Conferenza Svizzera-Ucraina a Lugano: l'appello delle ONG svizzere

Mancano meno di tre settimane all’Ukraine Recovery Conference (URC2022) – Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina – che si terrà a Lugano dal 4 al 5 luglio prossimi. All’evento sono attesi i rappresentanti di alto livello di circa 40 Paesi e 20 organizzazioni internazionali, tra cui, come annunciato nei giorni scorsi, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Si tratta di uno dei primi colloqui internazionali che metterà esplicitamente a tema la necessità di ricostruire il Paese, sebbene la guerra sia ancora in corso. Concretamente, al centro dei dibattiti vi saranno il piano di ricostruzione e di sviluppo dell’Ucraina e i contributi apportati dai partner internazionali. L’ordine del giorno prevederà, in particolare, uno scambio sulle priorità, i metodi e i principi della ricostruzione e sulla configurazione che essa assumerà nei settori delle infrastrutture, dell’economia, dell’ambiente e della socialità. Come affermato da Ignazio Cassis, Presidente della Confederazione, presentando l’iniziativa, «non bisogna farsi illusioni: le sfide legate alla ricostruzione sono enormi, come mostrano le terribili immagini provenienti dalle zone di guerra».

Sull’ordine del giorno e su questi temi, si è espressa di recente anche Piattaforma delle ONG svizzere per i diritti umani – associazione mantello che riunisce circa 90 organizzazioni non governative, tra cui diverse organizzazioni di ispirazione cristiana – che ha inviato una Lettera aperta al Consiglio federale formulando alcuni chiari auspici in vista dell’evento.

Civili e governo insieme per la ricostruzione

Il primo è che si tenga conto anche della società civile, accanto ai governi e alla Comunità internazionale, nella ricostruzione dell’Ucraina. «La discussione sulla guerra e la ricostruzione in Ucraina non può essere condotta solo dai governi, a porte chiuse. È necessaria la partecipazione attiva delle organizzazioni della società civile», ha affermato Matthias Hui, co-coordinatore della Piattaforma. «Solo ascoltando le voci delle popolazioni direttamente colpite e rispettando i loro diritti fondamentali è possibile sviluppare una prospettiva di ricostruzione sostenibile».

La Lettera evidenzia inoltre una serie di altri argomenti particolarmente rilevanti. Le ONG svizzere chiedono che per l’occasione si torni a discutere in modo specifico di diritti umani, inserendo nell’ordine del giorno una riflessione specifica sul tema. Infatti, «mentre gli armamenti possono dare un senso di sicurezza a breve termine, una politica di sicurezza a lungo termine si basa sull’attuazione coerente e universale dei diritti umani, sulla riduzione della povertà, sulla lotta al cambiamento climatico e sulla conservazione e protezione delle risorse naturali».

Infine, tra le richieste avanzate dalle ONG, c’è quella relativa alle indagini sui crimini di guerra: qui gli Stati dovrebbero «intensificare i propri sforzi e fare di questo obiettivo una priorità», si legge nel comunicato stampa. «Se non verrà fatta chiarezza sui crimini di guerra e se non sarà fatta giustizia per le vittime, non ci saranno prospettive per la pace e la stabilità», ha affermato Alexandra Karle, direttrice di Amnesty International Svizzera. «Le prove vanno raccolte ora, e vanno messe in sicurezza. I responsabili dei crimini devono essere chiamati a risponderne nell’ambito di processi equi».

Voceevangelica/admin.ch/red

17 Giugno 2022 | 15:26
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