gruppi attestandosi nella Confederazione ad un 34% contro il 32% dei cattolici e il 21% dei riformati. Le differenze regionali evidentemente non mancano. Infatti vi sono due cantoni, Basilea Città e Neuchâtel, dove coloro che si dichiarano «senza appartenenza religiosa» sono oltre la metà della popolazione. Mentre nel resto del Paese, il gruppo dei credenti in generale resta maggioritario. Per quanto riguarda il Ticino, i cattolici sono quasi il 60% della popolazione, seguiti dai senza affiliazione (27,5%) e dai protestanti (7,4%).  Nelle fasce più giovani, tuttavia, i dati sono diversi: sotto i 44 anni, quasi il 40% della popolazione non è credente, mentre i cattolici sono pari al 47%. 

Interessanti i commenti del prof. Krienke della Facoltà di teologia sul Corriere del Ticino di sabato 27 gennaio 2023 e quello di don Emanuele di Marco e dello stesso Krienke su Ticinonews e nel caso di Krienke anche nel Corriere del Ticino. Qui alcune mie considerazioni, in forma di blog personale.

Questione economica a Nord delle Alpi

Il primo è una constatazione: le città e i Cantoni dove si registrano un calo di adesioni alle Chiese cattolica e protestante sono realtà molto urbanizzate dove un peso lo ha giocato in passato – e lo gioca oggi sicuramente di più, stante la crisi economica – la possibilità di «risparmiare» sull’imposta di culto, rinunciando a identificarsi formalmente con una confessione. Nella Svizzera dove «aumentano i poveri», Caritas Svizzera ha lanciato a fine 2023 l’allarme riguardo al potere di acquisto delle famiglie elvetiche (vedi sotto). Certo, questo aspetto gioca laddove lo scollamento con la comunità cristiana é probabilmente già in atto da tempo. Ma gioca un ruolo e un peso nei Cantoni dove l’imposta di culto è obbligatoria, salvo rinunciare formalmente ad essere membri di una Chiesa sostenuta da tale imposta.

L’importanza del Sacro tra coloro che si dichiarano «senza religione»

Un secondo elemento su cui riflettere è l’importanza data al Sacro proprio tra coloro che dichiarano di non aderire ad una religione e che emerge quando c’è il confronto con le difficoltà della vita, la malattia, la morte. Tra costoro infatti, (il 34% di coloro che si definiscono senza religione, un 28% reputa importante il ruolo della spiritualità e della religione nei momenti difficili della vita e un 22% in caso di malattia. Questo aspetto che messaggio manda alle Chiese? Qual è da parte della Chiesa il tipo di presenza e di parola offerte a chi vive queste situazioni, dal malato ai parenti, fino a coloro che hanno sofferto un lutto? Non è qui che la cosidetta «pastorale» dovrebbe investire in formazione anche di laici? Perchè queste situazioni, prima o poi sono di tutti. Certo, ci sono i tessuti comunitari per chi fa parte di un gruppo, di un’associazione… ma qui stiamo parlando di persone lontane dall’Istituzione ma sensibili dal punto di vista religioso. Qui si apre un campo di riflessione. Il Ticino non è toccato dall’uscita formale dei fedeli in modo così evidente come nei cantoni cittadini del Nord della Alpi anche perché a Sud non c’é una obbligatorietà di imposta di culto. L’uscita é quindi anche «informale», visibile nei capelli grigi dei partecipanti alle messe domenicali.

Quale spiritualità per il nostro tempo?

Qui arriviamo al terzo punto: quale spiritualità per questo tempo, dove comunque «la spiritualità» è cercata e regge? La domanda è riecheggiata in una Rete pastorale del Ticino prima di Natale. Un argomento buttato lì, che immediatamente non ha trovato una eco nei partecipanti, ma una questione seria su cui occorre riflettere, magari osando anche confrontarsi e pensare il nuovo, che non deve sempre e per forza, essere subito legato a portare la gente in Chiesa. Inventare percorsi di riavvicinamento alla dimensione spirituale della vita è il ponte verso la Chiesa.

La teologia chiamata ad accompagnare la pastorale

Ultimo punto riguarda la teologia e il lavoro sinodale che il Papa ha avviato in questo ultimo decennio. Lapidaria fu la nota consapevolezza del cardinale Martini: la Chiesa è indietro di 200 anni. Nei giorni scorsi intervistando padre Giacomo Costa, segretario speciale del Sinodo siamo venuti sul punto del rapporto tra teologia e pastorale. Certo, il Papa «corre» con le indicazioni pastorali e la teologia, con le varie commissioni che il Sinodo ha organizzato, sta lavorando su un binario parallelo, spiega Costa.

Saluto il correre papale come necessario perchè c’è una pastorale che deve rispondere alla storia e alla cultura di oggi e alle domande pratiche della gente, di quella che forse se ne è già andata ma anche di coloro che non capiscono cosa capita. C’è quindi anche una teologia in gioco che mi pare auspicabile su certi temi proceda insieme alle riforme pastorali, in modo sinodale. La gente si pone domande, i provvedimenti pastorali sono trainanti, ma il lavoro teologico resta indispensabile per chiarire, fondare, assicurare il passo di chi cammina. I casi della recente cronaca intraecclesiale come il documento sulle benedizioni dimostrano che i due binari devono assolutamente essere paralleli, come sta avvenendo tra Sinodo e commissioni teologiche. Se questo discorso in parallelo salta, o la teologia resta ferma, automaticamente la gente rischia di provare confusione.

Leggi anche: Cala il potere di acquisto delle famiglie svizzere: l’allarme di Caritas Svizzera

Leggi anche: le statistiche dell’Ufficio federale di statistica sull’adesione formale alle religioni in Svizzera

Leggi anche: i commenti di Markus Krienke e Emanuele Di Marco alle statistiche

Leggi anche: Intervista a padre Giacomo Costra, segretario speciale dell’assemblea del Sinodo dei vescovi

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30 Gennaio 2024 | 10:10
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