India, padre Swamy è morto dopo nove mesi di carcere

Padre Stan Swamy, gesuita indiano di 84 anni, è morto a Mumbai dopo nove mesi di carcere. Il religioso era stato arrestato a ottobre 2020 con la presunta accusa di terrorismo. Padre Swamy in realtà difendeva i diritti delle popolazioni tribali e di altri gruppi sociali emarginati.

Nonostante l’età avanzata, padre Swamy era stato rinchiuso nel carcere di Taloja. Qui il suo corpo si è via via indebolito fino a quando, nello scorso mese di maggio, il gesuita ha contratto il Coronavirus. Inizialmente padre Swamy aveva rifiutato il ricovero, chiedendo di essere liberato su cauzione. Il trasferimento in un ospedale di Mumbai è poi avvenuto, con l’immediato spostamento di padre Swamy in un reparto di terapia intensiva. Ma circa un mese più tardi, il religioso è spirato.

L’agenzia AsiaNews riporta il comunicato diffuso dal provinciale del gesuiti dell’India, p. Stanislaus D’Souza. «Con un senso di profondo dolore, angoscia e speranza – scrive – abbiamo abbandonato p. Stan Swamy all’eterno riposo con l’autore della vita che gli aveva affidato la missione di lavorare tra i tribali, i dalit (i fuori casta ndr) e le altre comunità emarginate affinché i poveri avessero la vita e l’avessero in abbondanza. La Società di Gesù – continua padre D’Souza – si impegna in questo momento a portare avanti l’eredità di p. Stan, nella sua missione di giustizia e riconciliazione. I dettagli sul funerale saranno resi noti presto».

Padre Swamy era stato arrestato insieme ad altri 15 attivisti: l’accusa rivolta dalle attività era di aver mantenuto contatti con ambienti della guerriglia maoista. AsiaNews riporta che «P. Swamy ha sempre negato queste accuse, sostenendo che alcuni documenti siano stati inseriti come false accuse nei suoi confronti nei computer a lui sequestrati».

5 Luglio 2021 | 14:54
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